Dal mio punto di vista, quando si parla di investitori internazionali si devono distinguere due tipologie: gli investitori istituzionali e quelli strategici (o industriali). Gli investitori istituzionali sono degli operatori economici, dotati di ingenti possibilità finanziarie proprie o affidate loro da terzi, che effettuano in maniera sistematica e cumulativa, e quindi come ragione alla base del loro stesso business, investimenti considerevoli in altre società in paesi o mercati diversi da quello di origine. Scopo dell’investitore finanziario – come il caso di Depop insegna – è quello di massimizzare (in senso finanziario) il proprio investimento, sia attraverso la percezione dei dividendi collegati alla partecipazione in proprio possesso, nonché, principalmente, mediante un importante upside rispetto al capitale investito in sede di vendita della partecipazione.
L’investitore finanziario, per sua natura, non partecipa alla gestione ordinaria della società, ma controlla la gestione. Lo stesso si prefigge di rimanere solo temporaneamente socio della target e di massimizzare il costo della partecipazione detenuta al fine di ottenerne un guadagno in sede di vendita. A tal proposito l’investitore istituzionale, oltre al capitale, mette di regola a disposizione della società target anche la propria rete di contatti e il suo background esperienziale al fine di consentire una crescita della società e indirettamente incrementarne il valore nell’ottica di una futura exit.
L’investitore strategico, per sua natura, è pertanto più elastico ed eclettico di un investitore finanziario per quanto concerne il target, il size dei propri investimenti e il suo modus operandi.
Concludendo, nel tentativo di dare un minimo di traccia su alcune peculiarità degli investitori internazionali potremmo dire, in sintesi, che la principale differenza è la prospettiva ultima sottostante l’investimento, la tipologia delle rispettive target, locale in un caso, internazionale nell’altro caso. Gli stessi, tuttavia, presentano anche una caratteristica che li accomuna: investono in Italia per l’unicità delle tecnologie e delle realtà imprenditoriali che il nostro Paese innegabilmente offre, nonostante tutto.
Articolo scritto in collaborazione con Flavia Visco di Lca Studio Legale