- Nell’ultimo anno 53 ultra-ricchi hanno ereditato un totale di 150,8 miliardi di dollari, superando i 140,7 miliardi di dollari degli 84 nuovi miliardari self-made
- Capone: “Ubs guarda al cliente in tutte le sue dimensioni: la famiglia, l’azienda, il patrimonio, i progetti personali, l’interesse per le comunità e la spinta filantropica”
Nei prossimi 20 anni, secondo l’ultimo Ubs billionaire ambitions report, oltre mille miliardari dovranno trasferire ai propri figli e figlie una cifra che si aggira sui 5.200 miliardi di dollari. Un passaggio di testimone epocale che, in realtà, è già in atto. “Ormai la ricchezza è più tramandata che creata”, racconta a We Wealth Domenico Capone, head of wealth management uhnw Italy di Ubs Europe Se. “Nell’ultimo anno in 53 hanno ereditato un totale di 150,8 miliardi di dollari, superando i 140,7 miliardi di dollari degli 84 nuovi miliardari self-made”, spiega infatti l’esperto. E in Italia, dove le aziende di famiglia sono responsabili per il 68% del prodotto interno lordo, la questione ereditaria è più urgente che altrove: l’età media dei 56 miliardari italiani è di 67 anni e nei prossimi 20-30 anni cambierà proprietario una fortuna che viene stimata nell’ordine dei 23,1 miliardi.
“Questa è una grande opportunità e al contempo una grande sfida per il wealth management”, osserva Capone. Il trasferimento di ricchezza determinerebbe di fatto un aumento della domanda di servizi a valore aggiunto di tipo finanziario e non e, di conseguenza, un’opportunità di maggiore dinamismo di mercato e di riposizionamento competitivo dei player. In tal senso, Ubs “guarda al cliente in tutte le sue dimensioni: la famiglia, l’azienda, il patrimonio, i progetti personali, l’interesse per le comunità e la spinta filantropica”, dice Capone. E lo fa sia coinvolgendo le generazioni successive con programmi volti a formarle e prepararle a ricevere la ricchezza, sia mettendo a disposizione dei clienti più sofisticati team di lavoro “One bank” per affiancare alle competenze di wealth management quelle di investment banking e asset management del gruppo.
Come e dove investono i miliardari
Ma come investono gli ultra-ricchi? Stando al Global family office report 2024 di Ubs, i portafogli dei miliardari si sono spostati verso allocazioni più bilanciate, con il peso verso il reddito fisso dei mercati sviluppati che è il più alto registrato negli ultimi cinque anni. “Questo cambiamento riflette l’aumento dei rendimenti obbligazionari ed è coerente con quanto Ubs aveva previsto lo scorso anno”, dichiara Capone. Da un punto di vista geografico, il 50% è allocato in Nord America, il 27% in Europa occidentale e il 17% in Asia-Pacifico e nella Grande Cina. In prospettiva, oltre un terzo dei grandi investitori intende aumentare le allocazioni in Nord America (+38%) e in Asia Pacifico (+35%, esclusa la Grande Cina) nel prossimo quinquennio. “È inoltre aumentata la fiducia nella gestione attiva come strumento di diversificazione dei portafogli, in un contesto di rapidi cambiamenti tecnologici, aspettative di tassi mutevoli, crescita disomogenea e maggiore dispersione dei rendimenti”, spiega l’esperto.
Come cambia il modello di consulenza
Da un punto di vista tematico, l’intelligenza artificiale generativa è il tema d’investimento più popolare, con oltre tre quarti (78%) dei family office che vi investiranno nei prossimi due o tre anni. Quanto ai timori delle grandi famiglie, nel medio termine il conflitto geopolitico rimane la preoccupazione principale (62%) ma quasi la metà dei family office è preoccupata anche per il cambiamento climatico e per una possibile crisi del debito nei paesi occidentali. “I clienti ultra high net worth individual sono clienti evoluti, sofisticati, diversificati e hanno bisogno di una consulenza che esprima questi stessi valori e sia estremamente personalizzata, pronta a cogliere le opportunità e i temi di interesse del mercato”, osserva Capone. “Cercano inoltre opportunità di collaborazione e contaminazione con altri clienti basati in tutto il mondo: offrire occasioni di contatto e networking è un fattore distintivo che Ubs può permettersi grazie alla propria presenza realmente globale e al contatto diretto con le principali aziende di tutto il mondo coperte dalla nostra ricerca”, conclude.