“Considerate le solide indicazioni della Bce e gli elevati dati sull’inflazione sottostante, manteniamo la nostra opinione che il Consiglio direttivo effettuerà il previsto rialzo di 50 punti base questa settimana”, ha affermato una nota ai clienti di Goldman Sachs.
Nel frattempo l’inflazione di fondo americana ha segnato nuovi incrementi mensili, trainati per oltre il 70% dal costo crescente degli affitti. Il tasso generale si è attestato al 6%
Poche altre riunioni della Banca centrale europea avevano anticipato con tanta insistenza le proprie decisioni. Per giovedì 16 marzo è stato messo in conto, da oltre un mese, un rialzo da 50 punti base, intenzioni successivamente confermate dalla presidente Christine Lagarde in diverse occasioni: l’ultima volta il 2 marzo scorso, durante un’intervista rilasciata alla tv spagnola Antena 3.
Lo stesso giorno sono arrivate le ultime stime di Eurostat sull’andamento dei prezzi nell’Eurozona, che hanno mostrato una nuova accelerazione su base mensile nell’inflazione di febbraio e un calo inferiore alle attese per il tasso annuo (sceso dall’8,6 all’8,5%). In particolare, l’inflazione di fondo, che esclude dal paniere le componenti più volatili, ha mostrato un più ampio incremento mensile dello 0,8%, con un tasso del 5,6% annuo (in aumento dal precedente 5,3%). L’aumento dell’inflazione di fondo indica una tendenza all’aumento dei prezzi che ormai procede sopra gli obiettivi anche al netto del costo, in riduzione, dell’energia.
Bce, orecchie sintonizzate sui toni della conferenza
“Considerate le solide indicazioni della Bce e gli elevati dati sull’inflazione sottostante, manteniamo la nostra opinione che il Consiglio direttivo effettuerà il previsto rialzo di 50 punti base questa settimana“, ha affermato una nota ai clienti di Goldman Sachs, “le nuove incertezze sulle prospettive, tuttavia, suggeriscono che il Consiglio direttivo difficilmente fornirà indicazioni forti per i futuri rialzi dei tassi“, hanno aggiunto gli analisti della banca d’affari americana alla luce delle tensioni emerse in seguito al fallimento di SVB. “Manteniamo la nostra opinione di base che il Consiglio direttivo alzerà i tassi al 3,75% entro giugno per contrastare le pressioni inflazionistiche sottostanti. Ma le prospettive dopo questa settimana sono diventate notevolmente più incerte, con il rischio che un inasprimento più marcato delle condizioni di prestito delle banche condizioni di prestito bancario potrebbe catalizzare una fine anticipata del ciclo di rialzi”.
“Il prossimo meeting della Bce è particolarmente interessante perchè vi è stato un primo segnale di allarme arrivato da oltreoceano in conseguenza delle politiche monetarie restrittive delle banche centrali (in questo caso della Fed). Guardando anche la reazione dei mercati europei soprattutto del settore bancario possiamo facilmente osservare che le condizioni macroeconomiche stanno iniziando a cambiare”, ha dichiarato il senior market strategist di IG Italia, Filippo Diodovich, “il meccanismo aggressivo di rialzo del costo del denaro ha incominciato a rompere qualcosa nel sistema, in particolar modo, la nicchia delle banche regionali statunitensi che hanno evidenziato un forte outflow di depositi verso le banche più grandi”.
“Per le banche centrali ora il compito diventa ancora più arduo e difficile. Devono portare avanti politiche monetarie restrittive per combattere le pressioni inflazionistiche (inflazione core ancora persistente su livelli troppo alti e non tollerabili), sapendo che un restringimento monetario aumenterà i rischi di instabilità finanziaria del sistema Un dilemma tra stabilità dei prezzi e stabilità finanziaria. E la politica fiscale sia negli Stati Uniti sia in Europa non sta aiutando il compito delle banche centrali, continuando a iniettare liquidità nel sistema”, ha proseguito Diodovich.
Anche per IG Italia il rialzo da 50 punti base rimane quello più probabile, con un orizzonte ancora dipendente dai dati e una comunicazione che potrebbe rimanere orientata al versante “falco”, ossia far pensare a ulteriori rialzi dei tassi. “Il rischio, tuttavia, che la comunicazione e i toni della Bce possano essere deboli o male interpretati dai mercati è elevatissimo, tenendo conto delle passate esperienze comunicative del governatore Lagarde”.
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Inflazione Usa, nuova accelerazione su base mensile a febbraio
Negli Stati Uniti la Federal Reserve, finita sotto pressione per via delle tensioni sul settore bancario innescate dal fallimento di SVB, non potrà contare su grandi segnali di miglioramento sul fronte dell’inflazione. A febbraio il confronto su base annua è diminuito al 6%, ma il ritmo dei rincari è rallentato appena su base mensile, passando dal +0,5% al +0,4%. In particolare, l’inflazione di fondo ha aumentato ulteriormente il passo con una variazione mensile del +0,5% e un tasso annuo del 5,5%. I dati sono stati in linea con le attese della vigilia.
Rispetto a gennaio gli americani hanno pagato meno per l’energia (-0,6%) e per le auto usate (-2,8%), ma quasi tutte le altre componenti hanno mostrato nuovi rincari. In particolare i costi abitativi, con un incremento dello 0,8% mensile, hanno rappresentato oltre il 70% dell’incremento dell’indice nel confronto con gennaio. Anche il costo dei servizi, tenuto particolarmente sotto controllo dalle banche centrali, è accelerato dal +0,5 al +0,6% fra gennaio e febbraio, con un tasso annuo del 7,3%.
Anche se il tasso generale del 6% annuo è il più basso dal settembre 2021 una decelerazione significativa dei prezzi, osservando i dati più nel dettaglio, si sta facendo ancora attendere e questo complicherà le scelte per Jerome Powell e colleghi nella riunione del 21 e 22 marzo. Dopo il crollo di SVB le attese su un rialzo dei tassi da 50 punti base, fino ad allora ritenuto l’intervento più probabile, si sono ridotte a 25 punti base. Gli analisti di Goldman Sachs si sono spinti a prevedere una conferma dei tassi attuali nella prossima riunione del Fomc, per calmare le acque che stanno agitando il settore bancario negli Usa e rinviare di un mese i nuovi rialzi.