Nel 2020 gli studi di avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro hanno investito quasi 1,7 miliardi di euro in strumenti digitali. Questo trend di crescita sembra destinato a non fermarsi. Nel 2021 ci si aspetta, infatti, una spesa pari a 1,8 miliardi
L’avvocato, oggi, per essere competitivo, fidelizzare la clientela ed acquisirne di nuova, deve essere pronto a ripensare gli spazi e i modelli organizzativi dello studio, ricorrendo al lavoro da remoto e a tutti quegli strumenti digitali che consentono di strutturare e comunicare al meglio i servizi offerti
Eppure, nonostante le innegabili e trasversali difficoltà correlate alla crisi sanitaria (tuttora in corso), molti studi legali sono riusciti, con successo, a rimanere competitivi e, al contempo, allargare il loro potenziale bacino di clienti.
In una realtà improvvisamente mutata, infatti, gli studi legali di grandi e piccole dimensioni, e i professionisti, investendo sulle nuove tecnologie, sono riusciti a sviluppare, in breve tempo, nuovi modelli organizzativi del lavoro e degli spazi. Dando così prova di saper reagire tempestivamente alle criticità e di riuscire, anche in questo frangente, a mantenere alta la qualità del lavoro e l’esperienza con il cliente.
Nel dettaglio, dai dati raccolti dallo studio in esame, emerge che le tecnologie vincenti – le tecnologie che più di altre hanno trainato gli investimenti negli studi – sono state quelle dedicate alla fatturazione elettronica, adottata dall’85% degli avvocati, alla gestione elettronica documentale (+34%), le VPN (+44%), gli strumenti di business intelligence (+86%) e machine learning (+125%).
Anche grazie ai nuovi supporti digitali, molti professionisti (e, in particolare gli avvocati, la cui attività in tribunale ha subito forti riduzioni) sono riusciti a mantenere alto il flusso del lavoro, bypassando le difficoltà discendenti dalla mancanza del contatto diretto, dall’impossibilità di fissare riunioni in presenza, di incontrare clienti e colleghi di persona.
In questi termini, si può dire che l’emergenza ha dato una scossa al settore, spesso considerato statico e poco propenso a cambiamenti. Sembra che i più recenti sconvolgimenti emergenziali siano stati il pretesto per raggiungere una nuova consapevolezza sulla professione e sul modo in cui è possibile lavorare nei settori della consulenza legale; in un mondo che appare, per certi versi, cambiato.
Ad esempio, non può più rinunciare a stanziare budget per gli investimenti in Ict; adottare nuovi modelli organizzativi della propria struttura; fare formazione puntando sull’e-learning; sviluppare un sito dello studio; creare profili della propria realtà professionale sui social media; dotare gli uffici delle tecnologie che permettono di collaborare da remoto con i colleghi dello studio, e di entrare in contatto con i professionisti di altre realtà e con clienti.
Trascurare questi aspetti significa sottrarsi alla possibilità di allargare, sempre di più, il proprio bacino di clienti.
Come emerge dai dati raccolti dal Politecnico di Milano, su un campione di 535 Pmi solo il 32% si avvale con continuità degli studi legali; la parte restante si rivolge al professionista in modo saltuario.
Pertanto, in futuro, solo l’avvocato che dimostrerà di saper fare sapiente ricorso alle nuove tecnologie, ridefinendo le strategie comunicative e l’offerta di servizi, potrà acquisire e fidelizzare nuova clientela.