- I lavoratori che hanno iniziato a versare contributi dal 1996 in poi possono utilizzare la rendita maturata dall’iscrizione alla previdenza complementare per arrivare agli importi minimi per accedere alla pensione anticipata a 64 anni
- Simulato quanto chi guadagna 1.500 euro netti dovrebbe investire in previdenza integrativa per poter raggiungere la soglia, con due possibili linee di investimento, basso rischio o alto rischio
Venerdì mattina, con 221 voti a favore e 117 contrari, la Manovra ha incassato la fiducia della Camera. Poi, in serata, si è illuminata la green light finale con 204 sì. Manca ancora una sosta in Senato, prima di arrivare al via libera definitivo atteso tra il 27 e il 28 dicembre. Intanto, il testo rinvia a una legge di bilancio da 30 miliardi di euro, con diverse conferme e alcune novità. Tra queste, quella in materia di pensioni, in particolare per chi è interamente nel sistema contributivo (vale a dire chi ha iniziato a lavorare dal 1996) ed è iscritto a una forma di previdenza complementare.
Manovra: le novità sulla pensione a 64 anni
Un emendamento della Lega riformulato e approvato in commissione alla Camera stabilisce infatti che i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi dal 1° gennaio 1996 in poi possono utilizzare la rendita maturata dall’iscrizione a un fondo pensione, sommandola a quella raggiunta nel regime obbligatorio, per arrivare agli importi minimi per accedere alla pensione anticipata a 64 anni. Con due vincoli, però. Innanzitutto, il requisito degli anni di contributi versati sale da 20 a 25 anni e, dal 2030, a 30 anni. Poi, la soglia d’importo da raggiungere passa da 3 volte a 3,2 volte l’assegno sociale, sempre a partire dal 2030.
Pensione anticipata a 64 anni: le simulazioni
We Wealth ha chiesto a smileconomy – società indipendente di ricerca e consulenza finanziaria, assicurativa e previdenziale – di simulare quanto, ogni mese, chi guadagna 1.500 euro netti dovrebbe investire in previdenza integrativa per poter raggiungere tale soglia e andare in pensione alla stessa età di chi guadagna invece 2.500 euro. La normativa già prevede infatti che la pensione anticipata contributiva sia alla portata solamente di coloro che avranno una pensione pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale (2,8 se madre di un figlio e 2,6 se di due o più figli).
Nelle elaborazioni sottostanti, ciò si vede confrontando chi guadagna 1.500 euro con chi guadagna 2.500 euro netti: i primi vanno in pensione tra i 68 anni e 7 mesi (50enni) e i 70 anni e 6 mesi (30enni), con la pensione di vecchiaia. I secondi invece vanno in pensione tra i 65 anni e 3 mesi (50enni) e i 67 anni e 2 mesi (30enni), grazie appunto al requisito di pensione anticipata contributiva. “Le età naturalmente crescono perché i requisiti ogni due anni vengono adeguati agli incrementi della speranza di vita”, spiega Andrea Carbone, divulgatore, economista, formatore e ideatore di smileconomy. “La novità per il 2025 è che la previdenza integrativa fa cumulo con quella pubblica per poter superare la soglia di 3 (o 2,8 o 2,6) volte l’assegno sociale. La soglia dal 2030 sarà di 3,2 volte”, ribadisce Carbone.
Fatte queste premesse, risulta evidente che per i dipendenti i versamenti oscillano dai 52 euro di un 30enne che investisse in una linea ad alto rischio ai 450 euro di un 50enne che investisse in una linea a basso rischio. Per gli autonomi si va invece dai 64 euro nel caso di un 30enne che investisse in una linea ad alto rischio ai 732 euro di un 50enne che investisse in una linea a basso rischio.
Nuova pensione anticipata contributiva: a chi conviene
“Complessivamente, si tratta di una novità che dovrebbe avere effetti prevalentemente in futuro e in particolare per:
- coloro che effettivamente si trovano vicini alla soglia (chi guadagna troppo poco non avrebbe probabilmente risparmi da investire);
- coloro che hanno molto tempo di fronte a sé, come i giovani, che possono investire di meno a parità di obiettivo, grazie all’aiuto offerto dal tempo e dai mercati”, osserva Carbone.
“Certo, in un’epoca in cui è necessario semplificare la comunicazione e la comprensione delle normative, si tratta di un’iniziativa di non semplice gestione per un lavoratore”, commenta l’esperto. “Anche perché un giorno potremmo trovarci in situazioni paradossali nelle quali dire a un lavoratore: i mercati sono crollati, la tua previdenza integrativa vale di meno, devi aspettare che i mercati ripartano per poter andare in pensione!”.