“Il 60% dei giovani vuole aiutare il mondo. Alle aziende chiedono qual è l’impatto delle loro azioni, non più solo rendicontazione finanziaria: che tipo di cambiamento puoi generare?”, spiega Elena Zanella, amministratore unico di Elena Zanella Srl Fundraising Academy & Consulting
Per Zanella i giovani della Gen Z “sono dei venture capitalist della filantropia”
Una nuova generazione
Di giovani e giovani filantropi si è parlato in occasione del VII Philanthropy Day dello scorso 24 ottobre, organizzato a Milano dalla Fondazione Lang Italia. “La Gen Z è la generazione del tutto subito. È la generazione di Greta. Hanno un atteggiamento molto concreto nei confronti della vita. Una generazione che va nel merito delle cose, che chiede tanti perché. I giovani di oggi chiedono a tutti un impegno concreto, alle aziende in primis”. Li descrive così Federico Capeci, ceo insights division di Italia, Grecia e Israele e chief digital officer di Kantare, ricordando che chi appartiene alla generazione Z è nato tra il 1999 e il 2015.
“Il 61% di loro – aggiunge – chiede alle imprese di avere un punto di vista deciso sulle cose”. Oggi in Italia i Millennials e la Gen Z rappresentano il 35% della popolazione. “Quando una generazione cresce viene immersa in un mondo che può avere caratteristiche totalmente differenti dal punto di vista della società, delle relazioni. E per questo motivo lo stesso evento vissuto da generazioni differenti avrà conseguenze e effetti differenti e sarà vissuto in modo differente”, sottolinea Kantare.
Cos’è la filantropia per la Gen Z?
“Il 60% dei giovani vuole aiutare il mondo. Alle aziende chiedono qual è l’impatto delle loro azioni, non più solo rendicontazione finanziaria: che tipo di cambiamento puoi generare? I membri della Gen Z sono degli interventisti, non stanno a guardare. La reputazione non basta più”, chiarisce Elena Zanella, amministratore unico di Elena Zanella Srl Fundraising Academy & Consulting.
Secondo Zanella, “in questo momento i giovani non hanno tante possibilità economiche, quindi non donano quanto i loro genitori o nonni. Ma comunicano e molto. La sfida per il futuro sarà quella di comunicare loro attraverso il loro linguaggio”. Secondo la manager “i giovani comunque donano, soprattutto il proprio tempo e il proprio bagaglio personale”. E “la filantropia cambia, diventa di tipo sociale, non più solo economica”. I giovani della Gen Z “sono dei venture capitalist della filantropia”.
“I ragazzi della Gen Z cercano la verità. Ci obbligano a metterci lo specchio e chiederci se abbiamo costruito qualcosa per loro”, chiosa Francesca Devescovi, ceo di DigitAlly. “A differenza dei Millennials – aggiunge – generazione molto concentrata su se stessa, la Gen Z ha un’ottica di comunità, alla ricerca del rispetto dei valori dell’etica e dell’inclusione. I giovani sono più inclusivi, perché abituati a confrontarsi con persone che hanno un background diverso dal loro”.