“Due mesi di buoni dati sono solo l’inizio di ciò che servirà per creare fiducia nel fatto che l’inflazione stia scendendo in modo sostenibile verso il nostro obiettivo”, ha dichiarato Powell a Jackson Hole, “c’è ancora molto da fare”
“Siamo attenti ai segnali che indicano che l’economia potrebbe non raffreddarsi come previsto”, ha aggiunto il presidente della Fed
I trader ora scommettono in maggioranza su un nuovo rialzo da (almeno) 25 punti base entro novembre: le probabilità che i tassi resteranno fermi da qui alla seconda riunione sul calendario della Fed sono scese dal 51,3% al 41,4%, in seguito all’intervento di Powell
La missione della Federal Reserve non è ancora finita, nonostante due mesi consecutivi di deciso abbassamento dell’inflazione di fondo. La porta a nuovi rialzi dei tassi rimane aperta e, fattore forse ancora più decisivo, si prospetta “una lunga strada ancora da percorrere”, prima che l’obiettivo del 2% possa essere raggiunto. Un target che, secondo quanto affermato dal presidente della Fed, Jerome Powell, “è e rimarrà” invariato: un messaggio che ancora una volta chiude la porta alle speculazioni su una possibile revisione del livello-obiettivo dal 2 al 3%.
Il messaggio reso da Powell in apertura del simposio di Jackson Hole non è stato troppo distante da quello dell’ultima conferenza stampa post-riunione. Il presidente ha sottolineato come il raggiungimento dell’obiettivo del 2% richiederà nei prossimi mesi un’economia americana in crescita “al di sotto del suo trend” e un “ammorbidimento del mercato del lavoro”. In questa fase, durante la quale l’inflazione di fondo è diminuita senza distruggere posti di lavoro e raffreddando solo in parte gli aumenti delle retribuzioni, i rischi di non riuscire ad agganciare l’obiettivo del 2% sono ancora elevati, sembra il messaggio reso da Powell. Il rischio di “fare troppo poco”, ha affermato potrebbe spostare le aspettative sull’inflazione futura al di sopra degli obiettivi e richiedere, più avanti strette monetarie ancora più forti, “siamo attenti ai segnali che indicano che l’economia potrebbe non raffreddarsi come previsto… Ulteriori prove di una crescita persistentemente superiore al trend potrebbero mettere a rischio ulteriori progressi sul fronte dell’inflazione e giustificare un ulteriore inasprimento della politica monetaria“.
“Nelle prossime riunioni saremo in grado di procedere con cautela, valutando i dati in arrivo e l’evoluzione delle prospettive e dei rischi”, ha aggiunto Powell guardando all’immediato futuro, “decideranno se inasprire ulteriormente le misure o se invece mantenere costante il tasso di policy in attesa di ulteriori dati”.
La reazione di mercato
Il mercato azionario ha interpretato in modo ondivago il discorso del presidente della Fed, prendendo direzioni opposte mentre Powell stava parlando. Il Nasdaq Composite, a pochi minuti dalla fine dell’intervento di Powell è sceso a 13.489 punti, contro i 13.557 sui quali si trovava a pochi istanti dall’inizio. Anche l’indice europeo Stoxx 600 è scivolato sotto la parità dopo le parole di Powell (-0,1%). Il dollar index ha imboccato dapprima la via del ribasso (-0,2%) per poi rialzare la testa. L’euro è sceso a un minimo di giornata a 1.0767 sul dollaro, con un calo intorno allo 0,2%.
L’oro, che ha avuto uno inizialmente uno slancio positivo mentre Powell ha preso la parola è piombato a 1,931.00 dollari l’oncia, in calo dello 0,8% rispetto a inizio giornata.
A dispetto delle immediate reazioni di mercato, i toni di Powell sono stato prevalentemente da “falco”, come la maggioranza degli analisti aveva prospettato alla vigilia di questo evento. Rispetto alla mattinata le attese espresse dal mercato dei future sulla prossima mossa della Fed, il prossimo 20 settembre, si sono mantenute invariate: le probabilità che il range resti fermo al 5,25%-5,5% sono rimaste attorno all’80%. Invece, i trader ora scommettono in maggioranza su un nuovo rialzo da (almeno) 25 punti base entro novembre: le probabilità che i tassi resteranno fermi da qui alla seconda riunione sul calendario della Fed sono scese dal 51,3% al 41,4%, in seguito all’intervento di Powell.
“Vale la pena rimanere vigili in questo contesto, senza rinunciare del tutto al rischio”, ha commentato la market analyst di eToro, Callie Cox, “una Fed aggressiva potrebbe non essere sufficiente a far deragliare questo mercato toro, a meno che non si verifichi una recessione”, ha aggiunto Cox, “nel frattempo, però, può valere la pena di cercare nomi e investimenti sottovalutati invece di puntare tutto sulla crescita, soprattutto se si è alla ricerca di opportunità nei prossimi mesi”.
Di parere opposto Sam Stovall, chief investment strategist di CFRA Research, per il quale “l’incertezza della politica monetaria fa sì che i ribassi dei prezzi azionari e la volatilità abbiano ancora una strada da percorrere”.
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