Il costo commissionale applicato agli esercenti dai principali operatori tradizionali in Italia si aggira intorno allo 0,7% a transazione, che diventa circa l’1% se si esclude la grande distribuzione organizzata
Un altro aspetto da considerare è il canone mensile, che dipende da diverse variabili incluse nel singolo pacchetto offerto dalla banca in questione. A titolo esemplificativo, in Unicredit il canone mensile di InApp Pos è azzerato fino al 31 dicembre
Il Pos resta obbligatorio anche quest’anno: per ogni transazione rifiutata si parla di una sanzione di 30 euro, più il 4% del valore della transazione stessa. A meno di casi di “oggettiva impossibilità tecnica”, ovvero guasti o problemi di connettività, come chiarito in una nota dalla Guardia di finanza. Resta tuttavia ancora una certa reticenza, lato commercianti, nei confronti dei pagamenti digitali. Legata in gran parte a un (presunto, secondo gli esperti del settore) problema di costi. We Wealth ha mappato le principali spese da sostenere per accettare i pagamenti tramite Pos. E quali sono gli operatori che offrono i modelli più innovativi.
Pos: quanto costa davvero
Il costo commissionale applicato agli esercenti dai principali operatori tradizionali in Italia si aggira intorno allo 0,7% a transazione, che diventa circa l’1% se si esclude la grande distribuzione organizzata (che sconta condizioni migliori), secondo GlobalData. Un dato inferiore alla media europea, dove raggiunge l’1,1-1,2%, e anche ai paesi in cui i pagamenti digitali sono più diffusi (negli Stati Uniti supera il 2% in media, per esempio). Tra l’altro, le commissioni sono scese del 30-40% negli ultimi 10 anni, andando a favore soprattutto dei piccoli esercenti. Un altro aspetto da considerare è poi il canone mensile, che dipende da diverse variabili incluse nel singolo pacchetto offerto dalla banca in questione.
Il caso di Intesa Sanpaolo e Unicredit
A titolo esemplificativo, nel caso di Intesa Sanpaolo, fino al 31 marzo 2024 è attiva l’offerta Pos mobile con canone mensile zero e commissione all’1,70% per pagamenti su circuito PagoBancomat e sui circuiti internazionali; i costi di attivazione sono pari a 24,90 euro. Inoltre, con l’iniziativa Micropagamenti è possibile ottenere il rimborso delle commissioni sui pagamenti pari o inferiori a 10 euro con carte Visa, Mastercard, PagoBancomat e Maestro, fino a un massimo di 50 euro al mese per punto vendita fino al 31 dicembre 2024. Nel caso di Unicredit, invece, è attiva la nuova soluzione InApp Pos, che trasforma smartphone e tablet in terminali di pagamento senza la necessità di hardware supplementare; per le nuove sottoscrizioni fino al 31 agosto 2024 i costi di attivazione sono azzerati (anziché 90 euro, per tutta la durata del contratto), il canone mensile è azzerato fino al 31 dicembre 2024 (poi sarà di 14 euro) mentre le commissioni sul transato ammontano all’1,55% per l’intera durata del contratto. In più, fino al 30 giugno 2024, per le imprese con un fatturato inferiore a 1 milione di euro le commissioni per i pagamenti sotto i 10 euro eseguiti su Pos fisico sono azzerate.
Si tratta tuttavia di informazioni difficilmente fornite “in maniera molto trasparente” dagli operatori tradizionali, spiega Ivano Asaro, direttore dell’Osservatorio innovative payments della School of management del Politecnico di Milano. “Nei contratti di fornitura si indica in genere una forbice, ma c’è tutto il tema della contrattazione, della dimensione dell’esercente, del rapporto che ha con la banca, che non viene prezzato. Un grande esercente, con diverse catene e un numero di transazioni particolarmente elevato, per esempio, può vantare un potere contrattuale maggiore e strappare commissioni più basse rispetto al piccolo esercente”, racconta l’esperto. “Tra l’altro le banche hanno fatto un lavoro enorme nel ridurre le commissioni negli ultimi anni, ma non sono state in grado di comunicarlo in maniera corretta e semplice gli esercenti. Che continuano a essere legati a un’idea di commissione che non rispecchia quelle attuali”. Dello stesso avviso anche Michele Centemero, country manager Italia di Mastercard intervistato da We Wealth in occasione del Mastercard innovation forum 2022, che osserva come quello dei costi rappresenta un falso mito. “La colpa è anche nostra, lo dico sempre anche alle banche. Sui fogli informativi si trova il valore minimo e il valore massimo, ma gli esercenti andranno sempre a guardare il valore massimo. Senza comprendere che i costi, in realtà, sono assolutamente contenuti, giustificati e sostenibili”.
Accettare i pagamenti in contanti costa
Dall’altro lato, continua Asaro, commercianti e professionisti tenderanno inoltre a voler spendere il meno possibile. Motivo per cui “se nella loro mente c’è un’impostazione sbagliata secondo la quale il contante non costa nulla, andranno sempre verso il contante”. Ma sono diversi invece i costi che, nel caso del cash, sosterranno: costi visibili come quelli di trasporto, soldi andati in fumo per errori di calcolo ma anche costi meno visibili come il tempo materiale necessario alla chiusura di cassa o il fatto di perdere una vendita se il cliente possiede solo la carta. “Un aspetto che potrebbe spingerli ad apprezzare i pagamenti elettronici sono invece i servizi correlati che si possono costruire intorno”, aggiunge Asaro. “I Pos che una volta erano semplici scatolette che accettavano pagamenti con carta ora possono diventare dei tablet, magari col doppio schermo che funge da canale di marketing per il consumatore. Tra l’altro, hanno un sistema operativo Android che consente di installare una serie di app come il registratore di cassa, la gestione del magazzino, dei turni, dei coupon o anche la possibilità di creare in pochi clic un sito online per fare e-commerce”.
Pos: chi offre i modelli più innovativi (e quali)
È il caso per esempio degli SmartPos di Nexi, che consentono di accettare qualsiasi tipo di pagamento – compresi buoni sconto, buoni pasto e mance – e di controllare e gestire le transazioni grazie all’App Nexi Business integrata. Inoltre, fino al 31 dicembre 2024, è disponibile l’iniziativa Micropagamenti che azzera tutte le commissioni sulle transazioni fino a 10 euro. “Gli strumenti di accettazione di pagamenti digitali utilizzati dagli esercenti devono adeguarsi alle nuove abitudini di consumo dei clienti che ormai si spostano in modo fluido dai consumi in negozio agli acquisti e-commerce e a tutte le forme ibride”, osserva Vanessa Maneo, head of marketing Pos di Nexi. “In Nexi lavoriamo in questa direzione, offrendo soluzioni come lo SmartPos che aiuta ad analizzare i dati di business, Pay by link che consente di inviare un link di pagamento al cliente via messaggio o WhatsApp, e infine il Mobile Pos per i pagamenti in mobilità”.
Tra gli altri operatori che offrono i modelli più innovativi c’è poi Satispay: “sotto i 10 euro l’esercente non paga commissioni, mentre per le transazioni pari o superiori paga una commissione fissa di 0,20 euro”, ricorda Asaro. Ma anche SumUp, che applica una commissione fissa dell’1,95% del valore delle transazioni attraverso lettori di carte mobili (indipendentemente dall’entità dell’importo) e gli esercenti hanno come unico costo ulteriore l’acquisto una tantum del dispositivo senza altri costi fissi né canone mensile. Tra i nuovi servizi offerti si ricorda SumUp One, un piano di abbonamento “attivabile a 25 euro al mese che mette a disposizione di aziende ed esercenti alcuni vantaggi: tra questi, commissioni di transazione inferiori all’1% (0,95% invece che 1,95%)”, ricorda Umberto Zola, head of multiproduct della società. Un altro servizio è quello di SumUp Cassa Pro, un sistema di cassa digitale che semplifica ordini, pagamenti e resoconti. “Grazie agli aggiornamenti in tempo reale e alle rendicontazioni facili da interpretare, è possibile accedere ai dati relativi alle vendite, alle performance dei prodotti e migliorare la gestione delle merci in magazzino”, spiegano a We Wealth da SumUp. La nuova funzione consente infatti agli utenti di visualizzare il proprio inventario direttamente sulla schermata di checkout, riducendo al minimo il rischio di overselling (ovvero vendere prodotti e servizi al di sopra della reale disponibilità, ndr). Infine, permette di tenere sotto controllo la contabilità nel rispetto delle disposizioni di legge vigenti in materia fiscale.
“Stanno nascendo anche smartphone nfc, che accettano pagamenti con carte contactless senza device aggiuntivi. E tecnologie come la biometria che inizia ad arrivare anche in Europa e in Italia, con soluzioni che consentono di pagare tramite il riconoscimento facciale”, interviene ancora Asaro. Poi conclude: “Secondo me, al di là degli obblighi, delle sanzioni e degli incentivi (che sono anche più importanti delle sanzioni) qualcosa inizierà a cambiare solo se trainato anche dai consumatori. Quando gli esercenti si renderanno conto, insomma, che sempre più clienti pretenderanno di pagare con carta e che rischieranno di perderli altrimenti. In parte questo sta già accadendo, specie nelle grandi città. Ma solo quando si diffonderà in maniera estesa avverrà quel cambio culturale che tutti aspettiamo”.
(Articolo aggiornato il 25 marzo 2024)