Secondo S&P, nel periodo di luglio-agosto “le economie dell’Ue hanno ridotto la domanda di energia solo del 3% rispetto all’anno precedente”
Stando alla proposta della Commissione, ai produttori di energia che non usano petrolio o gas verrà imposto un tetto sui ricavi, che ridurrà i significativi extra-margini conseguiti in seguito al rincaro dei prezzi dell’energia elettrica venduta
La Commissione europea ha messo sul tavolo una pluralità di provvedimenti per affrontare il caro energia, che minaccia le imprese e erode il potere d’acquisto delle famiglie europee. In attesa del prossimo incontro dei ministri dell’Energia europei del 30 settembre, domina la scena l’ipotesi di una riduzione non più incoraggiata, ma obbligata dei consumi energetici.
In una proposta formale avanzata al Consiglio Ue, che sarà chiamato a votarla, la Commissione europea mette al primo posto la riduzione obbligatoria della domanda energetica. Si “propone l’obbligo di ridurre il consumo di elettricità di almeno il 5% durante le ore di picco selezionate; gli Stati membri dovranno individuare il 10% delle ore con il prezzo più alto previsto e ridurre la domanda durante queste ore di punta. La Commissione propone inoltre che gli Stati membri mirino a ridurre la domanda complessiva di elettricità di almeno il 10% fino al 31 marzo 2023″.
Secondo capitolo: un tetto temporaneo ai ricavi dei produttori di energia elettrica che non sono colpiti dai rincari delle imporazioni delle fonti fossili, come quelli attivi nelle rinnovabili o nel nucleare. Si tratta di soggetti che “forniscono elettricità alla rete a un costo inferiore al livello di prezzo fissato dai produttori marginali”. Lo ricordiamo, il prezzo dell’elettricità nell’Ue viene determinato anche dall’andamento del gas ed è un prezzo valido anche per quei produttori che il gas non lo usano per generare energia. Questi ultimi “hanno ottenuto entrate eccezionali, con costi operativi relativamente stabili, poiché le costose centrali a gas hanno fatto salire il prezzo all’ingrosso dell’elettricità“, ha affermato la Commissione. La proposta è quella di fissare un tetto ai ricavi di questi attori, definiti nel gergo “inframarginali”, a 180 euro/MWh. I ricavi superiori questa soglia “saranno raccolti dai governi degli Stati membri e utilizzati per aiutare i consumatori di energia a ridurre le loro bollette”. Secondo la Commissione questo tetto non scoraggerà eccessivamente i nuovi investimenti in energie pulite – la principale critica mossa in passato contro questa proposta.
Terzo punto: un contributo di solidarietà temporaneo sugli extra profitti realizzati “generati dalle attività legate a petrolio, gas, carbone e raffinazione “non interessati al tetto sui ricavi inframarginali” descritto in precedenza. “Gli Stati membri dovrebbero riscuotere i profitti del 2022 che superano un aumento del 20% rispetto alla media dei profitti dei tre anni precedenti”.
S&P: “Ridurre i consumi ha senso”, finora non si è fatto abbastanza
“Data la sfida di ridurre il consumo complessivo di energia elettrica, riteniamo che l’enfasi posta dall’Unione Europea sulla riduzione dei picchi di domanda di energia elettrica abbia senso, poiché è proprio in quel momento che la produzione a gas è meno sostituibile e le impennate dei prezzi sono più probabili”, ha affermato in un nuovo report l’agenzia di rating S&P, “si spera che i meccanismi di prezzo possano essere concepiti e attuati rapidamente per ridurre i picchi di domanda eliminandoli”. Eppure, ha aggiunto S&P, nel periodo di luglio-agosto “le economie dell’Ue hanno ridotto la domanda di energia solo del 3% rispetto all’anno precedente (nonostante il rallentamento della crescita economica)”.
Secondo S&P, il successo di queste misure nel contribuire a un ripristino del normale funzionamento dei mercati, nel ridurre la volatilità dei prezzi e nel consentire alle utility di coprire i guadagni con oneri di liquidità sostenibili dipenderà, in ultima analisi, dalla rapidità con cui verranno attuate e da come interagiranno. Un’attuazione che, secondo l’agenzia di rating “sarà complessa nei mercati europei dell’energia elettrica, molto frammentati, e richiederà tempo, aumentando ulteriormente la pressione sull’accessibilità dei prezzi dell’energia e sulla riduzione della domanda”.