Nonostante i vantaggi di natura fiscale, societaria e finanziaria previsti dalla normativa, il numero di pmi innovative “ufficiali” risulta ancora limitato rispetto al bacino potenziale
Dragonetti (Grant Thornton): “l’iscrizione al Registro andrebbe maggiormente promossa e sostenuta” in quanto “rappresenta una leva importante per le nostre piccole imprese che guardano al futuro in chiave moderna e con potenzialità per occupare un ruolo strategico nell’ambito del sistema economico italiano”.
I risultati dell’ Osservatorio Open Innovative Pmi (Grant Thornton e Università di Pisa)
- almeno il 3% del maggiore tra costi e valore totale della produzione riguarda attività di ricerca e sviluppo;
- un team formato per 1/3 da personale in possesso di laurea magistrale oppure per 1/5 da dottorandi, dottori di ricerca o laureati con 3 anni di esperienza in attività di ricerca certificata;
- impresa depositaria o licenziataria di almeno un brevetto oppure titolare di software registrato.
Attualmente sono infatti poco più di 1.700 le Pmi innovative “ufficiali”. Un numero ancora limitato rispetto al bacino potenziale (circa 20 mila imprese in Italia stando alle stime di Grant Thornton) in possesso dei requisiti per rientrare nella suddetta categoria. A detta di Dragonetti, l’iscrizione al Registro “andrebbe dunque maggiormente promossa e sostenuta” in quanto “rappresenta una leva importante per le nostre piccole imprese che guardano al futuro in chiave moderna e con potenzialità per occupare un ruolo strategico nell’ambito del sistema economico italiano”.
Passando in rassegna alcuni dei dati forniti dall’Osservatorio, si osserva come due Pmi innovative su tre possono qualificarsi come micro-imprese (con un fatturato inferiore a 2 milioni di euro). Guardando invece alla geografia, oltre il 26% del totale delle società iscritte al Registro nell’ultimo anno ha sede in Lombardia (con Milano in pole position a livello nazionale per numero di società). Seguono Lazio, Emilia Romagna e Campania. In termini di fatturato, nel biennio 2018-2019, le Pmi innovative hanno registrato un incremento medio del 15% (percentuale che sale al 30% se si considerano solo le Pmi innovative che hanno visto il loro fatturato salire nel periodo di riferimento). Il patrimonio netto medio è pari a circa 1,9 milioni di euro (anche se per l’85% del campione è inferiore a 1,3 milioni) e in circa il 76% dei casi le società registrano un Ebitda positivo. Infine, per quanto riguarda i settori di attività, tra le nuove iscritte, i gruppi più numerosi sono quelli attivi nel settore dei servizi. In particolare, informatica, elettronica, prodotti intermedi, chimica, farmaceutica e servizi non finanziari rappresentano assieme circa il 90% delle Pmi innovative osservate.