L’acqua si confonde con il cielo, l’ora e la stagione sono indefinite. La luce è fioca, ma non si capisce se si è all’inizio o alla fine del giorno. Residui di umanità stazionano nello spazio. La foto (Il mio cuore è vuoto come uno specchio – Episodio di Odessa, stampa fotografica su dbond, 150 x 250 x 6 cm) che apre questo articolo è stata scattata nei pressi di Odessa, in Ucraina, sul lago salato di Kuyalnyk, nel 2020. È il cuore dello stand di Lia Rumma ad Artissima 2021 (Torino). L’autore è Gian Maria Tosatti (Roma, 1980), dal 2018 interamente impegnato nel progetto Il mio cuore è vuoto come uno specchio, una indagine a tappe (Catania, Riga, Cape Town, Odessa, Istanbul) «su quali sono i punti critici che stiamo vivendo in questo momento contraddistinto dalla crisi della democrazia occidentale». Il nome viene dal cinema, da una battuta di Antonius Block nel Settimo sigillo di Ingmar Bergman.
«Si tratta di un ritratto installativo, non pittorico», ci spiega lo stesso Gian Maria Tosatti. «L’installazione consiste principalmente nella scelta del luogo. Alle spalle della spiaggia fotografata ci sono le rovine del più grande sanatorio dell’ex Unione Sovietica, ancora parzialmente in funzione. Da ottobre a febbraio la luce è tale per cui il colore dell’acqua e del cielo coincidono perfettamente: si arriva su questa spiaggia e si vive l’esperienza del nulla». L’Ucraina è un paese in guerra al centro dell’Europa. Avendo già vissuto il dramma di Chernobyl, ha sviluppato «una filosofia di vita che è molto particolare: gli abitanti vivono ogni giorno come se il successivo dovessero morire». E
l’interrogativo che germina davanti a questo paesaggio dal sapore apocalittico è: come sarebbe una città dopo la scomparsa dell’uomo?
«Sia la luce… sono le parole con cui conosciamo Dio nella Bibbia, quelle con cui si accende la volta celeste e ha inizio la creazione». L’uomo in fondo dalla sua comparsa «ha sempre cercato di prendere il posto di Dio come dominus della natura». È riuscito ad inventare la luce perpetua attraverso l’energia nucleare, che a un certo punto però «ha prodotto anche grandi catastrofi».
Il problema è che, prosegue Tosatti, «quando ci assumiamo queste “responsabilità”, spesso non abbiamo sufficiente struttura per poterle sostenere. Come quando Lucifero tenta di scalare il trono di Dio e in questa scalata trova lo sprofondamento. L’uomo sta facendo lo stesso. È arrivato a dominare la natura, ma questo dominio non gli sta valendo un potere quanto una lenta direzione verso l’estinzione».
Lo stop indotto dalla pandemia ha prodotto nell’artista uno shock premonitore. Gli spazi urbani vuoti di ogni presenza umana ad eccezione delle luci artificiali di lampioni e tv accese sono stati la materializzazione di una affinità profonda con il lavoro Il mio cuore è vuoto come uno specchio. Nell’episodio di Odessa, si vive il bilico. Dopo la riva, la realtà si sfalda.
E come si riempie, questo vuoto? «Con la coscienza. Dobbiamo imparare a capire qual è il nostro ruolo sul pianeta. Il vuoto si crea quando pendiamo una direzione altra rispetto alla nostra traiettoria. Il problema è rientrare in pista. In questo momento stiamo procedendo trasportati dall’avidità. Ma la cupidigia non genera domande. È solo una fame cieca».
Lia Rumma rappresenta questo giovane artista visionario (queste le quotazioni attuali, in ascesa: fotografie, 3.500 – 20.000; disegni, 3.500 – 10.000; opere su tela/mixed media, 10.000 – 30.000; installazioni, 7.000 – 45.000). La gallerista ci racconta di «un artista che ha lavorato molto, ce l’ha messa tutta. Il progetto è straordinario, coinvolge quelle istanze oggi per noi più urgenti. Mi auguro che la mostra di Gian Maria Tosatti possa aprirci gli occhi e la coscienza su quelli che sono i problemi della nostra democrazia, del clima. Un lavoro che fa riflettere e che smuove la nostra coscienza».
Quanta di questa tematica arriverà nel Padiglione Italia alla prossima Biennale di Venezia? Conclude Gian Maria: «Lo spirito del padiglione non sarà negativo, sarà anzi fortemente positivo. Ma nel senso di una disciplina suprema dell’armonia del cosmo, che è un equilibrio di grazia. Sacro per qualcuno, semplicemente naturale per altri. L’uomo non può forzarlo. Perché, nel momento in cui ciò avviene, lo sbilancia. Noi siamo gli ultimi arrivati su questo pianeta, la nostra forza è limitata. Se l’essere umano comprende qual è il suo posto nell’armonia della creazione, si fa amico il futuro. Se invece vuol fare come gli pare, andare oltre quello che gli è consentito, verrà disarcionato».
L’acqua si confonde con il cielo, l’ora e la stagione sono indefinite. La luce è fioca, ma non si capisce se si è all’inizio o alla fine del giorno. Residui di umanità stazionano nello spazio. La foto (Il mio cuore è vuoto come uno specchio – Episodio di Odessa, stampa fotografica su dbond, 150 x 25…