- Wall Street è stata colpita dalle vendite nelle prime sedute di settembre, riaccendendo l’attenzione sui Magnifici 7.
- In Europa, la concentrazione dei listini è in aumento, ma il fenomeno è molto diverso dagli Usa
- Gli Etf hanno cavalcato il rally, ma ora rischiano di più se crolleranno i mercati. I gestori attivi si trovano di fronte al dilemma se seguire il gregge o diversificare
Le Borse mondiali hanno iniziato settembre all’insegna dei ribassi, trascinate dalle azioni statunitensi, dopo che i listini sembravano aver superato il crollo di lunedì 5 agosto.
Così è tornato prepotentemente alla ribalta il problema della forte concentrazione di Wall Street nei Magnifici 7 (o poco più). Non solo, il tema sta diventato sempre più scottante perché non riguarda esclusivamente la Borsa americana.
Partiamo da cosa è accaduto negli Stati Uniti. Dall’inizio del 2023 fino al picco di metà luglio, l’indice azionario statunitense (Morningstar Us Maket Index) ha registrato un rendimento cumulato del 50,2% in dollari. A guidare il rally è stata Nvidia, che ha registrato un’impennata del 765,2% e ha contribuito per 7,5 punti percentuali al guadagno del mercato. Tra gli altri Magnifici 7, Microsoft e Apple hanno guadagnato oltre l’80% ciascuna e hanno contribuito per oltre 4 punti percentuali al rendimento totale. Infine, Amazon, Alphabet e Meta hanno ciascuno dato un apporto di oltre 2 punti percentuali e Tesla uno inferiore.
Il rally del mercato americano dal 2023 a inizio settembre 2024
Durante il selloff di inizio agosto, i big tecnologici sono stati tra i 10 titoli maggiormente responsabili del calo di Wall Street. Da allora i Magnifici 7 hanno recuperato (eccetto Alphabet) e con essi il mercato azionario americano. Ma l’episodio di inizio agosto ha mostrato chiaramente come le sorti della Borsa Usa siano strettamente dipendenti da una manciata di titoli e le preoccupazioni si sono riaccese lo scorso 3 settembre, con il Nasdaq 100 che ha lasciato sul terreno il 3%, trascinato da Nvidia, che ha perso quasi il 10%.
Il problema non riguarda solo i listini d’oltreoceano, ma anche quelli mondiali, perché gli Stati Uniti pesano per circa il 65-70% negli indici globali, che finiscono anch’essi per essere mossi da pochi titoli.
Perché la concentrazione nei Magnifici 7 è rischiosa per gli Etf?
Gli investitori in Etf devono prestare particolare attenzione al fenomeno. Un’analisi Morningstar rivela che gli Exchange traded fund che replicano fisicamente gli indici rappresentativi del mercato americano, come l’S&P 500 o l’Msci Usa mostrano una concentrazione nelle prime 10 posizioni intorno al 34% (in base ai dati di portafoglio di luglio e agosto). Inoltre, un investitore in Etf azionari globali a larga capitalizzazione dovrebbe mettere in conto una concentrazione superiore al 20% nei primi 10 titoli, tra cui molte big tech americane.
Anche in Europa la concentrazione è in aumento
La crescente concentrazione dei mercati non riguarda solo gli Stati Uniti o gli indici globali, ma anche l’Europa, dove però siamo lontani dai record di Wall Street. Nell’indice Morningstar Developed Markets Europe Tme i primi 10 titoli pesano circa il 23% e sono molto più diversificati in termini settoriali. In base ai dati a fine agosto, Novo Nordisk è il primo titolo per peso (4,2%) e appartiene al comparto farmaceutico, Aslm Holding (3,1%) è il secondo ed è un tecnologico, mentre il terzo è Nestlé (2,5%, beni di consumo difensivi). Nella top 10 troviamo anche energetici e finanziari.
L’esposizione settoriale dell’indice Morningstar Developed Markets Europe Tme
Come negli Stati Uniti, la concentrazione è maggiore tra i titoli europei growth rispetto ai value, con i primi dieci che pesano quasi il 36% contro poco meno del 25% delle azioni orientate al valore.
“In Europa i 10 più grandi titoli growth sono stati responsabili di circa la metà dei rendimenti degli indici azionari growth negli ultimi cinque anni, mentre negli Stati Uniti lo sono stati per i due terzi”, spiega Natalia Wolfstetter, director of Manager Research di Morningstar. “Per contro, gli indici value hanno avuto una leadership molto più ampia”.
Etf o gestione attiva?
Se da un lato gli Etf sono stati avvantaggiati dalla replica passiva degli indici di riferimento in questa fase di mercati concentrati, dall’altro sono più a rischio in caso di un crollo dei listini, soprattutto se a guidarlo sono i titoli più in voga negli ultimi anni.
I gestori attivi, però, non hanno ugualmente vita facile. Le analisi Morningstar mostrano che i fondi attivi della categoria Azionari Europa large-cap growth sono stati in media sotto-esposti a top performer come Aslm, Sap e Airbus da gennaio 2023 a maggio 2024 e questo spiega in larga parte i rendimenti inferiori all’indice di riferimento.
“Negli ultimi anni, i fondi a gestione attiva hanno faticato a sovraperformare gli indici top-heavy, poiché non hanno un’esposizione sufficiente alle azioni più importanti, sia a causa delle restrizioni sulla concentrazione a livello di titoli sia, soprattutto, perché hanno cercato di differenziarsi dall’indice sottostante per generare rendimenti in eccesso”, spiega Wolfstetter. “Nei periodi di alta concentrazione, questo li pone in una posizione di svantaggio rispetto ai fondi passivi che allocano il capitale in base alla capitalizzazione di mercato”.
Seguire il gregge o rischiare di perdere guadagni?
Le strategie dei gestori attivi sono complicate dal fatto che “la paura di perdere rendimenti”, cosiddetta “fear of missing out”, può indurli a “seguire il gregge” a discapito della diversificazione. Ma anche questo può portare a performance deludenti se si sbaglia il timing di ingresso e si acquista quando le valutazioni sono già alte, magari molto di più di quello che suggeriscono i fondamentali.
È anche vero, però, che evitare i top performer in un rally concentrato è una ricetta per la sottoperformance, come possono testimoniare i gestori che hanno scelto di non investire in Novo Nordisk o Asml negli ultimi anni.
Gli investitori possono mitigare i rischi?
Sebbene la concentrazione non sia necessariamente un segnale di imminente rischio di ribasso, la storia dimostra che i forti rendimenti si affievoliscono nel tempo, anche se oggi la leadership di mercato dei Magnifici 7 può sembrare più consolidata che in passato a causa della loro presenza su scala globale che rende difficile scalzare le loro posizioni.
Wolfstetter di Morningstar ricorda, tuttavia, che la concentrazione “può essere associata a livelli di valutazione elevati che implicano grandi aspettative sulla crescita futura. Il margine di errore per soddisfare queste aspettative diminuisce con l’aumentare delle valutazioni, il che significa che variazioni relativamente piccole nelle aspettative possono portare a grandi aggiustamenti nelle quotazioni dei titoli”.
“Poiché nessuno sa quando la marea cambierà, gli investitori dovrebbero adottare un approccio equilibrato alla concentrazione all’interno dei fondi che possiedono”, conclude l’analista, la quale suggerisce di abbinare strategie attive a Etf per mitigare sia il rischio di concentrazione sia quello di perdere rendimenti se i Magnifici 7 e gli altri titoli che dominano gli indici continueranno a salire.