Il 7 giugno, la Confederazione dei direttori e direttrici cantonali delle finanze ha reso noti i dati relativi ai soggetti residenti in Svizzera che beneficiano del regime speciale di tassazione basato sul dispendio. Tale regime prevede in particolare l’esclusione da tassazione dei redditi di fonte estera, cioè non svizzera. Il dato mostra un trend ben delineato. Si è passati dal picco di 5.634 globalisti nel 2012 a 4.557 nel 2018. L’aumentare del costo dovuto alla riforma introdotta a partire dal 2016 ha fatto diminuire il numero delle persone ammesse al regime fiscale da una parte e fatto aumentare il gettito dall’altra.
La conseguenza era inevitabile in quanto la riforma lo ha reso più caro. È ipotizzabile che una parte dei beneficiari sia passata al regime ordinario e un’altra abbia trasferito la residenza all’estero. Tuttavia, il flusso di nuovi richiedenti il regime è continuato, sebbene non in misura tale da compensare i flussi in uscita. Il numero probabilmente tenderà ad assestarsi a partire dal 2021, quando il regime transitorio garantito a chi ne beneficiava da prima del 2016 terminerà (cosiddetto grandfather clause). In quell’anno ci sarà ancora qualche soggetto che preferirà abbandonare il regime speciale sulla base di calcoli di convenienza.
Come accennato, la riforma aveva introdotto una serie di misure che ne limitano l’accesso e al contempo ne aumenta il costo. In particolare, per poter accedere al regime, il richiedente non deve:
- essere cittadino svizzero;
- essere stato fiscalmente residente in Svizzera nei 10 anni precedenti;
- svolgere attività lavorativa sul suolo svizzero.
Tali condizioni, prima limitate al richiedente, sono state estese anche al coniuge a partire dal 2016. La base imponibile minima sulla quale applicare le imposte dirette e l’imposta sulla sostanza è passata in modo graduale a 400mila franchi svizzeri. Il dispendio minimo non poteva essere inferiore a cinque volte la pigione annuale o il valore locativo. Ora si è passati a sette volte.
Inoltre, deve essere applicata un’imposta sulla sostanza. I soggetti che erano in regime globale prima del 2016, come accennato, mantengono le vecchie condizioni per cinque anni, anche se l’aumento della base imponibile colpisce anche loro sebbene in modo graduale. Per dare un ordine di grandezza, l’imposta annua minima per un globalista residente in Ticino si aggira fra i 120mila e i 140mila franchi.
I dati diffusi dimostrano che nonostante l’aumento del costo, non c’è stato il temuto tracollo di globalisti. Come spiegare quindi l’attrattività del regime alla luce dell’aumento del costo e alla recente introduzione di vari regimi fiscali privilegiati concorrenti da parte di molti altri Paesi, fra cui quello dei neo-residenti adottato dalla vicina penisola?
Anzitutto, la stabilità del regime, che risale al 1862 quando fu introdotto per la prima volta nel canton Vaud ed esteso nel 1934 a livello federale. Il regime nel frattempo si è evoluto, ma sempre in modo molto graduale. Da ultimo, la recente riforma ha subito un iter di approvazione durato ben cinque anni, che garantisce comunque un periodo transitorio per altri cinque anni.
Il regime globalista si dimostra molto stabile anche sotto il profilo della durata, posto che non ha un termine, come ad esempio quello quindicennale dell’altrettanto noto regime del resident non dimiciled inglese o del neo residente italiano.
Inoltre, il regime globalista permette di accedere all’ampia rete di trattati contro le doppie imposizioni stipulati dalla Svizzera. Solo otto Stati – Austria, Belgio, Canada, Francia, Germania, Italia, Norvegia e Usa – hanno introdotto nelle rispettive convenzioni con la Svizzera una clausola volta a limitare l’accesso ai soggetti globalisti. Nel caso in cui il globalista voglia beneficiare della convenzione con questi Paesi, deve includere nella sua tassazione anche i redditi provenienti da questi Stati (cosiddetta globale modificata), circostanza che spesso non comporta alcun aggravio di imposta, ma anzi una riduzione delle ritenute alla fonte.
In conclusione, il regime globalista mantiene la sua attrattività soprattutto per gli Uhnwi per i quali il costo del regime, oltre a essere ampiamente compensato dai vantaggi fiscali, permette di vivere in Svizzera con tutti i benefici che ne derivano sotto il profilo di asset protection, pianificazione successoria, privacy, piattaforma finanziaria, etc.