- Nell’ultimo decennio chi non ha investito ha visto ridursi del 15% il potere d’acquisto del proprio patrimonio. Se liquidità e depositi fossero stati tutti investiti, si sarebbero generati ulteriori 190 miliardi di euro, proteggendo i risparmi dall’inflazione
- Doris (Assoreti): “In Italia, le reti sono capaci di coinvolgere grandi quantità di risparmio ponendosi ai vertici europei, grazie a un modello che integra innovazione, digitalizzazione e formazione avanzata”
L’inflazione erode il valore reale dei risparmi sul lungo periodo. I numeri parlano chiaro: nell’ultimo decennio chi non ha investito ha visto ridursi del 15% il potere d’acquisto del proprio patrimonio. Al contrario, se liquidità e depositi delle famiglie italiane al 2013 (1.200 miliardi di euro) fossero stati tutti investiti tramite le reti di consulenza finanziaria si sarebbero generati ulteriori 190
miliardi di euro. Sono solo alcuni dei risultati di un nuovo studio dal titolo La consulenza finanziaria, motore per la valorizzazione del risparmio e la crescita economica dell’Italia condotto da Teha in collaborazione con Assoreti e presentato oggi a Cernobbio. Un’occasione per fare il punto sull’evoluzione del ruolo dei banker, in un contesto in cui le attuali dinamiche socioeconomiche condurranno tra l’altro nei prossimi anni al più grande passaggio generazionale di ricchezza.
Quanti si affidano a un consulente? Italia al top
L’Italia si colloca al primo posto in Unione europea per numero di persone che si affidano ai consulenti finanziari per prendere decisioni sulla gestione delle finanze personali. Come evidenziato nel grafico sottostante, il 57% degli italiani trova nei banker la principale fonte di informazione, a fronte del 51% degli spagnoli, del 49% dei francesi e del 42% dei tedeschi. Parallelamente, il 30% preferisce rivolgersi ad amici e conoscenti, mentre il 3% attinge ai social media.

Fonte: elaborazione TEHA Group su dati Eurobarometer, 2025
Raccolta della consulenza finanziaria in crescita
In effetti, la raccolta media annua della consulenza finanziaria in Italia risulta in aumento: negli ultimi cinque anni si calcolano circa 50 miliardi di euro totali, un valore tre volte superiore al 2013. A crescere nello stesso periodo è anche il patrimonio gestito, più precisamente del +110% in 10 anni. Il tutto mentre l’Italia si impoveriva progressivamente rispetto ai “cugini” europei: nell’ultimo trentennio il nostro prodotto interno lordo è salito del 28%, contro una media Ue del +70%.
Se poi si guarda al dato sugli stipendi la situazione non migliora, anzi, i salari sono più bassi rispetto ai livelli di 20 anni fa. Un contesto in cui la valorizzazione del risparmio diventa una leva chiave per favorire consumi e investimenti e, in definitiva, sostenere la crescita. Senza dimenticare che, come anticipato in apertura, nei prossimi 20 anni ci si attende una progressiva diminuzione e un progressivo invecchiamento della popolazione italiana. Due fenomeni che si stima condurranno a un trasferimento di ricchezza epocale per un valore di circa 3mila miliardi di euro, ovvero circa 1,5 volte il Pil del paese.
L’evoluzione della consulenza finanziaria
Per fronteggiare queste evoluzioni, oggi è in corso un’evoluzione strutturale dell’industria “verso un modello di team specializzati nella consulenza patrimoniale a 360°, che abbraccia l’intera sfera patrimoniale e personale del cliente, dalla pianificazione previdenziale alla gestione immobiliare”, si legge nella ricerca. Se negli anni ’90 i promotori finanziari erano focalizzati sulla vendita dei prodotti, con un approccio prevalentemente commerciale, verso la fine del decennio e i primi anni 2000 tale figura si è evoluta verso una gestione attiva del risparmio, con un focus sulla costruzione e sull’ottimizzazione dei portafogli in base agli obiettivi finanziari dei clienti e delle clienti. Poi, il ruolo si è ulteriormente ampliato includendo una visione integrata del patrimonio dei risparmiatori, al fine di offrire strategie personalizzate a lungo termine.
Consulenti under 30: triplicati in 5 anni
Fino ad arrivare alla situazione attuale: il consulente, in team multidisciplinari specializzati strutturati per fornire soluzioni su misura, diventa un punto di riferimento per tutti i progetti di vita del cliente, spiegano i ricercatori. La tendenza è verso un approccio olistico che abbraccia l’intera sfera patrimoniale e personale del cliente, a partire dalla pianificazione previdenziale. Tale cambiamento risulta tra l’altro evidente dai numeri: la quota di consulenti con un’età inferiore ai 30 anni è quasi triplicata negli ultimi cinque anni, mentre i clienti under 45 sono aumentati del 17,6% dal 2020, arrivando a rappresentare oggi circa il 30% del totale.

Fonte: elaborazione TEHA Group su Finer Finance Explorer e fonti varie, 2025
“In un contesto segnato dall’erosione del potere d’acquisto della liquidità inattiva, la consulenza finanziaria si conferma un elemento chiave per la tutela e la valorizzazione del risparmio delle famiglie italiane”, commenta Massimo Doris, presidente di Assoreti. “In Italia, le reti sono capaci di coinvolgere grandi quantità di risparmio ponendosi ai vertici europei, grazie a un modello che integra innovazione, digitalizzazione e formazione avanzata. In un’Europa orientata alla mobilitazione del capitale privato per sostenere la crescita, l’esperienza italiana dimostra come un sistema basato su competenza e affidabilità possa svolgere un ruolo di primo piano, creando valore nel lungo periodo e supportando la competitività del Paese”, conclude Doris.