Ma chi è l’art advisor?
Il mercato globale dell’arte può talvolta presentare non poche difficoltà a chi non ha molta esperienza. Un buon art advisor è una figura professionale che offre una varietà di servizi: accompagna apprezzabili collezionisti nella gestione delle loro opere d’arte così come giovani Millennials e Gen Z nello sviluppo di una nuova collezione. L’art advisor ricerca l’opera più appropriata per il cliente, aiuta a verificare se le condizioni dell’opera e dei materiali di cui si compone sono adeguati, analizza l’andamento del mercato e assiste il cliente nella negoziazione della migliore offerta. La gestione avviene in collaborazione con operatori esperti di art collection management e con società di servizi integrati per l’arte e può consistere altresì nella pianificazione successoria in vista della continuità generazionale. L’art advisor affianca i wealth manager e i private banker nelle vendite in asta e negli acquisti in fiera di opere d’arte per conto di importanti clienti e sovente è un servizio interno alla banca. Gestisce inoltre i rapporti con gli artisti e le loro fondazioni, ad esempio, per le ricerche d’archivio sulla provenienza e per le richieste dei certificati di autenticità. Collabora con primari studi di avvocati e fiscalisti per la conduzione delle due diligence, la redazione dei contratti, la circolazione internazionale delle opere e la costituzione di veicoli ad hoc, come trust e fondazioni, destinati alla conservazione delle collezioni. Coadiuva i family office nella gestione del patrimonio artistico di famiglia. Un art advisor quindi non si limita a disporre della propria abilità e preparazione tecnica per guidare i collezionisti a concludere affari sul mercato, bensì svolge a loro favore ben più ampie e articolate attività di consulenza.
Come è noto, l’art advisory nasce principalmente nei paesi in cui il mercato dell’arte è stato da sempre più fiorente, primi tra tutti, USA, UK, Francia e Svizzera; in seguito, ha fatto il suo ingresso nei nuovi mercati come la Cina e gli EAU, per posizionarsi in Italia, sebbene con una quota ridotta e limitata a poche realtà. Nel nostro paese, infatti, l’art advisory è svolta, essenzialmente per i clienti privati delle banche e per le grandi collezioni, anche istituzionali, da società specializzate in art advisory e art collection management.
Quali requisiti deve avere l’art advisor?
Competenza e professionalità in assoluto sono le prime caratteristiche. Avere condotto studi specifici nella materia della storia dell’arte e delle collezioni, essersi formato in realtà di mercato, come primarie case d’asta o gallerie, essere conoscitore di un principale settore e non un generalista (ad esempio, un art advisor esperto di Old Master, difficilmente conosce anche le logiche del mercato dell’arte contemporanea), avere contatti e relazioni con altre competenze in modo da poter orientare le richieste sul professionista più adeguato all’esigenza manifestata dal cliente.
Conoscenza del mercato significa per un art advisor avere sviluppato rapporti professionali esclusivi con i player del settore e aver acquisito la fiducia necessaria a condurre tali rapporti. Non solo; significa sapersi dirigere verso il migliore canale di vendita o di acquisto, riconoscere se una transazione possa raggiungere un migliore risultato se l’opera è posta in asta oppure se è venduta per trattativa privata.
Disponibilità all’ascolto, tempestività delle risposte alle richieste della clientela più sofisticata e compartecipazione alla passione che motiva ogni collezionista nella raccolta delle opere, sono altre peculiarità dell’art advisor. Segue la mobilità del cliente e con lui le opere, spesso lo accompagna alle fiere, alle aste e nelle gallerie, durante le inaugurazioni degli eventi legati al mondo dell’arte, diventando una vera e propria guida capace di aprire molte porte. Non da ultimo, altra caratteristica dell’art advisor è la trasparenza nei rapporti con i collezionisti e la sua indipendenza; ciò significa perseguire l’interesse del cliente e non avere conflitti d’interesse di alcun genere. Non essendo una professione regolamentata, in alcuni paesi, le società di art advisory hanno optato per un regime di trasparenza nei confronti della clientela permettendo di conoscere gli importi dei compensi ricevuti dai clienti o dai propri soci d’affari.
A maggiore garanzia del cliente assistito da un art advisor che compie attività di intermediazione nella compravendita (e che non si limiti a suggerire quale opera acquistare), in Italia, con il decreto legislativo n. 125/2019 (che modifica il decreto legislativo n. 231/2007) è stata introdotta la V Direttiva Antiriciclaggio che annovera, tra i nuovi sog- getti obbligati:
- i soggetti che esercitano attività di commercio di cose antiche e di opere d’arte o che agiscono in qualità di intermediari nel commercio delle medesime opere, anche quando tale attività è effettuata da galle- rie d’arte o case d’asta (art. 115 TULPS) qualora il valore dell’operazione, anche se frazionata o di operazioni collegate sia pari o superiore a 10.000 euro;
- i soggetti che conservano o commerciano opere d’arte ovvero che agiscono da intermediari nel commercio delle stesse, qualora tale attività è effettuata all’interno di porti franchi e il valore dell’operazione, anche se frazionata, o di operazioni collegate sia pari o superiore a 10.000 euro.
Cosa fa l’art advisor?
Per chi possiede una collezione strutturata, l’art advisor può seguire personalmente la sua gestione. La sua figura è accostata a quella dell’art collection manager per la conduzione di operazioni di inventario e di catalogazione delle opere, la raccolta dei documenti che testimoniano la loro storia, provenienza e autenticità, la conservazione delle opere mediante la selezione dei più accreditati restauratori, la loro custodia presso caveau o depositi in porti franchi, l’individuazione degli assicuratori più stimati e dei trasportatori specializzati in arte per la movimentazione delle opere. Un bravo art advisor conosce bene come prendersi cura dell’arte e conosce le prassi museali per la manutenzione e la protezione delle opere.
L’art advisor può dare pareri su comemeglio valorizzare la collezione tramite l’acquisto di nuove opere, la sostituzione di opere acquistate in precedenza, la creazione di archivi e banche dati digitali, l’accesso a piattaforme online per i prestiti, intesse relazioni con musei sul piano internazionale, creando così un sistema dinamico propedeutico alla proficua gestione della collezione.
Ad esempio, quando un’opera o più opere della stessa collezione sono richieste da un museo per una mostra, l’art advisor consiglia come e a chi affidare le varie fasi di cui si compone il processo, supervisionando il lavoro degli operatori coinvolti: predisposizione dei condition report, imballaggio e disimballaggio, trasporto, assicurazione, adempimenti doganali e fiscali, redazione delle schede di prestito e dei vari contratti in collaborazione con studi legali internazionali accreditati, curando tutti i rapporti con i registrar, fino alla installazione presso la sala del museo previa verifica delle condizioni ambientali. Lo stesso fa quando accompagna il collezionista ad acquistare un’opera a Miami Art Basel perché sia collocata presso la sua residenza in Italia o la sua casa di vacanza a Saint Moritz: segue tutti gli spostamenti dell’opera, consiglia come eseguirli, gestisce i rapporti con gli altri consulenti.
Quali opportunità per l’art advisory nel prossimo futuro?
Non bisogna guardare all’art advisory come a figure legate solo alla realtà dei privati collezionisti, siano questi singoli o famiglie. L’art advisor ha enormi possibilità nel mondo corporate, sostenendo le imprese a sviluppare una corporate art collection, a concepire il modo di valorerizzare il brand attraverso le collaborazioni con gli artisti, a favorire la social corporate responsibility e la cultura d’impresa con la creazione di musei che possano accogliere il patrimonio storico aziendale o la collezione d’arte, restituendo tutto ciò a un pubblico sempre più ampio. Opportunità si profilano anche per i family office che sempre più spesso sono chiamati a gestire i “passion asset”. I family office giocano un ruolo fondamentale e l’internalizzazione del servizio di art advisory per molti di loro potrebbe essere una chance per il prossimo futuro. L’art advisory in Italia ha quindi grandi potenzialità per affermarsi sul mercato dell’arte e in tal modo contribuire a formare una vera e propria professione a favore del collezionismo privato e d’impresa.L’art advisory in Italia ha quindi grandi potenzialità per affermarsi sul mercato dell’arte e in tal modo contribuire a formare una vera e propria professione a favore del collezionismo privato e d’impresa.