I family office italiani sono una piccola galassia in movimento, molto eterogenea per dimensione, competenze, forma giuridica e modelli di servizio dei soggetti che la compongono. “Noi siamo una società d’intermediazione mobiliare, una vera e propria azienda, supervisionata dalle autorità di vigilanza. E siamo indipendenti”, mette subito in chiaro Ilaria Mori, socio fondatore e chief investment officer di Scouting sim Family Advisors, la costola di family office di Scouting Capital & Family Advisors, fresca di rebranding.
La scelta della sim
La scelta della sim come struttura portante non è banale, visti gli onerosi adempimenti richiesti dal regolatore. “Gli oneri normativi sono quasi assimilabili a quelli di una banca, ma per noi assumere questa forma giuridica è stata una decisione strategica, che ha plasmato la forma mentis delle persone che lavorano in questa azienda e guida i nostri processi e le nostre attività”, annota Carlo Manzato, ex Credit Suisse e Unicredit, oggi managing director di Scouting sim Family Advisors.
“La sim è la forma più tutelante per i clienti. Non è un caso se alcune famiglie imprenditoriali, in fase di due diligence, tendono ad escludere i soggetti non direttamente vigilati da Consob (leggi) e Banca d’Italia”, argomenta Mori. Il cuore dell’attività di Scouting sim Family Advisors è nella finanza, con una particolare attenzione ai mercati privati: “le famiglie che sono con noi da molto tempo hanno un’esposizione ai private market che può arrivare anche sopra un terzo del loro patrimonio: ovviamente parliamo di attività che richiedono una particolare cura e un percorso d’investimento ben strutturato, costruito a quattro mani con la famiglia”, dice la cio.
“Ci piace considerarci architetti del patrimonio della famiglia imprenditoriale: proprio come gli architetti, dobbiamo sapere usare due linguaggi, due registri comunicativi molto diversi: quello tecnico, dei professionisti con cui ci relazioniamo, e quello delle famiglie, che deve essere orientato a spiegare quali soluzioni sono più efficaci per rispondere ai loro bisogni”, rileva Manzato.
Dove opera Scouting sim
Oggi i clienti della sim sono oltre 20 nuclei, ciascuno con asset finanziari minimi di 50 milioni di euro, per un totale di quasi due miliardi di asset in supervisione, dichiara la società. La holding nata nel 2001 conta oggi 6 partner (oltre a Ilaria Mori, Rinaldo Sassi, ceo, Filippo Bratta, Davide Milano, Marco Musiani e Giuseppe Mario Sartorio) e oltre 50 professionisti, in larga parte provenienti da blasonate banche d’investimento nazionali e internazionali, ed è presente in quattro centri: Milano, Parma, Bologna e Torino.
“Stiamo guardando anche ad altre aree particolarmente interessanti, a cominciare dal Veneto. Siamo convinti che essere vicini ai nostri imprenditori sia un elemento distintivo per esprimere il nostro approccio: be local, think global. Essere sul territorio, a contatto con le famiglie, e, al contempo, dare accesso a investimenti e opportunità di crescita in tutto il mondo”.
Le tre aree di attività di Scouting sim
Il gruppo, tramite le sue società, è attivo su tre ambiti: il family office, tramite Scouting sim Family Advisors, il Corporate Finance, con Scouting Capital Advisors – focus su transazioni M&A nazionali e crossborder – e i Club deal, attraverso Scouting Club Investments, una nuova piattaforma di equity investment, sviluppata anche grazie all’ingresso della managing director Chiara Venezia: la società organizza investimenti sindacati nel capitale di imprese non quotate in Italia e all’estero. “Strutturiamo Club Deal esclusivi, mettendo a disposizione delle grandi famiglie imprenditoriali singoli fondi di investimento alternativo dedicati a distinti target d’impresa.
Inoltre, ed è un nostro tratto distintivo, siamo coinvestor di ogni singolo deal, per testimoniare un pieno e perfetto allineamento d’interessi con le famiglie nostre clienti”, puntualizza la partner del gruppo. “Le tre anime lavorano in piena sinergia: il fatto di avere sotto lo stesso tetto tre “verticali” diversi, ciascuno con i suoi specialisti, favorisce la diffusione di una cultura interdisciplinare in azienda e il trasferimento di competenze di alto livello alle figure più junior, che continueranno ad affiancare la famiglia, lungo il percorso tra le generazioni”, osserva Manzato.
Il Family office di Scouting
Ogni famiglia è supportata da un team di almeno quattro persone, che si relaziona con gli altri professionisti a cui si affida il cliente. “Se dovessero mancare dei tasselli, possiamo mettere la famiglia in contatto con i professionisti top del settore, perché siamo in grado di mappare tutto il mercato”, rileva il manager.
Torna la metafora dell’architetto: “Qui è fondamentale la capacità di gestire e coordinare una squadra, che si compone di banche, avvocati, commercialisti, notai, fiduciarie: soggetti con cui lavoriamo a quattro mani per affrontare le tematiche di governance dell’azienda e della famiglia, pianificazione del passaggio generazionale, gestione dei conflitti tra i membri del nucleo”. Poi c’è la tecnologia: “di Warren Buffet ce n’è uno – chiosa Mori – Tutti gli altri devono fare analisi, basando le proprie decisioni su dati accurati e tempestivi. Per centrare questo risultato servono strumenti sofisticati”.
La partnership con Landytech
Per questa ragione Scouting sim Family Advisors ha stretto una partnership strategica con Landytech, fornitore internazionale di servizi avanzati di aggregazione e analisi, proprietario di Sesame, una piattaforma di gestione dei dati, analisi e reportistica dedicata agli investimenti. “Abbiamo scelto di dare vita a questa alleanza anche per favorire lo sviluppo di una comunità internazionale di family office, attiva in varie parti del mondo: una piattaforma che ci aiuti a mettere a fattore comune le risorse, i deal flow e le opportunità d’investimento, ma anche e soprattutto condividere esperienze, best practices: rispetto ad anni fa, le famiglie sono molto più propense a comunicare, condividere, contaminarsi e fare networking”, sottolinea la cio.
Interpretare il family office in questo modo richiede, ça va sans dire, forti investimenti: soprattutto in competenze e software. “Servono le spalle larghe: sotto la soglia del billion, in termini di masse, c’è poco spazio: andiamo verso una razionalizzazione dell’industria, un consolidamento del settore. Questo, in buona sostanza, vuol dire che molti operatori cambieranno pelle e saranno costretti ad aggregarsi”, conclude.