Condotta un’analisi su un paniere di 30 aziende che rappresentano 1,1 trilioni di valore di mercato e con un’elevata quota di donne nel top management
La percentuale al femminile ai livelli esecutivi raggiunge il 63,2% nel Nord America, il 52,9% in Europa e il 59,7% nell’Asia Pacifico
Ma non tutte le imprese sembrano essere capaci oggi di cogliere quest’opportunità. BG Saxo ha analizzato un campione di 2.600 aziende con un valore di mercato superiore ai 5 miliardi di dollari tra Nord America, Europa e Asia, evidenziando come la quota media di donne dirigenti sfiori il 14,3% e solo un numero contenuto abbia già raggiunto la parità di genere. Parallelamente, ha costruito un paniere di tematico composto da 30 società, distribuite equamente tra Nord America, Europa e Asia Pacifico, escludendo ancora una volta quelle con un valore di mercato inferiore ai 5 miliardi di dollari. In questo caso, la percentuale media di donne ai livelli esecutivi raggiunge il 63,2% nel Nord America, il 52,9% in Europa e il 59,7% nell’Asia Pacifico.
A fare da traino in termini di market cap è JPMorgan Chase, con un valore di mercato che supera i 429 milioni. Seguono Bhp Group Plc con 165 milioni, Investor Ab con 65 milioni e Block Inc con 48 milioni. “Ci sono pochi nomi a sorpresa sulla lista ma tra di loro vanno evidenziati il gigante minerario Bhp Group e la società di esplorazione di petrolio e gas Woodside Petroleum (con un valore di mercato oltre i 16 milioni di dollari, ndr)”, osserva Garnry. “La crescita media dei ricavi in queste 30 società è del 12,8%, che è al di sopra della media del mercato, e il Roic/Roe media è del 13,6%, leggermente al di sopra della media globale”. Complessivamente, aggiunge, si tratta dunque di “un paniere (definito Women in leadership, ndr) di buona qualità”. Ma quello che è emerso dall’analisi, soprattutto, è che queste società hanno restituito un rendimento complessivo del 250% dal 2015 a fronte del 101% dell’indice Msci World, come evidenziato dal grafico sottostante. “Ovviamente”, precisa in conclusione Garnry, “questo riflette una combinazione di sopravvivenza e bias di selezione, poiché la performance storica non è un indicatore delle prestazioni future”.