Larry Fink, ceo e presidente del più grande asset manager del mondo, BlackRock, è dell’avviso che l’invasione della Russia in Ucraina stia invertendo la lunga tendenza della globalizzazione
Fink, la cui azienda ha in gestione più di 10 mila miliardi di dollari, ha detto che BlackRock ha sospeso l’acquisto di qualsiasi titolo russo nei suoi portafogli
Locale, green e crittografico
Il mondo post-pandemia e guerra immaginato da Larry Fink è piuttosto diverso da quello conosciuto nelle ultime decadi. Per il fondatore di Blackrock il primo effetto che porta con sé il conflitto tra Ucraina e Russia è la fine della globalizzazione: “i governi rivedranno le loro dipendenze dalle altre nazioni. Questo potrebbe portare le aziende a ritirarsi da alcuni paesi”. Risultato? Una spirale dei prezzi al rialzo. “Un riorientamento su larga scala delle catene di approvvigionamento sarà intrinsecamente inflazionistico” ha spiegato Fink, sottolineando che i paesi più favoriti dal nuovo assetto economico globale potrebbero essere il Messico, il Brasile, gli Stati Uniti, e i centri di produzione nel sud-est asiatico.
Il secondo impatto della guerra è di carattere energetico. L’invasione russa influenzerà la transizione verso un’energia più pulita. Perlomeno nel medio-lungo periodo. Nel breve termine infatti la ricerca di alternative al petrolio e al gas naturale russo “rallenterà inevitabilmente il progresso del mondo verso lo zero netto”. Ma al passare del tempo, i prezzi più alti per i combustibili fossili renderanno una più ampia gamma di energie rinnovabili finanziariamente competitive, “accelerando effettivamente il passaggio verso fonti di energia più verdi”.
Infine, Fink si è soffermato sul tema delle criptovalute. “Un potenziale impatto della guerra in Ucraina è l’accelerazione dell’adozione delle valute digitali. Un sistema di pagamento digitale globale, progettato con cura, può migliorare il regolamento delle transazioni internazionali, riducendo il rischio di riciclaggio di denaro e di corruzione”.
Gli spillover in Europa
Al netto di come sarà il mondo di domani, gli effetti della guerra si stanno già propagando nel mondo di oggi. Sopratutto in Europa. Secondo un report di Goldman Sachs sono diversi gli spillover che stanno attraversando il Vecchio Continente. In primis si sta assistendo a un peggioramento delle condizioni finanziarie: una contrazione di 100 punti base del rispettivo indice elaborato da Goldman Sachs si accompagnerebbe a una diminuzione del pil reale di circa l’1% dopo un anno.
Il secondo spillover è di carattere commerciale. Anche se le esportazioni verso la Russia e l’Ucraina rappresentano solo circa l’1% del pil dell’area euro, Goldman ritiene che le ricadute commerciali siano diventate più rilevanti con l’aumento del rischio di interruzioni della catena di fornitura. L’arresto delle importazioni di cablaggi dall’Ucraina, per esempio, ha già portato a tagli di produzione negli stabilimenti Volkswagen e BMW in Germania.
In terzo luogo, la dipendenza della zona euro dalla Russia per il suo fabbisogno energetico, in particolare per il gas, potrebbe comportare tagli sostanziali alla produzione industriale in caso di interruzioni delle forniture. Nello scenario di base, Goldman ha ipotizzato un arresto dei flussi di gas russo verso l’Europa attraverso l’Ucraina, una botta di oltre 1,0 punti percentuali alla crescita di quest’anno.
Infine, l’impennata dei prezzi dell’energia peserà sui redditi e sulla spesa delle famiglie, spesa che almeno per ora ad ogni modo non si è ancora ridotta. Tuttavia, nel breve termine è difficile distinguere le possibili ricadute della guerra sul comportamento dei consumatori da quelle del covid, data la stagionalità e le preoccupazioni per un nuovo aumento dei casi di covid, con la Germania che la settimana scorsa ha registrato il numero più alto di nuovi casi dall’inizio della pandemia. Ad ogni modo, alcuni survey, tra cui il Sentix e lo ZEW, stanno indicando un calo del sentiment dei consumatori nell’area euro.