Il dilemma di molti investitori davanti al grafico della Borsa americana, in crescita di 12 punti percentuali nei primi 5 mesi dell’anno, dopo un rally del 24% consegnato nel 2023, si condensa in una semplice domanda: è il momento di prendere profitto e voltare le spalle a Wall Street in cerca di qualche occasione in altre aree del mercato?
La risposta di AllianceBernstein, asset manager globale con oltre 700 miliardi di dollari in gestione, è affidata al country head, Giovanni De Mare: “No: noi crediamo che il mercato dei capitali negli Usa offra ancora grandi opportunità. A condizione che si mantenga uno stretto rigore nell’analisi delle valutazioni e della profittabilità delle aziende in cui si investe”.
Volatilità in arrivo, come investire in azioni
Quali sono le prospettive dei listini azionari?
Parto da una premessa: l’analisi degli indicatori che misurano il rischio azionario – dal momentum alle dinamiche di flusso, fino alle opzioni suggeriscono che lo scenario è in miglioramento. Ma al tempo stesso bisogna ammettere che i ritorni del 2024 sono stati fin qui meno brillanti rispetto alle attese. Non bisogna sottovalutare l’ipotesi che la volatilità torni ad accendersi: basta vedere l’andamento degli ultimi due mesi, con le quotazioni in discesa ad aprile e di nuovo in salita a maggio.
Non sarebbe meglio prendere una pausa dalle Borse?
Stare fuori dal mercato significa perdere delle opportunità. Basta guardare al 2023: le performance dei mercati si sono rivelate eccellenti, ma molti investitori non ne hanno beneficiato, perché, dopo il 2022, hanno preferito restare alla finestra. È meglio privilegiare un approccio che consenta di restare investiti, tenendo sotto controllo la volatilità.
Le strategie per tenere sotto controllo la volatilità
Come, per esempio?
Scegliendo le aziende in base a tre elementi: la qualità dei bilanci, la stabilità degli utili: qui noi guardiamo, tra gli altri, a parametri come il Roa (Return on asset) e il Roic (Return on invested capital), che sono migliori indicatori, rispetto al Roe (Return on equity), per misurare la performance economica di un’azienda e la sua capacità di produrre risultati nel tempo: esprimono concretamente la capacità del management di generare profitti per ogni dollaro investito. E poi non bisogna dimenticare le valutazioni.
C’è chi dice che la borsa, specialmente quella a stelle strisce, sia troppo cara.
Le valutazioni non sono a buon mercato, ma nemmeno estremamente care: se escludiamo le magnifiche 7, che nell’ultimo anno hanno goduto di una straordinaria spinta rialzista, i multipli sono sostanzialmente in linea con le medie storiche. L’inflazione più alta delle attese premia gli asset più rischiosi, comprese le azioni. Anche perché molte aziende hanno di dimostrato un ottimo pricing power, ovvero la capacità di difendere la marginalità, scaricando l’aumento dei costi sui prezzi al consumo. Questo fattore resta una variabile chiave per definire il proprio posizionamento sui mercati. Al tempo stesso, bisogna evitare una sovraesposizione ai titoli molto cari, con valutazioni che non appaiono giustificabili alla luce delle prospettive di crescita futura degli utili.
Dove conviene guardare?
Cito due esempio, ce ne sarebbero molti altri: nel mondo dei semiconduttori e dei software rimane uno spazio di crescita enorme, con valutazioni ragionevoli. In Europa, puoi trovare multinazionali a prezzi molto bassi, con un’esposizione globale.
Investire nella cura della salute
Un altro tema d’investimento che vi convince?
L’healthcare: è un settore difensivo, che può sembrare meno “sexy” rispetto al tech. In realtà, la composizione del comparto è molto cambiata negli ultimi anni. Un tempo, il farmaceutico aveva un peso dominante. Oggi è sceso al 40%, lasciando spazio ad altre aree, come la tecnologia in campo medico, la scienza della vita, la robotica. L’universo investibile è molto più diversificato. Inoltre la cura della salute rappresenta un trend secolare, che coinvolge economie con caratteristiche molto diverse: da un lato, i Paesi sviluppati, come il Giappone o l’Italia, che sono proiettati verso un progressivo invecchiamento della popolazione, destinato ad alimentare la domanda di farmaci per curare numerose patologie.
Dall’altro, ci sono Paesi giovani e in forte crescita, come l’India, dove manca la medicina di base e c’è un enorme spazio di crescita. Inoltre, la cura della salute trarrà un enorme vantaggio dagli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che non sono ancora pienamente espressi nei prezzi: dal tracciamento del genoma umano ai tempi necessari per l’approvazione e la commercializzazione di nuovi farmaci, dalle assicurazioni in campo medico-sanitario alle tecniche di chirurgia meno invasive. Le applicazioni sono innumerevoli.
Il settore sanitario è però sotto i riflettori della campagna elettorale per le presidenziali americane del 5 novembre.
Nel breve, la vittoria di un candidato rispetto a un altro può generare un po’ di incertezza, ma storicamente, nel medio termine, non ha influito in modo determinante sull’andamento delle quotazioni del comparto.
Bond: le strategie di AllianceBernstein
Intanto nel reddito fisso è tornato valore, grazie al sollevamento della curva dei rendimenti. I ritorni attesi dall’universo obbligazionario sono nettamente più alti rispetto a quelli con cui gli investitori si sono dovuti confrontare da almeno 10 anni. Però le performance consegnate dai bond nel 2023 e nel 2024 sono state deludenti.
I motivi sono noti: la crescita più robusta delle attese e l’inflazione “vischiosa” hanno proiettato gli investitori in uno scenario di tassi più alti più a lungo. Le prospettive del reddito fisso sono legate alle future decisioni di politica monetaria, che, a loro volta, dipendono dalla dinamica macroeconomica. La Banca centrale europea ha iniziato ad abbassare i tassi, in occasione del meeting di giugno. Per la Federal Reserve, invece, bisognerà attendere la seconda parte dell’anno.
Da qui in avanti, il quadro sembra comunque favorevole. Con una precisazione: per dare gratificazioni, il mercato obbligazionario oggi deve essere gestito in modo più flessibile, trovando un equilibrio tra credito e qualità. Noi lo facciamo con un approccio “barbell”, ottenuto bilanciando due posizionamenti molto diversi: da una parte, un investimento nel credito societario ad alto rendimento, che offre un flusso cedolare importante e al momento non desta preoccupazioni in riferimento allo stato di salute degli emittenti.
Dall’altro, bond governativi per stabilizzare la volatilità. Noi abbiamo due strategie di successo che funzionano con questo meccanismo rispettivamente da 30 anni negli Stati Uniti e oltre 20 anni in Europa. Quest’ultima strategia dà un flusso di reddito più elevato dei Btp, ma a fronte di un paniere più diversificato e meno volatile. In ogni caso, l’aumento dei tassi, da qui in avanti, darà un ulteriore vantaggio.
Quale?
Consentirà agli investitori di beneficiare della correlazione inversa tra azioni e bond, dando maggiore stabilità ai portafogli. Le strategie multi-asset, in questo scenario, torneranno a funzionare bene. Oggi, per esempio, può avere senso posizionarsi sui mercati emergenti con una soluzione mista, che mescoli azioni e bond delle economie meno sviluppate.
Chi è Giovanni De Mare
Giovanni De Mare è entrato in AllianceBernstein nel 2018 come Director Financial Institutions e nel 2020 ha ottenuto la promozione a Country head, responsabile per le strategie di distribuzione retail e istituzionali in Italia. In precedenza ha lavorato per 11 anni in Vontobel, con ruoli di responsabilità crescente fino all’incarico come Head of retail distribution. Prima ancora è stato in Dws e nel gruppo Zurich financial services.
Articolo tratto da We Wealth di giugno, n°69 del 2024
Abbonati subito qui per leggere ogni mese il tuo Magazine in formato cartaceo o digitale