Lo spiraglio aperto da Mattarella ha permesso alla Borsa di Milano di sperare nella prosecuzione di Draghi a Palazzo Chigi: il Ftse Mib è rimbalzato dell’1,84% venerdì 15 luglio e registrando un rialzo in linea con le altre Borse europee
Secondo Filippo Diodovich, senior market strategist di IG, “i mercati stanno scontando una nuova soluzione di governo con a capo sempre Draghi, visto che le alternative (governo traghettatore e nuove elezioni) sembrano essere troppo punitive per l’economia italiana
Ci sono una manciata di giorni preziosi per provare a ricucire la maggioranza “di unità nazionale” che, a detta del premier Mario Draghi ormai “non c’è più”. Questa volta ad aver lanciato il Whatever it takes è stato il Presidente Sergio Mattarella che, alla luce della fiducia incassata giovedì al Senato dal governo, ha scelto di respingere le dimissioni di Draghi. Il chiarimento con il M5s è rimandato a mercoledì prossimo in parlamento, quando il premier riferirà sulla situazione. E’ l’ultimo tentativo per scongiurare l’ipotesi delle elezioni anticipate in una fase piuttosto delicata per l’economia del Paese, colpito caro-prezzi e dalle ritorsioni della Russia sulle forniture di gas. Nei retroscena Draghi parla di “un’agibilità politica” perduta e di una credibilità da salvaguardare e incompatibile con le richieste del M5s, ma anche con quelle della Lega, che tifa per uno scostamento di bilancio da 50 miliardi cui Draghi si oppone.
Lo spiraglio aperto da Mattarella ha permesso alla Borsa di Milano di sperare nella prosecuzione di Draghi a Palazzo Chigi: il Ftse Mib è rimbalzato dell’1,84% venerdì 15 luglio (senza colmare il rosso del 3,44% della seduta precedente), registrando un rialzo in linea con le altre Borse europee (Stoxx 600 +1,80%). Lo spread, nel frattempo si è mantuto stazionario a 223 punti base sul bund tedesco, ma comunque al di sopra dei 209 punti base di mercoledì, prima il non-voto della fiducia al governo da parte dei Cinque Stelle.
Per gli analisti è una crisi con cattivo tempismo
“Sebbene l’Italia non sia estranea al teatro politico, l’incertezza causata dalla crisi di governo potrebbe impattare più del solito sui mercati, in quanto precede di qualche giorno un’importante decisione della Bce sui piani d’intervento nei mercati obbligazionari”, ha commentato Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer di UBS WM in Italia.
“Draghi potrebbe ancora cercare il sostegno degli alleati in una nuova votazione”, ha affermato l’economista senior di Bloomberg, David Powell, “la reazione attenuata dell’euro rispetto al dollaro alla notizia potrebbe significare che gli operatori considerano questo come l’esito più probabile.”
Gli analisti di Credit Suisse sono andati oltre nell’elaborazione degli scenari attribuendo alla possibilità che questo governo prosegua con la medesima coalizione le chance più elevate (45%), seguita dall’opzione elezioni anticipate (40%). Insomma, alle altre possibilità vegono date solo chance residuali (nuovo governo con partiti che escono dalla coalizione,10% e nuovo governo con nuovo premier, 5%).
Secondo Filippo Diodovich, senior market strategist di IG, “i mercati stanno scontando una nuova soluzione di governo con a capo sempre Draghi, visto che le alternative (governo traghettatore e nuove elezioni) sembrano essere troppo punitive per l’economia italiana in un momento così delicato sia dal punto di visto geopolitico sia da quello economico (crisi energetica, requisiti per fondi Pnrr, legge di bilancio, scudo anti-spread e rischi di recessione) sia da quello sanitario”. Per lo strategist di IG l’esito del confronto fra Draghi e i partiti imprimerà una nuova direzione allo spread: positiva se il premier resterà a capo del governo, con uno spread Btp-bund di nuovo sotto i 200 punti base, mentre la reazione sarà negativa nel caso di elezioni anticipate (300 punti base).
I titoli da preferire in questa fase, secondo Equita Sim, sono quelli “con maggior diversificazione internazionale e una struttura finanziaria solida (DiaSorin, Moncler, Campari, Reply), con protezione dall`inflazione (Inwit, Terna, Enav), mentre i titoli finanziari e ciclici sono quelli maggiormente esposti in negativo”.
Le linee dei partiti in vista di mercoledì
Le posizioni dei partiti finora trapelate non sono ancora pienamente chiare. Quella più prevedibile è la volontà del Pd: “Abbiamo chiesto al presidente Mario Draghi di rivedere la sua decisione”, ha dichiarato il ministro del Lavoro dem, Andrea Orlando, “le urne non vanno demonizzate, ma andarci alla vigilia di una legge di bilancio in un quadro pandemico che si fa sentire e in una situazione internazionale come quella attuale, senza aver messo in sicurezza redditi di lavoratori e pensionati e aver dato risposte sull’incidenza dell’inflazione, non è certamente la soluzione migliore”.
Più ambigua la posizione di Lega e Forza Italia, che in una nota congiunta hanno “preso atto che non è più possibile contare sul Movimento 5 Stelle in questa fase così drammatica”. Per Draghi, invece, la presenza del M5s al governo è sempre stata considerata indispensabile per garantire lo “spirito di unità nazionale” della sua iniziativa di governo.
Fra i Cinque Stelle, poi, trapelano malumori sulla linea dura imboccata dal leader Giuseppe Conte. Benché il M5s non abbia mai dichiarato di voler votare contro l’esecutivo è trapelata l’ipotesi di un ritiro dei tre ministri (Patuanelli, Dadone, D’Incà) e dei sottosegretari. Ciò potrebbe indicare un supporto esterno da parte del M5s all’esecutivo che, salvo ripensamenti, Draghi non intende accettare. Secondo quanto ricostruisce l’Ansa, il ministro per i Rapporti con il parlamento, Federico d’Incà “avrebbe chiarito di non condividere la posizione di chi nel Movimento vorrebbe il ritiro dei ministri e, quindi, il tramonto definitivo anche dell’ipotesi di un nuovo sostegno al premier Mario Draghi”.