Cultura: nuovo obiettivo di sviluppo sostenibile?

Roberta Ghilardi
24.10.2022
Tempo di lettura: 3'
Dal 28 al 30 settembre scorsi le Delegazioni alla cultura di 150 Stati si sono riuniti a Città del Messico per la Conferenza Internazionale dell’UNESCO, MONDIACULT, il cui risultato è la Dichiarazione per la Cultura. Ma è davvero necessario l’inserimento della cultura come obiettivo a sé stante?

Mentre l’Italia viveva la fine del Governo Draghi, in un contesto economico e politico globale particolarmente delicato, dal 28 al 30 settembre scorsi le Delegazioni alla cultura di 150 Stati si sono riuniti a Città del Messico per la Conferenza Internazionale dell’UNESCO, MONDIACULT. Il risultato è la Dichiarazione per la Cultura, che per la prima volta riconosce la cultura come “bene pubblico globale”. E, sulla base di questo riconoscimento, gli Stati partecipanti pongono all’UNESCO la richiesta di includere la cultura come obiettivo specifico a sé stante tra i prossimi propositi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, insieme ad altre richieste correlate ad un contesto socioeconomico e geopolitico particolarmente complesso, ma anche pervaso dal potere trasformativo della digitalizzazione. Il dibattito è tuttavia acceso: è davvero necessario l’inserimento della cultura come obiettivo a sé stante, o è sufficiente riconoscerla come mezzo fondamentale per il raggiungimento di tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile? 

Il ruolo della cultura nella via alla sostenibilità

Ripercorriamo dagli inizi la strada che ci portano a provare a rispondere a questa domanda. 

Politiche Culturali e Sviluppo Sostenibile sono stati i temi al centro del dibattito dei circa 2.600 partecipanti, nella crescente consapevolezza che la cultura debba essere considerata centrale nella definizione delle strategie internazionali per lo sviluppo sostenibile. Nelle parole della Direttrice Generale dell’UNESCO, Audrey Azoulay, “la cultura ha un ruolo fondamentale nella nostra società. Attraverso la cultura le persone possono scoprire la propria comune umanità e diventare così cittadini liberi e illuminati. Tuttavia, nonostante i progressi, la cultura non ha ancora il posto che merita nelle politiche pubbliche e nella cooperazione internazionale. MONDIACULT 2022 rappresenta un forte segnale per cambiare questa situazione”.

I tre giorni di tavoli di lavoro hanno così portato alla pubblicazione della Dichiarazione per la Cultura, frutto di dieci mesi di negoziati multilaterali guidati dall’UNESCO. Ben quarant’anni dopo la storica Conferenza di MONDIACULT del 1982 e 24 anni dopo la Conferenza di Stoccolma del 1998, le Delegazioni dei Paesi si sono ritrovate per condividere la visione del futuro delle politiche culturali e per riaffermare l'impegno della comunità internazionale “di fronte alle urgenti e complesse sfide contemporanee nelle nostre società multiculturali”, delineando un’agenda per mettere a frutto “l'impatto trasformativo della cultura per lo sviluppo sostenibile”. 

Le passate conferenze avevano portato alla definizione di cultura*, ponendo le basi anche per la Dichiarazione universale sulla diversità culturale del 2001, che riconosce la diversità culturale come "fonte di scambio, innovazione e creatività, [...] che è tanto necessaria per l'umanità quanto per la biodiversità per la natura”. Questa conferenza è invece stata convocata in uno dei periodi più complessi della storia recente, sia per il delicato contesto socioeconomico e geopolitico, sia per gli impatti generati dai cambiamenti climatici e dalla perdita di biodiversità. Un periodo in cui, tuttavia, cresce la consapevolezza del ruolo della cultura per la coesione sociale, la pace e la stabilità, nonché per il rinnovo e l’ampliamento della cooperazione bilaterale e multilaterale. E cresce anche la diffusione dell’uso di strumenti digitali, in grado di generare impatti positivi ampliando l'accesso ai beni e ai servizi culturali, e rafforzando la salvaguardia, la promozione e la gestione del patrimonio, stimolando la creatività e l'innovazione.

La Dichiarazione rivolge agli Stati un appello all’azione, per l’impegno a proteggere e promuovere la diversità culturale, al fine di garantire il rispetto della dignità umana e di tutti i diritti umani. Un impegno che, a nome delle generazioni future, si traduce nell’assicurare la conservazione, la salvaguardia e la promozione del nostro patrimonio culturale. Si sottolinea, inoltre, l'importanza di integrare il patrimonio culturale e la creatività nelle discussioni internazionali sul cambiamento climatico, dato il suo impatto sulla salvaguardia del patrimonio stesso. 

L’impegno degli Stati è quello di “un multilateralismo rafforzato, che riconosca la cultura come bene pubblico globale con un valore intrinseco per consentire e guidare lo sviluppo sostenibile”. Di contro, la loro richiesta all’UNESCO è quella di integrare la cultura come obiettivo specifico a sé stante nell'agenda di sviluppo oltre il 2030, avviando una consultazione che coinvolga gli Stati Membri, la società civile, il mondo accademico e il settore privato sull'impatto multidimensionale della cultura nelle nostre società come bene pubblico globale, e di rafforzare il sostegno per l'inclusione della cultura nel Summit sul futuro delle Nazioni Unite, previsto per il 2024. 

Si sottolinea inoltre la “necessità di coordinare, rafforzare e sviluppare strumenti e meccanismi per l'analisi integrata, il monitoraggio e la misurazione della cultura e del suo impatto sullo sviluppo sostenibile”, e si invita l’UNESCO a produrre un Rapporto globale completo sulle politiche culturali su base quadrimestrale, basandosi sulle informazioni, i dati e gli indicatori esistenti forniti dai suoi Stati Membri.

Attualmente, l’Agenda ONU per lo sviluppo sostenibile al 2030, che si declina in 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, o “SDGs”), non contempla un Goal specificamente dedicato alla cultura. È tuttavia opinione condivisa che la cultura sia alle fondamenta dei 17 SDGs, che riguardano temi quali la diversità, la cooperazione internazionale e la lotta al cambiamento climatico. La tutela del patrimonio culturale e paesaggistico compaiono come sotto-obiettivi, tra i 169 target che declinano nel dettaglio i sopra citati 17 Goal.

Sorge quindi spontanea la domanda: è davvero necessario lavorare per aggiungere un obiettivo specificamente dedicato alla cultura, che è di fatto un mezzo e strumento fondamentale per la generazione di impatti positivi per la società? Non sono tutti dell’idea che questa integrazione porti a cambiamenti fattuali, i quali potrebbero invece raggiungersi rafforzando l’introduzione della cultura negli attuali SDGs attraverso azioni mirate, quali il rafforzamento del partenariato pubblico-privato attivo, agevolazioni fiscali e la riduzione dei gap che, specialmente in alcuni paesi, relegano in posizione particolarmente svantaggiata i lavoratori dei settori culturali e creativi rispetto agli altri. O ancora, come sottolineato anche nella stessa Dichiarazione, lo sviluppo di modelli di misurazione degli impatti della cultura che consentano il progressivo miglioramento delle strategie e iniziative implementate, in un’ottica di processo.

È pur vero che, d’altro canto, molte organizzazioni (soprattutto del mondo imprenditoriale) utilizzano gli SDGs come fonte d’ispirazione per la definizione di Piani e Strategie di sostenibilità, e che l’inserimento di un Goal specificamente dedicato alla cultura potrebbe convogliare verso la cultura maggiori sforzi e fondi dedicati.

È opinione di chi scrive che la “forma” in cui la cultura viene contemplata nelle agende per lo sviluppo sostenibile internazionali sia soltanto superficialmente rilevante. Quello che conta è realizzare le condizioni, tra strumenti fiscali, normativi e di reporting, che consentano effettivamente alla cultura di esprimere il proprio potenziale inespresso a favore dello sviluppo sostenibile. Tutti temi sempre più al centro dei dibattiti a livello internazionale, come la Conferenza Deloitte Art&Finance del 25 ottobre 2022, che tra i propri Panel ne dedica ben 2 a temi connessi alla cultura per lo sviluppo sostenibile e al ruolo dei privati in nuove forme di filantropia. O ancora, il Convegno ICOM “Misurare per migliorare: la valutazione d’impatto e il bilancio di sostenibilità come strumenti di comunicazione e di gestione integrata”, che si terrà nel mese di dicembre in occasione dell’Assemblea dei Soci.


*"Insieme di caratteristiche distintive spirituali, materiali, intellettuali ed emotive che caratterizzano una società o un gruppo sociale, [che] comprende non solo le arti e le lettere, ma anche i modi di vita, i diritti fondamentali dell'essere umano, i sistemi di valori, le tradizioni e le credenze".

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Laureata con lode in Economia e Gestione dei Beni Culturali e dello Spettacolo, Roberta Ghilardi ha condotto un progetto di tesi presso il Museo del Novecento di Milano. Dopo un'esperienza di tirocinio presso Intesa Sanpaolo, è entrata in Deloitte nel 2017, dove oggi è manager nell’area Sustainability e membro della Service Line Offering Art & Finance di Deloitte Private. In Deloitte collabora a progetti in ambito di sostenibilità, anche connessi al mondo dell’arte e della cultura, e alla redazione dei Report Art&Finance a livello italiano ed internazionale.
È inoltre Cultore della Materia del corso Teorie del Mercato dell'Arte dell’Università IULM e ha contribuito a diverse pubblicazioni nel campo dell'arte e dei beni da collezione, oltre ad aver partecipato come Lecturer a lezioni presso l’Università IULM, l'Università Cattolica e l’Università di Pavia.

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