I mercati possono salire o scendere: su questo non ci sono certezze. Ma chi ha investito in fondi una sicurezza ce l’ha: pagherà dei costi di gestione a prescindere dall’andamento dei mercati. Spesso, però, l’entità assoluta di questi esborsi si può conoscere solo entro aprile di ogni anno, quando arriva — tipicamente in una casella dell’home banking — il Rendiconto Costi e Oneri, obbligatorio per effetto della direttiva MiFID. La buona notizia? Nel momento in cui leggerete questo articolo, avrete già ricevuto il rendiconto, in forma cartacea o più probabilmente telematica: e ci sono buone ragioni per leggerlo.
Non che gli intermediari finanziari impazziscano all’idea di mostrare gli oneri del servizio, che di norma includono anche le commissioni percepite dal consulente finanziario. Questo, in passato, si è tradotto in comunicazioni tardive o poco evidenti all’interno dell’home banking: il minimo sindacale per rispettare la normativa.
Oggi, come mostra un sondaggio condotto da Moneyfarm su 2.028 investitori — di cui 858 clienti dei servizi Moneyfarm — oltre un terzo degli intervistati non conosce il Rendiconto Costi e Oneri o ne ha una conoscenza limitata.
Rispetto alla medesima rilevazione condotta lo scorso anno dalla stessa Moneyfarm, si registra comunque un miglioramento: allora a non conoscere bene il rendiconto era il 48% del campione.
Oggi quasi il 60% degli investitori ammette di aver fatto fatica a reperire il documento, di non sapere dove trovarlo o di non averlo mai ricevuto. Inoltre, quasi il 74% di coloro che dichiarano di conoscere e aver ricevuto il documento non ne ha mai discusso con il proprio consulente e più della metà afferma di non aver mai ricevuto una notifica proattiva nell’area riservata dell’home banking.
“Nella nostra esperienza di consulenti finanziari indipendenti,” dice a We Wealth il cofondatore di Consultique, Luca Mainò, “possiamo confermare che la consapevolezza degli investitori è aumentata negli ultimi anni, seppur con ritmi ancora lenti. L’introduzione del rendiconto MiFID ha rappresentato un importante passo avanti in termini di trasparenza, ma il grado di comprensione da parte dei clienti rimane eterogeneo. Molti investitori, anche se ricevono il documento, non riescono a interpretarlo correttamente senza un supporto professionale. Il lavoro di educazione finanziaria e di accompagnamento alla lettura del rendiconto rimane pertanto fondamentale per tradurre le informazioni in una reale consapevolezza dei costi e delle dinamiche che impattano sui propri investimenti”.
Ma le banche hanno migliorato nel tempo l’accessibilità del documento?
“I miglioramenti sono stati marginali. In molti casi il rendiconto viene caricato all’interno dell’home banking senza alcuna notifica o comunicazione al cliente, rendendone di fatto non immediato il reperimento,” prosegue Mainò.
“Dal punto di vista della leggibilità, invece, alcuni passi avanti sono stati compiuti, soprattutto su impulso della normativa europea, che richiede rappresentazioni più standardizzate e complete”.
Anche se il cliente si imbatte nel documento, capirlo non è esattamente una passeggiata. “L’uso di terminologie tecniche e la complessità dei dati aggregati continuano a rappresentare ostacoli significativi per l’investitore medio”, sottolinea Mainò. “In assenza di una guida esperta, la piena comprensione del documento rimane difficile”. I dati del sondaggio lo confermano: solo il 38% degli intervistati ritiene che il rendiconto sia chiaro ed esaustivo.
E a proposito della percezione dei costi: “Molti investitori non collegano infatti direttamente le commissioni pagate al servizio di consulenza ricevuto, ritenendolo gratuito”, osserva Mainò, auspicando “un ulteriore miglioramento nella struttura del rendiconto, ad esempio separando chiaramente la voce ‘costi per consulenza’ da quella ‘costi di prodotto’ e rendendo ancora più evidente l’impatto che tali oneri hanno sulla redditività netta dell’investimento”.
Tuttavia, secondo Mainò, il risparmiatore dovrebbe comunque prendere in mano il rendiconto e andare alla ricerca di alcune informazioni fondamentali. Eccole per punti:
- Misurare i costi reali: verificare quanto si sta pagando, sia in valore assoluto sia in percentuale sul patrimonio medio investito.
- Valutare l’efficienza degli investimenti: confrontare i costi sostenuti con i rendimenti ottenuti, considerando che un rendimento lordo elevato può essere fortemente penalizzato da costi non immediatamente percepiti.
- Conoscere eventuali conflitti di interesse: individuare retrocessioni o commissioni pagate a favore della banca o dell’intermediario che ha collocato i prodotti.
- Individuare aree di miglioramento: capire se esistono alternative di investimento meno costose e più efficienti.
- Prendere decisioni più consapevoli: essere in grado di negoziare condizioni migliori o valutare il passaggio a forme di consulenza indipendente.