Per i fondi small e mid cap focalizzati su titoli value è stato il miglior anno dal 2001, nel confronto con le performance registrate dagli omologhi fondi growth
La relativa parità fra le performance dei fondi value e growth nella seconda metà del 2021, caratterizzata da crescenti aspettative sulla stretta monetaria, ma anche dall’aumento dell’inflazione getta una luce incerta su quello che potrebbe essere l’esito del confronto nel nuovo anno
In particolare, l’esito si è rivelato particolarmente disomogeneo. La gran parte dei guadagni dei fondi value, in rapporto alle controparti growth, si è verificata nella prima parte dell’anno, mentre nella seconda c’è stata una sostanziale parità (si veda il grafico in basso).
Ancor più interessante notare come i maggiori vantaggi si siano concentrati fra i titoli a piccola e media capitalizzazione, mentre le azioni value ad elevata capitalizzazione hanno performato meglio degli omologhi titolo growth in misura molto più ridotta.
Il medesimo confronto, eseguito fra fondi basati su titoli ad elevata capitalizzazione, sortisce una vittoria dei value di soli 5,6 punti percentuali. Niente che possa compensare quanto avvenuto nel 2020, quando i fondi growth di questo tipo avevano superato le performance di quelli value ad alta capitalizzazione di oltre 30 punti.
La sostanziale parità fra le performance dei fondi value e growth nella seconda metà del 2021, caratterizzata da crescenti aspettative sulla stretta monetaria, ma anche dall’aumento dell’inflazione getta una luce incerta su quello che potrebbe essere l’esito del confronto nel nuovo anno.
In teoria, l’aumento dei tassi danneggia maggiormente i titoli growth. Infatti le attese di elevati flussi di cassa futuri in grado di giustificare gli attuali prezzi di Borsa dei titoli growth vengono ridotti dal tasso d’interesse in misura superiore rispetto a quelli di un titolo value – per il quale non si attende una crescita altrettanto ingente dei flussi di cassa.
Attualmente i prezzi dei titoli growth incorporano flussi di cassa in un contesto di tassi d’interesse estremamente bassi e una loro crescita dovrebbe indicare una revisione al ribasso dei profitti futuri di queste imprese, penalizzandone anche le performance di Borsa. Questa la teoria. Nella pratica, però, l’entrata in gioco di piccoli investitori sedotti dal clamore che circonda titoli come Tesla, Apple o Amazon, o su fondi passivi focalizzati, ad esempio, sul Nasdaq ha in qualche modo ridotto la capacità predittiva dell’analisi fondamentale. Inoltre, la perdurante incertezza della pandemia potrebbe continuare a giocare a favore dei titoli growth, incoraggiando le autorità monetarie verso un percorso di normalizzazione più graduale.