Le varianti del virus frenano un pieno ritorno alla normalità in quanto aumentano i rischi per la salute e conseguentemente le probabilità di nuove chiusure
Il balzo in avanti dell’economia italiana potrebbe accompagnarsi ad un aumento dell’inflazione e della disoccupazione
La ripresa, però, non sarà uguale ovunque. Mentre il 60 percento della popolazione nelle economie avanzate è completamente vaccinato, circa il 96 percento della popolazione nei paesi a basso reddito rimane scoperto da ogni protezione.
Questo fattore, unitamente al fatto che nelle economie più fragili sono stati ritirati i sostegni alle imprese e alle famiglie, rischia – nel prossimo futuro – di approfondire il divario che separa i Paesi in via di sviluppo dalle economie tradizionalmente floride.
Altrimenti detto, ad avviso del Fmi le prospettive di crescita dei Paesi in via di sviluppo sono ulteriormente peggiorate.
Con riferimento alle Italia, benché gli stimoli introdotti dal legislatore per sostenere l’economia hanno appesantito i conti pubblici l’Fmi rilascia stime complessivamente positive. In particolare il Fondo monetario internazionale prevede una crescita al 2021 pari al +5,8% al 2021, e nel 2022 stimata al 4,2%
Per quanto concerne la disoccupazione, pertanto, si può affermare che l’Italia si posiziona male rispetto alla media europea, ove il tasso di disoccupazione si stima all’8%, ma si posiziona bene rispetto alla Spagna e alla Grecia ove il livello di inoccupati potrebbe raggiungere il 15%.
Diversa sorte invece sembra toccare altre grandi economie. Tranne la Francia – che similmente all’Italia, dovrebbe registrare un miglioramento delle stime di crescita del Pil -, le altre grandi potenze, come Usa e Germania, soffriranno più a lungo degli effetti che il Covid-19 ha riversato sull’economia.
Guardando fuori dall’Ue, gli Usa potrebbero registrare un aumento del debito al 133,3%, mentre, tra le potenze europee, la Germania nel 2021 potrebbe registrare un -6,8% di disavanzo con un debito al 72,5%.