Le polizze vita non sono riuscite a recuperare attrattiva nemmeno nell’ultima parte del 2023, dopo nove mesi già sotto forte pressione. A mostrarlo sono gli ultimi dati sui flussi netti, il saldo fra i nuovi premi incassati e gli oneri di riscatti e sinistri: con un rosso da 7,256 miliardi il trimestre compreso fra ottobre e dicembre è stato il peggiore in un 2023 già straordinariamente difficile per il settore.
Il bilancio finale dello scorso anno indica una fuoriuscita netta di denaro di 22,8 miliardi, il dato peggiore mai registrato dall’Ania a partire dalla disponibilità di serie storiche: come immaginato da We Wealth già alcuni mesi fa, il 2023 si è rivelato un anno di gran lunga più difficile per le polizze vita rispetto al precedente record negativo registrato nel 2007, quando il deflusso netto era arrivato a 12,795 miliardi.
Difficile trovare nell’ultimo dato trimestrale un significativo segnale di inversione di tendenza: i nuovi premi raccolti sono stati 23,9 miliardi, il secondo miglior dato trimestrale dell’anno dopo il periodo gennaio-marzo, ma ancora negativo rispetto al quarto trimestre 2022 (-1,9%). Gli oneri sono cresciuti in modo ancora più spinto a oltre 31,1 miliardi.
Premi in calo e riscatti, la tenaglia sulle polizze
Ai deflussi record del 2023 hanno contribuito dati negativi sia per i nuovi premi, sia l’aumento anomalo dei riscatti sulle polizze. In quest’ultimo caso, sono stati liquidate anticipatamente polizze vita per oltre 87 miliardi di euro nel corso dell’anno, in aumento di quasi il 60%. Di questa cifra, la fetta principale è costituita dalle polizze di ramo I, i titoli a rendimento fisso e capitale garantito, che hanno registrato riscatti da 60 miliardi, in aumento del 69% rispetto al 2022.
I nuovi premi sono complessivamente scesi del 3,2% a 91,2 miliardi, aggiornando in negativo il dato calante del 2022, con la peggiore raccolta dal 2014. Sul versante dei premi sono state soprattutto le polizze di ramo III ad aver pesato sul dato finale, con una contrazione del 31,5% a 19,8 miliardi di euro. Le polizze vita di ramo I, invece, hanno incrementato i nuovi premi del 9,2% a 66,2 miliardi. Tirate le somme, il deflusso netto per le ramo I segna 14,87 miliardi, mentre per le ramo III è di 7,75 miliardi.
Per capire meglio quanto stiano pesando i riscatti sui conti delle compagnie assicurative, tuttavia, è meglio fare riferimento al rapporto fra riscatti e riserve matematiche, un dato più stabile rispetto ai nuovi premi. Complessivamente, nel 2023 tale rapporto è salito al 10,6%, in forte aumento dal 6,7% del 2022 e dal 6,1% del 2021.
Perché i risparmiatori hanno riscattato le polizze
I riscatti anomali delle polizze vita, come ripetuto più volte nel corso del 2023, sono stati determinati in larga parte dal confronto serrato fra i rendimenti dei titoli obbligazionari, in forte aumento dopo il rialzo dei tassi Bce, e quelli delle polizze, rimasti più stabili. Con un Btp a lungo termine in grado di rendere molto di più rispetto alle polizze di ramo I in circolazione, e una serrata campagna di emissioni dedicate alle famiglie come il Btp Valore, si è aperta un’opportunità per aumentare il rendimento del risparmio investito a lungo termine. Riscattare la polizza vita, salve penali spesso non sufficienti a scoraggiare questa operazione, permette di recuperare il capitale investito senza le perdite di capitale che si sarebbero verificate, ad esempio, vendendo obbligazioni in un contesto di tassi in aumento. Nonostante le differenze tecniche fra Btp e polizze vita, una buona fetta dei risparmiatori aveva inserito le polizze in portafoglio con una logica di rendimento che, al mutare delle condizioni di mercato, si è ritorta contro il business delle compagnie assicurative.
Guardando al 2024, strada ancora in salita
“I riscatti del 2023 sono stati dovuti inizialmente alla paura per la crisi di Eurovita, ma quel fattore si è dimostrato, in fin dei conti meno rilevante, vista la pronta reazione delle autorità di vigilanza”, ha dichiarato a We Wealth Roberto Cappiello, consulente finanziario indipendente e membro del consiglio direttivo Nafop, “quello che alle polizze vita è effettivamente mancato è stato il rendimento”.
Dopo un 2022 di forti perdite, ha ricordato Cappiello, i risparmiatori italiani con portafogli prudenti a forte prevalenza obbligazionaria hanno riposizionato la propria allocazione guardando ai titoli di Stato il cui rendimento, nel frattempo era salito. Anche le vecchie polizze in portafoglio, sono state vittima di questi spostamenti.
Almeno un’importante compagnia assicurativa, ha notato Cappiello, ha deciso di intervenire con una mossa concorrenziale: si parla, in questo caso particolare, di una polizza di ramo I che viene offerta con un rendimento del 5% nel primo anno.
Nonostante alcune mosse di questo tipo, l’impressione del consulente è che per osservare una vera inversione di tendenza sul mercato delle polizze vita e flussi stabilmente positivi dovranno prima iniziare a scendere i tassi d’interesse. La prima parte del 2024, dunque, si preannuncia ancora un po’ in salita.