In Italia, nonostante le numerose polemiche che spesso ingombrano il dibattito pubblico, osserva OCPI, la situazione della tassazione patrimoniale non è molto diversa da quella di altri Paesi
La tassazione del patrimonio si pone a metà strada tra i Paesi nordici e continentali, che tendono a tassare poco il patrimonio, e i Paesi latini e il Regno Unito che invece tendono a tassarlo molto
Nonostante la bassa crescita degli ultimi decenni, la ricchezza privata delle famiglie italiane è in media ancora più elevata di quella della maggior parte dei Paesi europei.
Questo è quanto emerge da un recente studio dell’ Osservatorio Conti Pubblici dell’Università Cattolica di Milano, dal titolo Le imposte patrimoniali in Europa.
Ad avviso degli autori, tuttavia, ritenere che la ricchezza media in Italia sia più alta di quella di altri Paesi europei non equivale a considerare l’Italia anche un Paese “ricco”. Infatti, la distribuzione della ricchezza è profondamente diseguale. Come mette in evidenza lo studio in esame, il 10 per cento delle famiglie detiene in Italia sei volte il patrimonio complessivo del 50 per cento di quelle più povere.
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Imposta patrimoniale
Associato al tema della ricchezza c’è quello dell’imposta patrimoniale, che spesso si pone al centro del dibattito pubblico.
In particolare, come osserva OCPI, le imposte patrimoniali in Italia producono un gettito pari al 2,5 per cento del Pil, una quota che la pone in una posizione intermedia in Europa, minore che in Francia, Belgio e Regno Unito, ma maggiore che in Germania e Olanda.
Il gettito deriva per metà dalla tassazione del valore degli immobili (tramite IMU e TASI), che a loro volta rappresentano poco più della metà del valore complessivo della ricchezza privata.
Ciò che è anomalo in Italia, invece, differendo nettamente dai principali Paesi europei, è il ruolo molto limitato delle imposte sulla successione, un elemento che appare anomalo alla luce delle tendenze recenti a una maggiore concentrazione della ricchezza anche nel nostro Paese. Se c’è un elemento distintivo invece è quello che attiene alle imposte di successione. In Italia, nel 2021, si raggiungeva un gettito dalle imposte sulla successione pari solo allo 0,05 per cento del Pil, ben al di sotto della media de Paesi europeo.
Italiani e capacità contributiva
L’Irpef non è il solo indice rivelatore della capacità contributiva di un contribuente, in quanto essa si compone anche del suo patrimonio, costituito:
- dall’insieme delle attività finanziarie (azioni, obbligazioni pubbliche o private, quote di fondi comuni ecc.)
- dai terreni, dagli immobili.
- dagli interessi, dalle plusvalenze legate ai beni, alle attività, agli investimenti.
Ciò detto, e in considerazione che spesso l’ammontare di patrimonio posseduto non corrisponde al reddito, si stima che la ricchezza netta delle famiglie italiane (secondo uno Studio di OCPI che tiene conto dei dati al 2020 Istat e Banca d’Italia) è pari a 10.422 miliardi di euro.
Con 350 mila euro a famiglia, la ricchezza netta delle famiglie italiane nel 2021 risulta essere superiore alla media europea, nonostante la crescita del Paese negli ultimi decenni sia stata particolarmente deludente.
Le famiglie italiane sono in media più ricche di quelle di tutti gli altri Paesi europei (comprese quelle francesi e tedesche), cedendo il passo solo alle famiglie belghe, irlandesi e maltesi.
Quali sono le ragioni che giustificano questo posizionamento dell’Italia? Secondo OCPI deve essere considerato:
- il tasso di risparmio mediamente più elevato degli italiani
- la tendenza delle famiglie italiane a indebitarsi poco
- la circostanza che la popolazione italiana è particolarmente anziana e dunque tende ad avere un patrimonio maggiore rispetto a una popolazione più giovane, che deve ancora accumularlo.
Ma come è distribuito il patrimonio?
Come sottolinea OCPI la media di per sé significa poco. Il patrimonio è infatti distribuito in modo molto ineguale nella popolazione: la disuguaglianza in Italia è enorme con il 10 per cento delle famiglie più ricche che possiedono oltre la metà (il 55 per cento) della ricchezza privata nazionale. Mentre il 50 per cento delle famiglie più povere non arriva a un decimo (il 9 per cento).