Il grande filosofo tedesco cercò di spiegare in modo semplice ma efficace come gli esseri umani si trovino spesso in bilico fra il bisogno del contatto con gli altri e la necessità di mantenere la propria identità personale o difendersi dagli altri. Infatti noi oscilliamo spesso fra due comportamenti antitetici:
- avvicinarsi molto agli altri con un atteggiamento aperto e confidenziale, con il rischio di “pungersi sulle loro spine o pungere gli altri con le proprie”
- allontanarsi e restare diffidenti con il rischio di rimanere isolato
Questi due atteggiamenti possono essere legati ad alcuni fattori personali come ad esempio:
- aspetti caratteriali: persone estroverse o introverse
- schemi di relazione che sono stati trasmessi dalla famiglia o dall’educazione scolastica
- esperienze positive o negative incontrate nelle relazioni pregresse, sia personali che professionali
- il contesto culturale e l’ambiente in cui ci si muove
Trovare la distanza intermedia è l’obiettivo che dovremmo avere tutti. A patto di essere consapevoli di questa dinamica. È un processo per tentativi ed errori, in cui occorre tenere conto che la persona con cui si crea la relazione può avere uno schema completamente diverso dal nostro.
A chi non è successo di restare profondamente colpito da una persona appena conosciuta, di avvertire una grande affinità e sentire il desiderio di creare subito un legame profondo, avvicinandosi molto?
Ad altri invece può essere successo di vivere una situazione opposta: avvertire un’immediata ostilità per qualcuno che si conosce poco e a causa di pregiudizi o stereotipi, ferirlo con le parole o con i comportamenti: indifferenza o svalutazione.
Ogni persona può riuscire in questo intento perché l’altro avverte la sua stessa necessità. Può anche rimanere deluso perché l’altra persona non ha l’abitudine di aprirsi subito e non ricambia la sua percezione. Vuole approfondire la sua conoscenza per piccoli passi o non approfondirla affatto, mantenendola su un livello formale.
La svolta sta nel trovare la giusta distanza tra sé e gli altri quella che permette di poter dare e ricevere calore. Trovare la distanza corretta ci mette al riparo dal rischio di essere feriti o ferire, di diventare dipendenti, di lasciare meno spazio alla nostra identità personale. La sfida è quindi di evitare di rifugiarsi nella zona di comfort che è la “distanza”, dove è vero che non ci si fa male, ma non c’è neanche una relazione.
Se ad esempio si inizia un nuovo rapporto sentimentale o di lavoro è importante mantenere la propria autonomia individuale. In questa fase delle relazioni è consigliabile continuare a mantenere lo spazio per gli impegni e le abitudini personali.
Ci sono anche persone che si ricaricano nella solitudine perché hanno timore di essere invasi o sono stati già invasi dagli altri durante la giornata. È il caso delle attività con livelli intensi di relazione con gli altri, come i medici in questo periodo, ad esempio.
La necessità di isolarsi può magari offendere l’altro. Quindi ricordiamoci di spiegare bene che importanza ha per noi un certo comportamento.
Se uno dei due individui rinuncia al proprio benessere personale (lo spazio) per adeguarsi ai comportamenti e ai desideri dell’altro, col tempo nascerà un clima di sofferenza esplicito e fonte di conflitti, oppure implicito e fonte di risentimenti. In entrambe i casi ci sarà un allontanamento.
Per chiudere su questo tema è importante ricordare in quale delicata fase storica stiamo vivendo e come abbia riportato in evidenza proprio il dilemma di cui parliamo.
La solitudine e l’isolamento forzato in cui ci troviamo ci ha condotto a una nuova serie di relazioni distanti e del tutto inusuali per l’animale sociale che siamo. Ci ha condotto nel mondo online, dove valgono nuove regole che stiamo imparando faticosamente.
Sarà interessante valutare tra qualche tempo come saranno cambiati i rapporti tra colleghi, tra team di lavoro, tra professionisti e clienti, tra amici e conoscenti. Di sicuro c’è una sofferenza in questa mancanza di incontri fisici, di strette di mano, di abbracci e di sguardi.
D’altro canto c’è la possibilità di scoprire aspetti che in un momento diverso non avremmo notato. Il “distanziamento” paradossalmente è stato fondamentale, per ri-scoprire l’importanza della qualità delle relazioni e della “distanza giusta”.