Le sanzioni, anche quelle di natura doganali, devono essere proporzionali alla violazione commessa. La norma da applicare è quella europea
Nel caso in esame il giudice ha disapplicato la norma nazionale a favore di quella europea
E questo perché la sanzione data non risultava essere proporzionale alla violazione commessa
Le sanzioni devono essere proporzionate alla gravità della violazione commessa. Questo il principio emerso dalla sentenza del 4 agosto 2020 n.319/2020 data dalla Commissione tributaria provinciale di Genova. Il giudice ha tolto le sanzioni date in precedenza, per far rispettare il principio europeo di proporzionalità.
Il caso che ha portato alla sentenza parte da una sanzione doganale data ad un contribuente. Da sottolineare che quando si parla di questo ambito ci sono delle regole degli scaglioni da rispettare. Per esempio se si ha una pretesa di 5 mila euro questo porta ad una sanzione di 30 mila euro. a questo però si aggiunge un fatto rilevante. Se da una parte è vero che la normativa doganale è ormai completamente uniformata a livello europeo, è altrettanto vero che in materia di sanzioni i diversi paesi membri non hanno acconsentito ad una regolamentazione comune. C’è infatti bisogno di una direttiva del Parlamento. Però esiste un codice doganale che è in forza dal 2016 che stabilisce come le sanzioni devono essere proporzionate alla violazione commessa.
Nel caso che ha portato il giudice a ribadire il principio europeo, si era data una multa di 31.103 euro a fronte di 12 mila euro. Una sanzione pari al 253% delle somma contestata. Il soggetto a cui era stata data la seguente multa ha contestato la somma sostenendo che questa fosse troppo alta. L’importatore aveva fin da subito sostenuto che in base al regolamento europeo la sanzione dategli era nettamente sproporzionata. Da ricordare inoltre che questo è di livello superiore e dunque prevale sulle regole nazionali. La contestazione finisce davanti alla Ctp che prende in considerazione quanto detto e ribadito dai principi Ue e della stessa Corte Ue. Entrambi hanno infatti più volte sottolineato come le sanzioni date devono essere proporzionate alla gravità della violazione commessa.
Alla luce di queste il giudice ha ribadito che certamente è vero che gli stati membri dell’Ue sono liberi di stabilire le sanzioni da applicare nel caso in cui si verifichino delle violazioni, ma questi devono per forza rispettare il diritto Ue e i suoi principi generali. E di conseguenza non possono imporre sanzioni sproporzionate rispetto a quanto è la violazione commessa. Sempre seguendo il ragionamento. Spetta dunque al giudice nazionale verificare che la sanzione data non sia superiore alla violazione commessa. Nel caso in cui questa eccedesse allora deve intervenire per disapplicare la norma nazionale a favore di quella europea.
Nel caso in esame il giudice ha disapplicato la norma nazionale a favore di quella europeaE questo perché la sanzione data non risultava essere proporzionale alla violazione commessa
Le sanzioni devono essere proporzionate alla gravità della violazione commessa. Questo il principio emerso dalla s…
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