“Che sia seriamente o scherzosamente, in maniera razionale o spirituale, analitica o persino umoristica, i possibili modi con cui un artista può utilizzare il quadrato sono quasi inesauribili.”
Marli Hoppe-Ritter
Nella rosa dei possibili benefici che l’arte può portare all’impresa, vi è sicuramente il rafforzamento dell’immagine societaria. Una collezione, progettata con cura e passione, può rappresentare un forte elemento di connotazione per l’identità aziendale e una modalità innovativa per distinguersi dai propri competitors.
Un chiaro esempio di come l’arte possa interpretare molto bene il prodotto di un’impresa, valorizzandolo meglio di qualsiasi altra campagna pubblicitaria, è la Collezione di Marli Hoppe-Ritter.
Ph. Stefan Muller
A circa 25 km da Stoccarda, a Waldenbuch (Germania), trova sede da settembre 2005 il Museum Ritter, custode della preziosa e unica raccolta d’arte nata per volontà della nipote del fondatore dell’iconica tavoletta quadrata di cioccolato Ritter Sport.
La Collezione. La Collezione di Marli ha origine nel 1985, dopo la visita a una mostra intitolata About Two Squares, dedicata al Suprematismo Russo. Questa esperienza la porta a interrogare e studiare in maniera più approfondita e strutturata la forma del “quadrato nell’arte”, tema che diventerà presto centrale ed essenziale nella sua raccolta, oltre che filo conduttore di ciascuna opera.
Daniel Buren, broken Squares and Projected Colours, work in situ and mobile, Museum Ritter ©Franz Wamhof
Quasi 1.200 pezzi tra dipinti, sculture, manufatti e opere grafiche, di circa 350 artisti attivi tra il XX e il XXI secolo, che si sono concentrati sull’interpretazione della forma quadrata – quadrata come i cubetti della tavoletta di cioccolato Ritter Sport – con una grande varietà di stili, colori e materiali. Tra questi si ricorda il costruttivista russo Kazimir Malevich (autore del primo disegno a entrare in raccolta), il tedesco Josef Albers (la cui serie “Omaggio al quadrato” ha ispirato fortemente l’appassionata collezionista), il concretista svizzero Max Bill, l’insegnante e teorico di forma e colore Johannes Itten e il padre fondatore della Optical Art, Victor Vasarely. In rappresentanza dell’Italia non mancano i maestri Alighiero Boetti, Piero Dorazio, Atanasio Soldati, Grazia Varisco ed Enzo Mari, oltre ai contemporanei Paola Pivi, Maurizio Nannucci e Corrado Bonomi.
Jeppe Hein, Intervention Impact. Ph. Annette Kradisch
La Collezione offre una panoramica piuttosto completa dei diversi movimenti artistici sviluppatisi nel corso del Novecento – dal Costruttivismo o al De Stijl, dal Bauhaus al Concretismo zurighese, dall’Arte Geometrica e Astratta, fino a giungere alla Minimal Art – accomunati da uno spassionato omaggio al quadrato.
Il Museo. Lo stesso edificio che ospita il museo della leader mondiale del cioccolato è un’opera d’arte, progettato dall’architetto di fama internazionale Max Dudler. Una combinazione di rigoroso minimalismo svizzero e razionalismo classico incornicia la facciata principale dell’architettura caratterizzata da ampi quadrati di vetro colorati che proiettano le loro ombre gialle, rosse, viola e azzurre su tutta la struttura. Su una superficie complessiva di circa 4.450 metri quadri, immersa nel verde, trovano luogo lo spazio espositivo dedicato alla raccolta aziendale e alle mostre temporanee, la caffetteria e il bookshop.
Attività per bambini, ph. Tom Oettle
Un’ala più ridotta è destinata, invece, al centro visitatori Ritter Sport, al Chocolate Shop, al Museo del Cioccolato – in cui è possibile scoprire i processi produttivi che portano alla trasformazione dei chicchi di cacao in tavoletta di cioccolato, l’evoluzione del marketing e del packaging negli anni e i valori su cui si fonda l’azienda – e, infine, alla Fabbrica di Cioccolato per i bambini, dove è possibile esplorare il mondo della cioccolata attraverso giochi interattivi che coinvolgono tutti e cinque i sensi. È un museo perfettamente integrato nel territorio che contribuisce all’arricchimento culturale della città e della sua collettività.
Le mostre. Il calendario espositivo del museo comprende da tre a quattro mostre tematiche ogni anno, in dialogo con la collezione e focalizzate su alcuni aspetti specifici. L’obiettivo è sempre quello di mostrare e promuovere gli sviluppi storici nel campo dell’astrazione geometrica, presentando importanti artisti internazionali in aggiunta ai singoli artisti già rappresentati.
Domenica 22 maggio saranno inaugurate le mostre “Peter Weber. Structure and Change” e “When Play Makes Art”, visitabili fino al 18 settembre 2022. La prima si focalizza sull’Opera dell’artista tedesco nato a Kollmar nel 1945, ascrivibile ai movimenti concretisti e minimalisti e celebre per la singolare pratica di piegare e solcare le superfici di alcuni materiali come la carta e la tela, ma anche la plastica e l’acciaio. Tuttavia, sono soprattutto le sue pieghe in feltro, che realizza dal 2001, a diventare il marchio di fabbrica di Weber. Nelle sue composizioni si alternano intriganti tensioni di luci e di ombre, emersioni e affondamenti della superficie e l’uso del “colore-non colore” che assume in sé il senso più totale della pittura.
Jacob Dahlgren, The Wonderful World. Ph Franz Wamhof
When Play Makes Art presenta, invece, lavori a metà tra l’arte e il gioco, analizzando gli aspetti sia del design sia della creatività che risiede nel divertimento, facendo appello al desiderio dei visitatori di prendere parte attiva e dare forma alle opere in prima persona, perché pensate per essere toccate, usate e alterate. Tale intenzione risulta evidente nell’installazione “Intervention Impact” (2004) di Jeppe Hein che si realizza quando il pubblico prende i cubi di cartone bianco come elementi costitutivi di grandi dimensioni e li riordina; o in “Play” (2016), un tavolo da ping pong geometricamente dipinto dal duo artistico BNAG; o, ancora, nella coinvolgente opera di Jacob Dahlgren, “The Wonderful World of Abstraction” (2015), un cubo a nastro dove è possibile avvolgersi e nascondersi.
Conclusioni. Il Museum Ritter offre al pubblico una combinazione perfetta di arte, architettura, cioccolato, natura e storia famigliare, e grazie alla sua Collezione, dinamica e vivace, è in grado di coinvolgere i propri dipendenti e visitatori in attività culturali diverse, incoraggiando la creatività e la formazione artistica a 360 gradi. Non è un caso che per Marli Hoppe-Ritter – appassionata collezionista che ama coltivare rapporti personali con i propri artisti – l’arte sia “uno strumento straordinario che ha la capacità di stimolare la fantasia e di modificare i punti di vista. È così che vengono create nuove strategie per la risoluzione dei problemi. Pertanto, la promozione di giovani artisti rappresenta per l’azienda un investimento nel futuro e il proprio contributo alla responsabilità culturale.”