Quella che con i suoi 37 miliardi di dollari si prospettava come la più grande quotazione della storia dell’umanità si è trasformata per il “Mr. Amazon” cinese nell’inizio della sua fine
In Cina, «il capitalismo e il mercato devono essere al servizio della politica e non viceversa. Tutte le minacce che arrivano a lambire un’idea di Stato e di politica che è monolitica, devono essere represse. Da qualunque parte esse arrivino»
Le società di Jack Ma vendono oltre mille miliardi di dollari di prodotti all’anno, il doppio di Amazon, e hanno contribuito a creare quell’immagine di Cina “liberale” e amica del capitalismo cui gli occidentali volevano credere
L’economia deve sottostare alla politica, e per i cinesi questo rapporto non può e non deve essere modificato. Non è l’economia che detta l’agenda della politica, ma il contrario»
«Una parabola che colpisce molto gli occidentali, ma che in realtà non deve sorprendere nel momento in cui si capisce di avere a che fare con la Cina», commenta il professor Fabrizio Perretti dell’Università Bocconi, raggiunto da We Wealth. Dalle parti del Dragone, «il capitalismo e il mercato devono essere al servizio della politica e non viceversa. Tutte le minacce che arrivano a lambire un’idea di Stato e di politica che è monolitica, devono essere represse. Da qualunque parte esse arrivino».
L’occidente si è innamorato di questo imprenditore visionario che ricordava più uno Steve Jobs o un Elon Musk che un tycoon orientale. Il minuto businessman sedeva nelle commissioni Onu, incontrava capi di Stato, re e regine ben più spesso della dirigenza politica cinese. «E’ come se in occidente un capo di Stato incontrasse un industriale e non un altro capo di Stato».
In generale, nel Paese di Mezzo due sistemi non possono convivere, nemmeno a livello politico: «leader regionali che stavano diventando troppo potenti sono stati epurati». Così come altri grossi imprenditori, come Wang Jianlin, fondatore della conglomerata immobiliare Wanda, ormai ridotto al silenzio e con un business decisamente minore rispetto al passato. O Wu Xiaohui, della conglomerata assicurativa Anbang, finito in carcere con lo Stato che ne ha espropriato le imprese.
Nato nel 1964 in una normale famiglia di Hangzhou. Ci mette tre anni per entrare all’università, KFC lo rifiuta come cameriere, lui perfeziona l’inglese. Fonda una startup di pagine web per le aziende, China Pages, che gli viene sottratta da una controllata statale locale. Lui si rialza. Il resto, è storia.
Quale sarà il futuro di Jack Ma ora che è rientrato nei ranghi? La propaganda governativa continua nella sua opera di damnatio memoriae, cancellandone la presenza e il ricordo (digitale) da ogni evento e programma televisivo. Difficile che si attenti alla sua vita: sarebbe controproducente per l’immagine internazionale dell’ex Celeste Impero, osserva il professore. Nella sua ultima uscita pubblica, nella scuola di campagna, il magnate ha parlato solo delle sue attività filantropiche. Tanto però è bastato per far riguadagnare al colosso Alibaba 47 miliardi di dollari di capitalizzazione di Borsa. Forse il futuro dell’ex enfant prodige sarà questo: quello di un filantropo dal profilo basso, che si gode con modestia i suoi dividendi.