L’ammontare dell’importo non è stato reso noto, ma si tratta di cifra “ragionevole formulata sulla base della situazione attuale”, e che non contempla una valutazione “di mercato” delle opere, che, si badi bene, restano vincolate all’immobile in cui si trovano in quanto considerate pertinenza dello stesso.
A Palazzo Thiene di Vicenza sono situati dipinti, sculture, piatti in maiolica (il quinto lotto della collezione), una splendida collezione di oselle veneziane (lotto sei), una raccolta di opere di Arturo Martini (lotto sette) e infine alcune stampe della collezione Remondini (lotto otto). Infine, a Palazzo Soranzo Novello di Castelfranco Veneto è conservato il nono lotto, vale a dire lo strappo di un affresco con una Sacra Conversazione della fine del XV secolo.
Su tutti i lotti, grava il vincolo pertinenziale. Ovvero, gli eventuali acquirenti dovranno lasciare le opere d’arte negli immobili in cui sono ora, in quanto “le raccolte esposte rivestono eccezionale interesse storico artistico, quale unicum inscindibile con il complesso”. Non rientrava evidentemente nell’inscindibilità quanto messo all’asta da Pandolfini nel 2020: Giulietta di Pietro Roi, La penisola di Sirmione sul Lago di Garda di Achille Beltrame, Chiesa Madre di Erice di Mario Mirabella, Veduta di Chioggia di Eugenio Bonivento, e Veduta di Firenze dalle cascine e Piazza della Signoria di Emilio Burci. Il ricavo totale fu di soli 25mila euro.
Ad ogni modo, è in corso una causa davanti al Consiglio di Stato, e non è detto che i commissari liquidatori non riescano a liberare le opere d’arte dal vincolo, freno oggettivo alla loro liquidità sul mercato. “Tifano” invece per il mantenimento del vincolo i sindaci delle città interessate.