Per molti investitori quello attuale è il primo mercato orso mai osservato da vicino, o almeno il primo che minaccia di avere un impatto duraturo. Come gestire razionalmente il proprio portafoglio e in quali casi si può pensare di optare per una riduzione dei rischi?
Ne abbiamo parlato con il consulente finanziario indipendente Salvatore Gaziano, fondatore di SoldiExpert Scf
Di solito, l’interesse su come gestire i crolli dei mercati si accende quando un tracollo finanziario è già in atto. L’ultima volta che We Wealth aveva dedicato un articolo a questo argomento era lo scorso ottobre, quando l’S&P 500 si trovava ancora nel suo ultimo mese di rally. Da gennaio, poi, il vento è cambiato violentemente: con un calo del 21% al 22 giugno, ha affermato Bloomberg, la Borsa americana si muove verso la peggior prima metà d’anno dal 1970, da quando nello Studio Ovale sedeva ancora Nixon e lo stesso anno in cui Pelé affondava la nazionale italiana ai mondiali.
Per molti investitori quello attuale è il primo mercato orso mai osservato da vicino, o almeno il primo che minaccia di avere un impatto duraturo. Il tracollo del 2020 dovuto alla pandemia, infatti, è stato rapidamente neutralizzato da una pioggia di spesa pubblica e iniezioni di liquidità. Molti piccoli risparmiatori, da allora, si sarebbero avvicinati ai mercati finanziari per la prima volta – spesso esponendosi ad elevati rischi, incoraggiati dagli esuberanti rialzi azionari seguiti alla fase pandemica.
Lo scorso ottobre, quando la tempesta era un timore ancora senza ripercussioni visibili sulla Borsa, si era messo l’accento su una corretta pianificazione del rischio – essenziale per mantenere la rotta quando il crollo si verifica. Prima o poi, questo è l’insegnamento della storia capitalistica, le crisi economico-finanziarie si verificano. Agire come se così non fosse può rivelarsi molto dannoso. “L’orso può irrompere sui mercati in qualsiasi momento e per questa ragione è bene che chi investe lo sappia in anticipo e abbia un portafoglio diversificato in modo equilibrato, non farcito di costi extra e un orizzonte temporale adeguato”, ha dichiarato a We Wealth Salvatore Gaziano, fondatore di SoldiExpert Scf e commentatore finanziario, “tutte le strategie hanno pro e contro da sopportare comprese quelle che sembrano ‘furbe’ (entrare e uscire dai mercati funziona al 100% solo con il senno del poi) in certi momenti e la sfortunata verità è che severi cali dei mercati di questa portata (e anche peggiori) si verificano di tanto in tanto e fanno parte del biglietto d’ingresso per chi vuole investire in Borsa, come abbiamo spesso documentato”.
Quando i mercati vanno a picco il suggerimento dominante che gestori ed esperti lanciano ai propri clienti è quello di non agire impulsivamente, svendendo il proprio portafoglio e incamerando le perdite. L’esperienza del passato, infatti, vede premiati quegli investitori che decidono di abbracciare un approccio di lungo periodo.
Decidere di vendere, però, è sempre una scelta irrazionale? Come spesso accade nelle scelte d’investimento, la risposta dipende da diversi fattori? Per rispondere, “bisognerebbe capire bene su quali basi l’investitore fai da te, o magari consigliato da qualcuno, ha costruito precedentemente la sua asset allocation e se era coerente con il suo profilo di rischio e la sua capacità di sostenere fasi avverse”, ha affermato Gaziano. Nella strategia ideale, anche un eventuale mercato orso non dovrebbe mettere l’investitore nella posizione di dover vendere in perdita – perché ci sono importanti spese indifferibili alle porte. Purtroppo, un eccesso di fiducia sulla continua salita dei mercati avrebbe potuto incoraggiare un’assunzione di rischi eccessiva – ma ci si accorge di questo solo quando il mercato si fa ribassista.
“Sappiamo da una parte che spesso i profili spesso vengono ‘forzati’ a prendere più rischi anche per il conflitto d’interesse che esiste in questo settore e dall’altra che numerosi risparmiatori quando i mercati sono ‘toro’ tendono a sottovalutare i rischi e a concentrare sui temi più alla moda i propri investimenti”, ha affermato Gaziano. “Si pensi al tema delle criptovalute che ha visto negli scorsi mesi anche banche e reti iniziare a sdoganare nei portafogli dei risparmiatori per paura di perdere il treno e una fetta importante di clienti”, ha aggiunto il consulente finanziario, “e in questa parte dell’industria finanziaria talvolta per esigenze di marketing fa da grancassa e alimenta la cattiva diversificazione e l’effetto gregge”.
La prima domanda che, razionalmente, dovrebbe porsi un investitore colpito dai ribassi di mercato, secondo Gaziano, è se il suo patrimonio era stato “correttamente diversificato, se tale asset allocation è pronta ad affrontare le varie stagioni dei mercati e non è magari troppo sbilanciata o gravata da costi eccessivi”.
A quel punto, “alcune vendite potrebbero diventare razionali se fatte in una logica di ristrutturazione o revisione o basate su una strategia pianificata e testata sia di vendita che di acquisto”. Al contrario, se è la vendita è “fatta su base discrezionale o emotiva” ci si espone a un grande interrogativo: “Nessuno sa in verità cosa accadrà sui mercati e vendere tutto oggi per ricomprare più avanti quando tutto sarà più tranquillo porterà, nel 90% dei casi vedrà il risparmiatore perdersi il recupero successivo”.
Sui rischi, ma anche sulle virtù del ‘panic selling’ si era soffermato il Massachusetts institute of technology in uno studio (ne avevamo parlato qui) dal quale era emerso che il principale problema della vendita nelle fasi ribassiste è che, nella maggioranza dei casi, si rientra nei mercati troppo tardi. Nel dopo 2008 la finestra temporale utile per rientrare è stata sicuramente più ampia rispetto a quella del dopo-coronacrash. Quanto durerà l’orso del 2022? Si possono solo formulare ipotesi – ma anche i migliori forecaster falliscono spesso in questo genere di previsioni.
“Una ricerca pubblicata alcuni anni fa da Schroders evidenziava il paradosso di un investitore che nel crollo di Wall Street del 1929 che fosse uscito a -25% (evitando quindi un ulteriore -66% del proprio patrimonio) rifugiandosi nella liquidità avrebbe ottenuto dopo il peggior risultato dopo alcuni decenni come strategia economica”, ha ricordato Gaziano, “chi, invece, aveva mantenuto l’investimento in azioni nonostante la tempesta, dopo alcuni lustri avrebbe recuperato tutto il capitale mentre chi aveva scelto la strategia ‘prudente’ avrebbe impiegato il doppio del tempo a ritornare in pari”.
Anche per questo è importante mettersi nelle condizioni di poter aspettare ‘la gallina domani’; dover correggere il tiro nella fase peggiore non è l’ideale, ma è un’eventualità che si può presentare in caso di pianificazione fai-da-te eccessivamente rischiosa per le esigenze personali. “Nonostante gli alti e bassi dei mercati il prezzo delle azioni e dei buoni investimenti nel tempo emerge sempre”, è la conclusione di Gaziano, “per investire con successo essere investitori a lungo termine ha sempre pagato salvo naturalmente non avere il patrimonio investito in strumenti pompati e privi di valore o mangia patrimonio”.