I canali d’acquisto del collezionismo italiano
La crisi covid sta modificando strutturalmente non solo il mercato dell’arte, ma anche i comportamenti di quanti lo frequentano. In precedenza, oltre il 50% dei collezionisti acquistava in galleria, il 18% acquistava in asta, il 12% tramite fiere, l’11% direttamente dall’artista. Nel corso degli ultimi mesi, l’incidenza delle aste online è enormemente cresciuta, così come il prezzo medio dei lotti battuti in asta (virtuale). «Sono modifiche permanenti, che resteranno anche quando l’emergenza sarà passata. La net generation compra online e ha grande familiarità con fonti aperte, in cui i prezzi sono trasparenti e la competizione avviene in totale impersonalità». Aspetto quest’ultimo che ha avvicinato all’arte individui prima intimiditi dal sistema tradizionale delle gallerie e delle aste fisiche. «Vi è poi stato un aumento della trattativa privata» e «molti musei hanno dismesso opere importanti per fare cassa (la cd. pratica del deaccessioning). Il famoso trittico di Bacon, l’opera più cara del 2020, è stato venduto proprio da un museo, quello di Oslo».
Collezionista “fai da te”? No grazie
I collezionisti italiani occupano per la loro passione oltre la metà del tempo libero. Il 70% degli acquisti viene fatto in Italia, il 30% sui mercati esteri: le fonti da monitorare sono sempre più numerose e non è pensabile un collezionismo “fai da te”. Così, dalla ricerca emerge che sempre più il collezionista italiano si avvale dei consigli degli specialisti.
Una delle domande più ricorrenti all’art advisor è «dove custodisco la mia collezione, come la conservo?». Vi è poi una tendenza a cercare sempre più servizi di caveaux, «non sono molte le abitazioni che consentono di allestire collezioni da 100-250 pezzi…», osserva il professore. Collezioni importanti chiamano l’esposizione pubblica, la voglia di condividere la bellezza che si ha la fortuna di possedere. Sta quindi crescendo l’interesse verso la creazione di musei privati e/o fondazioni. «Si stanno affacciando generazioni che sono latrici di prospettive e abitudini totalmente nuove», un aspetto che arricchisce il sistema dell’arte. «Si pensava che l’effetto della pandemia sul mercato sarebbe stato molto più drammatico: non è stato così. Già a luglio 2020 c’era un sentore di quello che poi sarebbe avvenuto in autunno [con i successi d’asta, ndr]. Siamo in piena fase di ricambio e allargamento del mercato».