I fondi che investono nei mercati privati, come il private equity, stanno diventando sempre più accessibili agli investitori individuali di fascia alta – proprio mentre le sovraperformance storiche di questo segmento sembrano essersi ridotte rispetto ai mercati azionari tradizionali. E la crescente concorrenza fra fondi di mercato privato, che l’industria finanziaria sta cercando di diffondere presso una platea sempre più ampia, rischia di ritorcersi contro gli stessi gestori, ha scritto Moody’s in un rapporto riservato trapelato al Wall Street Journal.
Il confronto aggiornato tra Wall Street e private equity ha risentito di un 2024 decisamente poco brillante: mentre l’S&P 500 ha guadagnato il 25,02%, lo State Street Private Equity Index – che include anche le performance del venture capital – si è fermato al 7,08%. Questo ha fatto scendere la performance dei fondi privati sotto quella decennale dell’indice azionario per la prima volta dal 2000, ha riportato il Financial Times.
La proposizione di valore dei fondi di mercato privato – specie nelle componenti più ambiziose come private equity e venture capital – regge solo se, nel lungo periodo, i rischi aggiuntivi di questi mercati meno liquidi e meno trasparenti vengono compensati da rendimenti superiori. In passato, alcuni studi hanno confermato che questa tesi aveva retto alla prova dei numeri. Ma oggi lo scenario si complica: da un lato per via di un contesto di tassi d’interesse meno favorevole; dall’altro, per la spinta commerciale di grandi colossi come BlackRock, che ha prefigurato l’ingresso dei mercati privati nella gestione ordinaria dei portafogli. Il CEO Larry Fink ha invocato il superamento della canonica divisione 60/40 tra bond e azioni, in favore di una nuova triade che includa anche gli alternativi.
I rischi nascosti della democratizzazione
Secondo Moody’s, però, questa democratizzazione introduce rischi significativi. Offrire agli investitori finestre di rimborso semi-liquide in fondi privati può creare forti tensioni nei momenti di crisi. È ciò che è accaduto due anni fa con un fondo immobiliare semi-liquido di Blackstone, messo sotto pressione dall’impennata dei tassi d’interesse, che ha spinto molti sottoscrittori a chiedere il rimborso proprio quando era più difficile concederlo.
A livello tecnico, poi, i fondi di mercato privato sempre disponibili all’acquisto da parte della clientela funzionerebbero in modo meno efficiente nell’impiego dei capitali raccolti. Tradizionalmente, il fondo privato raccoglie solo quando l’occasione si presenta, in finestre ristrette che poi si chiudono per anni. I fondi retail, al contrario, raccolgono in modo continuativo e devono investire rapidamente il denaro per evitare di mantenere troppa liquidità, che potrebbe penalizzare i rendimenti. Il risultato, temuto da Moody’s, è che “alcuni gestori potrebbero essere tentati di compromettere gli standard di sottoscrizione o allargarsi su asset più rischiosi”.
Concentrazione, conflitti e reputazione in bilico
Anche la crescente concentrazione nel settore rischia di rivelarsi problematica: i pochi attori che oggi dominano il mercato tendono a investire negli stessi deal, riducendo la diversificazione effettiva. Ne può derivare un’“interconnessione tra fondi che può amplificare le vulnerabilità sistemiche”, scrive Moody’s – come accadrebbe in un fondo azionario troppo esposto all’esito di un numero ristretto di scommesse imprenditoriali.
E mentre l’industria finanziaria va a caccia dei capitali retail, Moody’s avverte che una parte degli asset destinati a questi nuovi prodotti potrebbe provenire da fondi preesistenti, venduti da investitori istituzionali desiderosi di uscire. Questo “solleva interrogativi su allineamento degli interessi, trasparenza e integrità del prodotto”, avverte l’agenzia. Del resto, è lecito domandarsi: se un investitore istituzionale, con piena visibilità sui sottostanti, decide di cedere quella quota, davvero si può pensare che quei titoli abbiano ancora un alto potenziale di rendimento nel lungo termine?
Se il rendimento aggiuntivo dei private market venduti agli investitori individuali non dovesse reggere nei prossimi anni – a fronte di maggiori vincoli sulla liquidità – i gestori di fondi potrebbero doversela vedere con ricadute negative sulla reputazione. “Se i mercati privati attraverseranno un periodo prolungato di difficoltà, con conseguenti perdite per gli investitori individuali”, riferisce il WSJ citando Moody’s, “il contraccolpo a livello pubblico potrebbe essere severo”.
Domande frequenti su Più private equity per tutti? Moody’s: ecco cosa può andare storto
I fondi di private equity stanno diventando più accessibili agli investitori individuali di fascia alta, ampliando la loro base di investitori oltre le istituzioni tradizionali. Questo processo è definito 'democratizzazione' del private equity.
La crescente concorrenza tra i fondi di private equity, spinta dalla loro diffusione a un pubblico più ampio, potrebbe ritorcersi contro gli stessi gestori, secondo quanto riportato da M.
Le sovraperformance storiche dei fondi di private equity sembrano essersi ridotte rispetto ai mercati azionari tradizionali, rendendo potenzialmente meno attraente l'investimento per alcuni investitori.
L'articolo menziona 'concentrazione, conflitti e reputazione in bilico' come rischi nascosti associati alla democratizzazione del private equity, suggerendo potenziali problemi legati alla gestione e all'integrità dei fondi.
L'espansione del mercato del private equity si rivolge principalmente agli investitori individuali di fascia alta, cercando di attrarre capitali da un segmento di mercato precedentemente meno accessibile a questo tipo di investimento.