La notizia è di cronaca recente: Jaden Leves, ragazza australiana di Sydney, un giorno trova nella sua camera da letto un grosso ragno. All’inizio è così tanto impaurita che non riesce nemmeno a scacciare via l’animale. Poi, osservando che l’aracnide se ne sta per i fatti suoi, decide di lasciarlo lì dov’è. Giorno dopo giorno se ne affeziona, finché gli dà anche un nome – Larry – e lo adotta a tutti gli effetti come animale domestico.
Larry oggi è una star di TikTok. Le sue storie hanno raggiunto oltre 730mila visualizzazioni e 40mila like.
Cosa ci insegna questa storia?
Che a volte le nostre credenze possono essere un limite alla nostra creatività. E al nostro modo di vivere nel mondo.
In psicologia, infatti, si parla di credenze limitanti per indicare tutte quelle convinzioni che si hanno su se stessi, gli altri e l’ambiente circostante. Le credenze limitanti impediscono di esprimere tutto il nostro potenziale e hanno effetti negativi sugli obiettivi che desideriamo raggiungere.
La maggior parte delle persone, alla visione del ragno, se ne sarebbe spaventata e lo avrebbe cacciato di casa. Jaden invece, nonostante il timore iniziale, non si è lasciata condizionare da quel sentimento e ha dato tempo al tempo. Vivendo l’animale da vicino, ha quindi rimesso in dubbio la sua visione (in psicologia si parla di pensiero laterale) e si è data una possibilità: “E se quest’animale avesse solo bisogno di una casa dove vivere?”. E da qui la decisione: lo ha adottato. E anziché averne paura, se ne è affezionata.
La storia è piena di convinzioni limitanti
Una delle più popolari era quella che agli inizi del 1800 vide molti medici e luminari affermare che il cuore umano avesse dei limiti e che l’infarto non fosse altro che l’esplosione del cuore al momento di andare oltre le sue possibilità. Nello spiegare il concetto, un luminare fece esattamente questo esempio: «Se un uomo arrivasse a correre il miglio al di sotto dei quattro minuti, uno sforzo tale sarebbe in grado di fare esplodere il cuore all’interno della cassa toracica».
Quella convinzione era sopravvissuta per oltre un secolo e – difatti – nessun atleta aveva mai corso tanto veloce.
Finché il 6 maggio del 1954, all’Ifflet Road Athletic Ground di Oxford, l’inglese Roger Bannister fermò il cronometro a 3’59”4. Ai giornalisti disse: “La sera prima mi frullò nella testa la convinzione che avrei potuto farcela. Ho alleggerito i chiodi delle scarpe e mi sono addormentato con questo pensiero in testa”.
Ma ciò che accade poco dopo fu ancora più incredibile. Appena un mese più tardi, un altro atleta riuscì ad abbattere il muro dei 4 minuti. E l’anno successivo, decine e decine di atleti fecero altrettanto. Bannister non abbattette solo il record, ma una convinzione limitante che durava oltre un secolo.
Cosa ci insegna questo, nelle nostre vite?
Che sia al lavoro, nelle nostre relazioni sociali o in famiglia, cambiare prospettiva ci aiuta a trovare soluzioni laddove apparentemente vediamo inizialmente un ostacolo, piccolo o grande che sia.
Per abbattere le nostre credenze limitanti serve innanzitutto uscire dalla nostra zona di comfort.
In psicologia la zona di comfort è quella condizione mentale – una sorta di confine autoimposto – in cui si prova un senso di familiarità e protezione, nel pieno controllo di chi siamo e di cosa stiamo facendo, perché fondamentalmente ciò è a noi conosciuto e non produce ansia o stress.
Mantenersi entro i confini di ciò che è sicuro e conosciuto può essere davvero un limite se ragioniamo in termini di prestazioni e obiettivi da raggiungere. Finché restiamo fermi nelle nostre convinzioni e facciamo quello che abbiamo sempre fatto, le nostre prestazioni tenderanno sempre più ad appiattirsi.
Come possiamo uscire dalla zona di comfort e abbattere le nostre credenze limitanti?
1) Informarsi
La paura dell’ignoto può essere superata facendo molte ricerche e traendo la massima informazione su un dato elemento che ci rende insicuri. È sempre utile trovare esempi di persone che sono già riuscite a fare quello che vogliamo fare noi. Diventano modelli da seguire, fonte di ispirazione e aumentano la nostra convinzione nella possibilità di successo.
2) Sperimentare, poco per volta
Non serve rivoluzionare completamente il proprio modo di agire. Anzi, uscire troppo dalla nostra comfort zone può portare l’effetto opposto: quello di entrare nella panic zone. Il segreto è fare un passo per volta, sperimentando piccole nuove possibilità. Se il processo di lavoro è composto di diversi passaggi, si può provare a modificare un solo passaggio e vedere cosa succede.
3) Accettare l’insicurezza
All’inizio, ogni nuova situazione crea disagio, proprio perché non ne siamo abituati. Occorre accettare il fatto che per i primi tempi ci sentiremo scomodi, inadeguati, insicuri o disorientati. La scomodità è una condizione inevitabile per allargare la propria comfort zone e sperimentare nuovi modi di vedere il mondo. Quello che oggi ci mette a disagio, domani riusciremo a gestirlo in modo tranquillo e padroni della situazione.
Conclusioni
Per concludere. Se tutti gli uomini avessero sempre creduto alla loro credenze limitanti e non le avessero mai messe in discussione uscendo dalla loro zona di comfort, probabilmente Steve Jobs non avrebbe inventato un display touchscreen, in Arabia Saudita non estrarrebbero acqua dal deserto e l’uomo non sarebbe sbarcato sulla Luna.
E se qualcuno ancora non crede alla storia di Apollo 11, beh, forse è una sua credenza limitante!
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