- L’S&P Gsci, l’indice di riferimento sull’andamento del mercato delle commodity, ha segnato un picco del +12% ad aprile per poi ridursi a una salita del +1,34% da inizio anno
- Stando ai dati FactSet visionati da Cnbc, a trainare la corsa è un paniere di soft commodity che include cacao, uova, succo d’arancia, gomma e caffè
La recente recrudescenza dell’influenza aviaria, condizioni climatiche avverse in diverse zone di coltivazione, un aumento della domanda dei veicoli elettrici: sono solo alcuni dei fattori che hanno contribuito da inizio anno all’alta volatilità del mercato delle materie prime. Le quotazioni dei futures sul succo d’arancia e sul cacao hanno toccato livelli record nel primo semestre, mentre i prezzi del greggio oscillavano sulla scia delle notizie provenienti dal Medio Oriente.
“Finora i mercati delle materie prime sono stati volubili, alla continua ricerca del più piccolo barlume di speranza per salire a nuovi massimi, per poi crollare al minimo accenno di possibile delusione”, spiega Sabrin Chowdhury, director and head of commodities analysis di Bmi intercettata da Cnbc. L’S&P Gsci, l’indice di riferimento sull’andamento del mercato delle commodity, ha segnato un picco del +12% ad aprile per poi ridursi a una salita del +1,34% da inizio anno nella mattinata di venerdì 23 agosto. Ma quali beni hanno guadagnato di più da un anno all’altro e quali meno?
Materie prime: al top il cacao
Stando ai dati FactSet visionati da Cnbc, a trainare la corsa è un paniere di “soft commodity” che include cacao, uova, succo d’arancia, gomma e caffè. Il cacao è in cima alla classifica: i futures hanno raggiunto il massimo storico di 11.722 dollari per tonnellata metrica ad aprile, complici le forti piogge e le malattie che hanno colpito i principali produttori della Costa d’Avorio e del Ghana e che hanno interrotto le catene di approvvigionamento. Secondo Darren Stetzel, senior vice president of soft commodities for Asia di StoneX, il mercato del cacao si stabilizzerà con il miglioramento delle condizioni climatiche in Africa occidentale verso il 2025, anche se i prezzi saranno lenti a tornare ai livelli precedenti al picco di quest’anno.
Fonte: Cnbc
Succo d’arancia, produzione in crisi
Quanto alle uova, la recente diffusione dell’influenza aviaria negli allevamenti di pollame negli Stati Uniti, in Giappone e in altri Paesi ha fatto impennare i prezzi di oltre il 62% per dozzina da inizio anno. I futures sul succo d’arancia hanno invece toccato il picco a maggio: il calo della produzione in Florida (principale produttore in Usa) e le condizioni climatiche avverse in Brasile hanno innescato la crisi del settore. Secondo Cnbc, difficilmente la situazione subirà un’inversione di marcia in breve tempo. Anzi, la produzione mondiale di succo d’arancia è destinata a subire una contrazione per la quinta stagione di seguito proprio a causa della situazione in Brasile. “Considerate le rese dei raccolti di arance previste per la prossima stagione, si prevede che i prezzi rimarranno elevati almeno per i prossimi 12 mesi”, sostiene David Branch di Wells Fargo.
Parallelamente, i prezzi della gomma sono schizzati di circa il 30% da gennaio. A favorire l’impennata è stata in questo caso la retromarcia dei maggiori produttori mondiali di gomma naturale, Thailandia e Indonesia, a causa delle scarse precipitazioni. Ma non solo. Lato domanda, a spingere i prezzi verso l’alto è stato anche l’aumento della richiesta di veicoli elettrici in Cina; il che non sorprende se si considera che il settore automobilistico rappresenta circa i due terzi del consumo mondiale di gomma naturale, appunto. Infine c’è il caffè, i cui futures sono balzati da un anno all’altro a causa delle condizioni climatiche avverse nelle zone di coltivazioni nel sud-est del Brasile. In più, il fenomeno climatico noto come “El Niño” (che si forma quando la superficie dell’Oceano Pacifico centrale aumenta di 0,5°C per un periodo di tempo non inferiore ai cinque mesi, ndr) ha innescato un calo dei raccolti in Vietnam e Indonesia, altri due produttori chiave di caffè. Menzione degna di nota per l’oro, che si posiziona tuttavia sesto tra le materie prime più performanti. Come approfondito da We Wealth, il rally del metallo giallo si è recentemente preso una pausa, dopo aver ripetutamente aggiornato i massimi superando i 2.500 dollari l’oncia.
Materie prime: i maggiori perdenti
Diverso il caso del minerale di ferro e dei cereali, che figurano tra i maggiori perdenti. Per Vivek Dhar, direttore della ricerca sulle materie prime ed energetiche della Commonwealth Bank of Australia, a trascinare verso il basso i prezzi del minerale di ferro sembrerebbe essere stata non solo la crisi immobiliare cinese ma anche il peggioramento dei margini delle acciaierie della Terra del Dragone. Quanto ai cereali – dal grano al mais alla soia – l’industria mondiale soffre di “un’ampia eccedenza di scorte dovuta alla produzione consecutiva di grandi raccolti in tutte le principali regioni produttrici di cereali”, dice Tim Luginsland, responsabile del settore agroalimentare di Wells Fargo. Così, il mercato dell’export è stato invaso, favorendo una discesa dei prezzi.