In realtà di tratta di un ex aequo: Parigi perde lo scettro e condivide la posizione di seconda città più costosa del mondo con Singapore, il Leone d’Oriente. Ma il numero uno, per la prima volta nella storia, è di Tel Aviv, che lo scorso anno era al quinto posto. La città israeliana domina la classifica dei centri urbani più costosi principalmente a causa dell’apprezzamento della sua moneta, lo shekel, nei confronti del dollaro, complici la bilancia commerciale in attivo di Israele, la forte attrattività per gli investitori tech internazionali e in generale i solidi fondamentali economici del paese. È questo il podio della consueta classifica dell’Economist Intelligence Unit Worldwide Cost of Living.
L’aumento medio dei prezzi, per chi vive nella città del
Mediterraneo orientale, è stato in realtà solo dell’1,6%. L’incremento significativo c’è stato nel 10% dei beni e servizi venduti ed erogati nella città, ma si tratta di indicatori che entrano nel paniere di riferimento per il calcolo. Ossia: beni alimentari, per la casa,
automobili, carburante. Rispetto agli altri componenti della classifica, a Tel Aviv è proibitivo acquistare
alcolici, muoversi con i mezzi pubblici, prendersi cura della propria persona,
divertirsi.
Zurigo e
Hong Kong occupano la quarta e la quinta posizione. Il report commenta che le posizioni più elevate appartengono ad Europa e Asia sviluppata, mentre Usa e Cina stazionano nella seconda metà della top ten, senza però che si possa definire un trend regionale nell’aumento del costo della vita (la mancanza di una tendenza definita è attribuita alle incertezze pandemiche). I nuovi ingressi come città costose sono: Edimburgo (
Scozia) al numero 27, con Auckland (Nuova Zelanda) e Minneapolis (Usa). Entrano nelle prime 50 anche Stuttgart (Germania) e San Diego (California).
La maggiore responsabile della crescita del costo della vita nelle città è l’inflazione, mai così veloce da cinque anni a questa parte e pari in media al 3,5 per cento (era dell’1,9 nel 2020 e del 2,8 nel 2019). Dietro all’aumento prezzi al consumo, i noti problemi di approvvigionamento durante le restrizioni dovute covid, i mutamenti nelle abitudini dei consumatori, l’aumento del prezzo del petrolio.
Le città meno costose del mondo vedono al primo posto Damasco, in Siria. Seguono Tripoli (Libia), Tashkent (Uzbekistan), Tunisi (Tunisia), Almaty (Kazakhstan). Di seguito la classifica:
Fra i maggiori movimenti nell’elenco generale delle 173 città considerate, non si può tralasciare Roma: la nostra capitale crolla dal 32esimo al 48esimo posto. Responsabile del tonfo, la acuta diminuzione nei prezzi dell’abbigliamento, rileva l’EIU. Sul fronte europeo calano anche Düsseldorf, Amsterdam, Berlino. Anche molte città Usa hanno perso posizioni in classifica, a causa delle massicce iniezioni di liquidità nel sistema Usa. Prosegue invece l’ascesa di Teheran per il secondo anno consecutivo (non sorprende, date le sanzioni in atto). La capitale dell’Iran sale infatti dal 79esimo al 29esimo posto fra le città con il costo della vita più elevato.
In realtà di tratta di un ex aequo: Parigi perde lo scettro e condivide la posizione di seconda città più costosa del mondo con Singapore, il Leone d’Oriente. Ma il numero uno, per la prima volta nella storia, è di Tel Aviv, che lo scorso anno era al quinto posto. La città israeliana domina la class…