L’Italia è tra i maggiori emittenti mondiali di titoli di Stato, che anche per questo motivo si trovano nei portafogli di tutti gli investitori istituzionali. Ma per chi vuole diversificare le alternative non mancano. Investire in titoli di Stato esteri può essere un’opzione interessante per i risparmiatori che desiderano diversificare ottenendo anche rendimenti elevati. Prima di fare questo passo, però, bisogna avere ben presenti le caratteristiche di queste obbligazioni.
Titoli esteri denominati in valuta locale
I titoli di Stato esteri, infatti, sono generalmente denominati nella valuta locale. Quindi per i Paesi dell’area euro non ci sono differenze come valuta rispetto ai nostri Btp. Di contro, già se ci sposta negli Stati Uniti bisogna tenere conto dell’andamento (futuro) del dollaro. Ecco il primo punto chiave da valutare: investire in titoli di Stato esteri espone i risparmiatori al rischio valutario. Le fluttuazioni dei tassi di cambio possono influire sui rendimenti ottenuti dagli investitori quando vengono riconvertiti nella valuta nazionale. Quindi, se un investitore italiano decide di acquistare titoli di Stato americani e l’euro si rafforza sul dollaro potrebbe subire perdite anche ingenti.
Occhio al rating del Paese che emette i titoli
C’è poi un altro rischio da tenere presente che è quello di credito. Anche se i titoli di Stato sono considerati più sicuri delle obbligazioni societarie, esiste comunque il rischio di credito. Per questo gli investitori devono sempre considerare l’affidabilità creditizia del Paese emittente prima di investire il loro gruzzolo. A questo servono le agenzie di rating – come Moody’s e S&P’s – che forniscono informazioni sull’affidabilità creditizia dei governi stranieri attraverso il rating, cioè il giudizio su quel Paese.
Chi paga le cedole più alte e perché
Ma facciamo un esempio concreto. Se diamo un’occhiata ai titoli che pagano i rendimenti più alti, vediamo che al primo posto ci sono i bond dell’Argentina, con tassi di interesse sul titolo decennale che sfiorano il 50%. Il Paese, che ha dichiarato default già tre volte, sta attraversando una nuova crisi economica spinta da un’inflazione annua che ha toccato il 60%, tra le più alte al mondo. Per questo nel corso delle ultime aste la domanda di titoli di Stato è crollata e i rendimenti sono balzati oltre il 12%.
Investire nei bond della Turchia?
Sul podio dei Paesi più generosi, troviamo anche la Turchia, i cui bond decennali denominati in lire turche vengono trattati con un rendimento superiore al 18%. Ma si tratta di una vera e propria scommessa. La lira turca, infatti, è una delle monete più volatili al mondo, per cui chi volesse investire in questi bond si assumerà un elevatissimo rischio di cambio.
Attenzione al rischio di tasso sui titoli esteri
Da ultimo, va considerato anche il rischio di tasso d’interesse. Come per qualsiasi investimento obbligazionario, anche per i titoli di Stato esteri le variazioni dei tassi influiscono sul valore delle obbligazioni esistenti. Quindi, quando i tassi di interesse salgono, i prezzi delle obbligazioni in circolazione tendono a scendere e viceversa. Motivo per cui gli investitori dovrebbe considerare anche il contesto dei tassi di interesse del paese emittente e il potenziale impatto sui prezzi futuri dei bond.
I vantaggi nell’investire in titoli esteri
Acquistare titoli di Stato esteri ha il vantaggio della diversificazione. Per un risparmiatore italiano, di solito molto esposto ai Btp tricolori, la scelta di mettere in portafoglio obbligazioni governative tedesche come i Bund potrebbe essere corretta. Sono titoli con rating migliore del Btp e nessun rischio di cambio – Unico limite è che il Bund ha un rendimento nettamente più basso del corrispondente Btp. Lo stesso discorso vale anche per i titoli di Stato francesi (Oat) e per i Bonos spagnoli. In entrambi i casi chi vuole diversificare deve accettare un tasso meno interessante rispetto ai titoli italiani, considerati più rischiosi dei “cugini” tedeschi, francesi e iberici.
Il caso dei titoli di Stato americani
Prima accennavamo ai titoli di Stato americani, che sono i bond più conosciuti e scambiati al mondo. Il Treasury, cioè l’obbligazione emessa dal governo statunitense con una durata tra i 10 e 20 anni, ha un rischio d’insolvenza quasi nullo. Attenzione però. Sconta una maggiore esposizione al rischio inflattivo e di cambio vista la lunga durata. Come anche per gli altri bond, le plusvalenze generate dalla compravendita di titoli di Stato americani e dagli interessi maturati sono tassate con l’imposta sostitutiva del 12,5%. Ma bisogna valutare che esiste anche una tassazione a monte, a livello federale, che va dal 10 al 37%. Per questo l’investitore italiano interessato ad acquistare titoli di Stato americani deve affidarsi a una banca o a un intermediario che abbia accesso al mercato Usa. Oppure può acquistare i bond statali americani attraverso gli EFT dedicati, che permettono di diversificare il portafoglio con un investimento molto più semplice da gestire.