Per il momento l’impatto sul cambio sembra quello più significativo nell’immediatezza del dopo-Johnson
Improbabili le elezioni anticipate secondo gli analisti: con il semplice ricambio al vertice, il successore di Boris Johnson dovrà fare i conti con gli stessi problemi – crescita in forte decelerazione e prezzi ai massimi dal 1997
Leggero rafforzamento della sterlina, andamento positivo, in linea con quello delle altre Borse europee, per il Ftse 100: sono queste le conseguenze immediate delle dimissioni del premier Boris Johnson, rese inevitabili dopo un nuovo scandalo politico che l’aveva direttamente coinvolto. Una reazione tutto sommato positiva, dal momento che – per il momento – il Paese non subirà sconvolgimenti al comando e sarà ancora guidato da un gabinetto provvisorio con lo stesso Johnson nelle funzioni di primo ministro ad interim. Dato il successo elettorale guadagnato alle scorse elezioni generali, i conservatori saranno incoraggiati a cercare un ricambio al vertice, piuttosto che una nuova tornata elettorale che potrebbe ridimensionarne il peso alla Camera dei Comuni.
“Non pensiamo che l’annuncio di Johnson possa avere un impatto particolarmente significativo sui mercati finanziari o sui nostri portafogli”, ha affermato Richard Flax, Cio della società di gestione patrimoniale anglo-italiana Moneyfarm, “il caos a Westminster non poteva continuare, vista la raffica di dimissioni richieste dai membri dei Tories e l’abbandono di diversi ministri del suo governo, prima che fossero nominati i successori”. Fra i numerosi ministri che avevano abbandonato l’ex portabandiera della Brexit, compariva anche il Cancelliere dello Scacchiere (equivalente al nostro ministro delle Finanze) Rishi Sunak: dopo le sue dimissioni del 5 luglio ora il nome dello stesso Sunak compare nelle indiscrezioni sui possibili successori di Johnson a Downing Street.
Per il momento l’impatto sul cambio sembra quello più significativo nell’immediatezza del dopo-Johnson. Ma l’effetto potrebbe avere vita breve: “La coppia GBP/USD è salita dello 0,85% a 1,2025 durante la notte”, ha ricostruito l’analista senior di Oanda, Jeffrey Halley, “le dimissioni di Johnson promettono ulteriori turbolenze in quanto non c’è un candidato ovvio tra i conservatori per sostituirlo, per questo motivo, mi aspetto che la forza della sterlina sia effimera come una nomina del governo britannico”.
“Se il governo decidesse di indire le elezioni generali anticipate, ciò potrebbe rendere le cose più interessanti, tanto per le incertezze nel partito laburista quanto per i conservatori; ma la legislatura dell’attuale parlamento scade nel dicembre 2024”, ha dichiarato Flax, “potrebbe esserci una logica elettorale per indire elezioni anticipate, ma supponiamo che molto probabilmente i conservatori troveranno un successore e cercheranno di ricostruire la loro credibilità nei prossimi due anni”.
Le sfide immediate, anche circoscrivendole solo a quelle economiche, non mancano. Il governatore della Banca d’Inghilterra, Andrew Bailey, aveva già annunciato dal forum di Sintra che i rischi di recessione per il Regno Unito sono più avanzati, rispetto alle altre economie occidentali. A maggio il tasso d’inflazione annua ha raggiunto il 9,1%, ai massimi dal 1997, mentre il Pil britannico è diminuito dello 0,3% ad aprile, dopo il calo dello 0,1% registrato a marzo. Il rallentamento della crescita è, quindi, in atto.
Nonostante l’impatto positivo immediato, “la sterlina rimane molto debole a causa delle pessime condizioni dell’economia britannica, che sta sottoperformando i Paesi comparabili, e probabilmente entrerà in recessione”, ha scritto il capo analista di mercato di XTB, Walid Koudmani. Nel primo pomeriggio dell’8 luglio, infatti, la moneta britannica è tornata a scendere sul dollaro con un calo dello 0,27% sul dollaro e dello 0,14% sull’euro.