Il boom nella pandemia
E non è un caso che nell’anno successivo alla pandemia Intercos riporti ricavi in aumento dell’11% e la redditività sia esplosa: l’ebitda rettificato a 101,1 milioni di euro, in crescita di 14,2 milioni (+16,3%) e l’utile netto rettificato a 41,2 milioni di euro, in crescita di 15,1 milioni (+57,7%) rispetto al 2020. La produzione si realizza in tutto il mondo con una presenza capillare su tutti i mercati in cui l’azienda opera. Degli stabilimenti, oltre a quello coreano e ai cinque in Italia, quattro sono in Cina, uno in Svizzera, due in Usa, uno in Brasile, uno in Polonia e l’ultimo, di recente acquisizione, in India.
Le attività coreane
In Corea il gruppo opera attraverso la controllata Intercos Korea. Una presenza utile per presidiare il mercato in forte crescita della K-beauty. Che vale, secondo Allied Market Research, (“K-Beauty Products Market by Product Type, End User and Distribution Channel: opportunity analysis and industry forecast, 2021–2027,) 10,2 miliardi di dollari ed è stimato in crescerà del 9% all’anno fino al 2027. La cura della pelle, la valorizzazione della sua texture, è una vera filosofia per le donne coreane. Una filosofia di ispirazione confuciana: per cui è necessario prendersi cura di sé – e farlo con ingredienti e modalità naturali – prima di potersi occupare di altro o altri. La bava di lumaca, il veleno d’ape, l’estratto di stella marina, le maschere in tessuto sono tutte idee made in Korea.
Uno dei migliori centri di R&S del gruppo
“Intercos Korea – dice a We Wealth l’ad Renato Semerari – è, oltre che una realtà produttiva, uno dei migliori centri di ricerca del gruppo, soprattutto nel segmento skincare, nei fondotinta e in tutti segmenti al confine tra skincare e make-up (i così detti hybrids). Questo ci consente di proporre innanzitutto al mercato asiatico prodotti di alta qualità perfettamente adattati alle pelli e alle necessità del consumatore locale”. Ma non solo: la controllata, che è stata interamente rilevata a fine 2020, con l’acquisto del 50% ancora in mano al precedente partner Shinsegae International, “rappresenta un polo di riferimento anche per brand occidentali che hanno bisogno di adattare la loro offerta di prodotto regionale per essere rilevanti per il consumatore asiatico”. E infine, è il modo per presidiare l’innovazione laddove avviene. Innovazione che, come già accennato, “è da sempre stato il fattore principale di differenziazione e il principale driver per la nostra crescita, per cui è integrata a ogni livello della filiera – dice Semerari – Collaboriamo per la ricerca avanzata con alcune università in Italia e all’estero e abbiamo una jv con un produttore di macchine industriali per innovare nei metodi di produzione; inoltre abbiamo creato Intercos Intelligence, che ha l’obiettivo di individuare le principali tendenze future nel mondo del beauty, tramite l’analisi combinata dei macro dati dei motori di ricerca e dei social network”.
La quotazione in Borsa e la crescita per linee esterne
Quanto all’azionariato, se la maggioranza relativa (32,2%) è ancora in mano al fondatore, nel novembre 2021 Intercos si è quotata in Borsa con un flottante del 29,1%. La parte restante fa capo, per il 29% a due fondi, partner storici del gruppo Intercos; per l’8,3% a GIC e il resto ad alcuni manager della società. La crescita è sempre avvenuta anche per linee esterne. “Le acquisizioni – dice l’ad – sono state fondamentali per espandere la nostra presenza in determinate aree geografichee o segmenti di mercato. L’ultima acquisizione, a fine 2021, ci ha consentito di entrare nel mercato indiano. Quella di Cosmint nel 2017 è stata messa in atto invece con l’obiettivo di ampliare le tipologie di prodotti offerte, servendo anche segmento Hair&Body. Continueremo a cogliere eventuali opportunità che il mercato ci proporrà. Nel futuro vediamo il consolidamento della nostra leadership nel make-up, una forte crescita nel segmento skincare e un aumento in termini di innovazione offerta per il segmento Hair&Body”. Che sono i due segmenti tutt’oggi più forti e tornati nel 2021 ai livelli pre-pandemia, al contrario del make-up. Ma le prospettive sono rosee.
Restituire ai territori
“Nel 2022 prevediamo un ulteriore crescita delle vendite tra il 10 ed il 15%, grazie anche a un progressivo recupero del mercato del make-up”, dice Semerari la cui stima si basa anche sulla certezza che gli eventi recenti legati alla guerra in Ucraina non avranno grossi impatti sul business. “Non siamo esposti in maniera significativa a Russia e Ucraina, registrando meno dell’1% delle vendite dirette. Però, molti dei nostri dipendenti nel plant della Polonia sono di origine ucraina. Sono state, anche per questo motivo, implementate alcune iniziative volte a dare sostegno alla popolazione colpita dal conflitto: fondo di solidarietà, fornitura di prodotti di necessità, opportunità di accedere a nuovi posti di lavoro”. Segnali della forte interconnessione del gruppo con le comunità locali dei luoghi in cui opera. Nel corso degli ultimi anni, in Italia, Intercos ha attuato una politica di mobilità internazionale che ha dato accesso ai diversi giovani talenti di fare un’esperienza in tutte le filiali. “Continuiamo costantemente a impegnarci a promuovere programmi di reclutamento solidale e a sostenere Ong o organizzazioni locali nei Paesi in cui operiamo. Nel 2020, ad esempio, siamo stati premiati dal Unhcr con il premio “Welcome, Working for Refugees Integration” che ha permesso di avviare numerosi contatti con i rifugiati nei territori di Agrate e Dovera, offrendo loro la possibilità di frequentare corsi di formazione finalizzati ad insegnare le competenze e le abilità necessarie per diventare operatori nei settori della produzione, del magazzino, dell’industrializzazione e dei servizi tecnici”.