Nuove misure, attualmente al vaglio del Parlamento, incideranno sul sistema pensionistico
Nel 2022 verrà istituita Quota 102 che, sostituendo Quota 100, consentirà l’uscita dal mondo del lavoro a 64 anni di età e 38 di contributi
È confermata la mancata proroga di Quota 100. Questa circostanza, annunciata ormai da tempo, non desta alcuno stupore, stante il fatto che si trattava di un istituto pensato per rimanere in vita solo entro uno specifico limite di tempo, vale a dire per il triennio 2019-2022.
Nonostante la chiusura di Quota 100 per il 2022, impregiudicato rimane il diritto di presentare domanda di pensione ed accedere a Quota 100 – anche dopo il 31.12.2021 – per coloro che nel corso dell’anno matureranno i 62 anni di età e i 38 di contributi.
Al posto di Quota 100 viene introdotta Quota 102. Detta misura, attiva a partire dal nuovo anno, consiste in una combinazione di anzianità contributiva identica a quella di Quota 100 (38 anni di contributi) con una maggiore età anagrafica (64 anni). Invariate rimangono, come sottolinea l’approfondimento in commento, le altre caratteristiche di Quota 100. In particolare, anche per Quota 102 varrà il divieto di cumulo reddituale dal momento della decorrenza della pensione fino al compimento dell’età pensionabile di vecchiaia.
Si tratta di un sistema di prepensionamento che consiste in un accordo sottoscritto tra l’impresa e il Ministero, al fine di gestire i cambiamenti organizzativi dell’impresa e le trasformazioni aziendali.
In particolare, il contratto di espansione, permette uno scivolo pensionistico ai lavoratori che risolvono consensualmente il rapporto e che alla data di risoluzione si trovano entro 5 anni dalla pensione (di vecchiaia o anticipata). Detto accordo prevede poi l’impegno, da parte dell’azienda che intende esodare, a procedere a nuove assunzioni per facilitare il ricambio generazionale e l’attivazione di percorsi di formazione per i lavoratori che, invece, rimangono impiegati.
E quali prospettive per il riscatto di laurea? È recentemente tornata in auge la proposta di renderlo gratuito o, quanto meno, di abbassare notevolmente i costi del riscatto.
E invero, al momento si tratta solo di ipotesi. Deve essere ancora chiarita la platea dei beneficiari, in quanto, sostiene la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, sarebbe iniquo concedere il riscatto gratuito solo ad alcuni “fortunati” in presenza di migliaia di assicurati che hanno sostenuto a caro prezzo un riscatto di laurea oneroso.