“Interpretiamo il mondo attraverso le storie […].
Ognuno concepisce a modo suo il senso dell’esistenza, ma avere delle storie aiuta.”
Paula Rego
“Disegnare storie per dare senso alle cose”, era questa la missione di Maria Paula Figueiroa Rego, nota come Paula Rego, artista portoghese naturalizzata britannica, scomparsa a 87 anni lo scorso 8 giugno 2022, nella sua casa di Londra.
La predilezione per il disegno attraverso cui le immagini prendono forma e significato, il grande gusto per la narrazione di storie profondamente connesse a temi sociali e politici, e la volontà di “dare senso alle cose” sono gli ingredienti principali della sua Opera. Per Rego, infatti, la realtà ha bisogno di essere interpretata ed esprimersi attraverso i racconti e? il suo modo privilegiato per farlo, anche prendendosi delle liberta? quando si tratta di una storia già conosciuta, affinché questa possa svilupparsi in fedeltà all’esperienza dell’artista e con modalità totalmente impreviste.
Paula Rego, The Family, 1988
L’Artista. Nata a Lisbona il 26 gennaio del 1935, Paula Rego trascorre la sua infanzia e adolescenza in Portogallo, tra Estoril, Linha ed Ericeira (“un luogo incantato” dove si trova la fattoria di famiglia), insieme ai nonni paterni che le trasmettono l’importanza della libertà e della fantasia.
All’età di 16 anni, la giovane Paula abbandona l’opprimente dittatura di Anto?nio de Oliveira Salazar e giunge in Gran Bretagna per studiare Belle Arti, prima nel Kent dove frequenta The Groove School, poi alla Chelsea School of Art di Londra e, infine, alla Slade School of Art (1952-1956). È nella Londra degli anni ’50 che Rego entra in contatto con il cd. The London Group, storico rivale della Royal Academy of Arts e corrispondente inglese del Salon des Indépendants. E? l’unica donna ad appartenere alla School of London, frequentata da artisti nati tra l’inizio del Novecento e gli anni ‘30, e immigrati in Inghilterra per motivi differenti.
Paula Rego, Looking Out, 1997. Courtesy Sotheby’s
Oltre al fondatore R.B. Kitaj, i nomi solitamente associati al movimento sono quelli di Francis Bacon e Lucian Freud, affiancati da Michael Andrews, Frank Auerbach e Leon Kossoff, giovani talenti che hanno trovato nella capitale inglese la loro citta?, un luogo dove studiare, lavorare e vivere. E? il comune interesse per il rilancio della figurazione che ha permesso a questi artisti di conoscersi e raccontare, tramite i propri lavori, la condizione umana fatta di fragilità, energia, opposti, eccessi, evasioni e verità in maniera diretta e sconvolgente. Grazie alla partecipazione alla Scuola di Londra, Rego conosce, fra gli altri, David Hockney (Bradford, 1937) con cui espone per la prima volta nel 1962, già dimostrando interesse per il me?lange fra arte contemporanea e tradizione più antica.
Paula Rego, The Cadet and His Sister, 1988. Courtesy Sotheby’s
Le Mostre e i Riconoscimenti. Nel 1969 rappresenta il Portogallo alla Biennale di San Paolo, mentre negli anni ‘70 tiene numerose personali in città portoghesi e inglesi. Bisognerà aspettare il 1981 per assistere alla sua prima grande retrospettiva alla AIR Gallery di Londra, alla quale seguono diverse mostre alla Serpentine Gallery (1988), alla Marlborough Fine Art (1994), alla Saatchi Gallery (1994) e alla Dulwich Picture Gallery (1998). Rego è stata nominata prima artist-in-residence alla National Gallery di Londra (1990-1991), membro della Royal Academy of Arts e, l’anno scorso, Dama Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico. Sempre nel 2021, la Tate Britain ha ospitato la più grande retrospettiva mai dedicata all’artista: 100 opere – tra collage, pastelli, acrilici, acquerelli, incisioni, stampe e sculture – per raccontare la sua lunga e intensa carriera, a partire dagli anni ‘50 fino alle produzioni più recenti. Infine, Rego è tra gli artisti protagonisti de “Il Latte dei Sogni”, mostra della 59. Biennale Arte di Venezia, curata da Cecilia Alemani e in corso fino al 27 novembre 2022.
L’Opera. Paula Rego e? una pittrice dalle molteplici influenze, sostenitrice di un’arte che può essere definita “commedia umana”, prendendo in prestito il titolo dal celebre insieme di scritti di Honore? de Balzac. Non si tratta di una narrativa visiva di genere naturalistico, al contrario affonda le radici nell’opera drammatica di Goya, nella monumentalità scultorea di Rodin, nell’angoscia di Bosch e Kubin, nel Simbolismo di Redon e ancora nella letteratura protosurrealista di Lautreamont e Villiers de l’Isle-Adam.
Paula Rego, The Lesson, 1997, Courtesy Christie’s
Il suo è un realismo dal sapore magico e tagliente, acuto e intellettualmente colto che ripercorre brani di letteratura e pièce teatrali. L’esplorazione artistica di Rego spazia dall’impegno politico alle incursioni introspettive, elaborando avversità e dolore, attraverso fiabe, folklore, letteratura e attualità, affronta violenza, povertà, tirannia politica, discriminazione di genere, aborto, amore e risentimento. Narrativi e caustici, i suoi quadri sembrano tratti da un racconto crudele ed esplorano la condizione femminile in scene insolite, controcorrente rispetto ai codici sociali tradizionali. Le tecniche pittoriche e gli stili scelti nel corso della sua carriera sono state le più diverse; e? passata dalla tecnica mista con una forte tendenza astratta al rappresentativo reso dall’uso magistrale dei pastelli, spesso riflettendo sulla figura della donna, grande protagonista della sua Opera, fiera e vulnerabile, dai lineamenti duri e orgogliosamente marcati, colorata da temi popolari.
Paula Rego, ritratto
Non è un caso se Inês Pedrosa nel libro “Le venti grandi donne del XX secolo” edito da Sibila (2021), dichiara che l’Opera di Rego “si impone a noi con il potere indomabile dell’autenticità – e – l’universo delle donne, tenero e grottesco, incantato e doloroso, dove gli estremi coincidono e la dura verità dei corpi è esposta, senza sensi di colpa né vergogna.”
Tramite la sua pittura, Paula esprime un rapporto controverso con la realtà e la società che abita, di cui mette in luce le contraddizioni e le miserie, facendo pero? trasparire un sottile senso di pieta? e comprensione verso le nefandezze commesse dall’umanità. Atrocità che si alternano paradossalmente a momenti di poesia, di comunione spirituale e di apprezzamento per quanto di bello possa esserci al mondo. Ne sono un esempio le tele dedicate alla musica, alle danze e alle feste popolari, dove l’essere umano sembra – seppur temporaneamente – capace di riconciliarsi con se stesso e la sua esistenza.
Paula Rego, The Dance, 1988
The Dance. Tra le sue opere più belle e intense degli anni ‘80 vi e? sicuramente The Dance (1988), grande dipinto (cm 212,6 x 274) in cui e? rappresentata la danza della vita, illustrata dalle otto figure in primo piano che ballano in cerchio tenendosi per mano. Sono raccontate tutte le diverse fasi che intercorrono tra l’infanzia e la vecchiaia di una donna. L’opera e? un tributo al marito, l’artista Victor Willing, morto poco prima che il lavoro venisse completato.
La scena si svolge su una spiaggia al chiaro di luna, dove una bambina danza insieme alla madre e alla nonna accanto a due coppie; una che corteggia e l’altra in attesa di un figlio, entrambe impegnate a recitare senza riserve dei ruoli sociali prestabiliti. In piedi a sinistra della composizione si trova una donna sola e volutamente più grande rispetto alle altre figure che avanza ondeggiando verso lo spettatore, consapevole e visibilmente stanca di recitare in un teatro di ruoli “socialmente accettabili”.
Il movimento ritmico delle figure contrasta con la quiete dello sfondo. Sul lato destro del dipinto, vi e? una grande scogliera ripida e scoscesa, in cima alla quale si erge un’imponente struttura simile a una fortezza, probabilmente un rimando al forte militare di Estoril a Caxias (nei dintorni di Lisbona) – che fu luogo di tortura durante la lunga dittatura di Estado Novo (1926-1974), raffigurata in silhouette contro un cielo blu profondo pieno di nuvole. L’opera ha una qualità onirica, accentuata dalla sua ambientazione notturna, dalle lunghe ombre proiettate dalle figure e dall’uso insolito della scala dimensionale dei personaggi.
“Spesso interpretato in modo autobiografico, [The Dance] rappresenta i modi in cui una donna – il personaggio principale, più grande degli altri, a sinistra del dipinto – può strutturare la concezione di se? stessa. La donna si distingue dai ballerini, in uno spazio narrativo e compositivo separato. Mentre guarda lo spettatore, una varietà di modi di essere di una donna che gioca sulla superficie dell’immagine. I tre in fondo formano una gerarchia matriarcale, un felice triumvirato di figlia, madre, nonna; un ciclo completo di femminilità. Gli altri due si definiscono in relazione ai loro uomini: una corteggia, l’altra incinta”, sottolinea Fiona Bradley, curatrice della Tate Modern di Londra di cui fa parte l’opera.
The Dance e? uno degli esempi più chiari di come l’artista portoghese sia capace di tradurre in immagini le contraddizioni e le aspirazioni dell’umanità, attraverso un linguaggio artistico colto e suggestivo. Le sensazioni di gioia e spensieratezza, che solitamente caratterizzano il momento della danza, sono qui sostituite dall’infelicità e dal turbamento del volto dei personaggi, dal cielo scuro e dalla inquietante fortezza. L’uso del pastello, più immediato e materico rispetto al pennello, enfatizza poi la gestualità del tratto.
The Dance rappresenta una delle opere più note di Rego e, come tutte quelle realizzate dalla pittrice, racconta una vera e propria storia a conferma del fatto che “le storie sono importanti, proprio come se esistessero nella realtà; non fa alcuna differenza.”
Seppur (troppo) poco conosciuta, Paula Rego è probabilmente la più grande artista portoghese del XX secolo, che ha avuto un ruolo di primo piano nell’Arte, sia diventando un modello per tante artiste che hanno smesso di concepire la pittura come un’attività prettamente maschile, sia rivendicando il diritto di dipingere quadri confessionali e fantasiosi, senza temere il rigetto al tempo generato dall’illustrazione e dalla narrazione di storie