Nello scenario base, che stima la possibilità di una recessione in Europa nei prossimi 12 mesi a circa il 35%, il tasso di insolvenza degli emittenti speculativi salirebbe dall’1,05% di giugno 2022 al 3% di giugno 2023
Nello scenario peggiore, col verificarsi di una recessione profonda o prolungata, le insolvenze potrebbero impennare in modo ancora più aggressivo spingendo il tasso di default al 5%
Il tasso di default fra gli emittenti europei di grado speculativo potrebbe triplicare entro un anno, balzando dall’1,05% dello scorso giugno al 3%. Nello scenario peggiore, che ipotizza una recessione profonda o prolungata, le insolvenze salirebbero al 5%. A scattare la fotografia sono gli analisti di S&P Global Ratings, che analizzano l’impatto della guerra russo-ucraina e dei rincari energetici su 790 aziende, identificando i settori più vulnerabili all’indebolimento della domanda.
Nello scenario base, che stima la possibilità di una recessione in Europa nei prossimi 12 mesi a circa il 35%, il tasso di insolvenza degli emittenti speculativi salirebbe dunque dall’1,05% di giugno 2022 al 3% di giugno 2023. Gli economisti si attendono infatti che la crescita del prodotto interno lordo dell’eurozona diminuisca e che l’inflazione si espanda più rapidamente quest’anno rispetto alle precedenti previsioni.
“I mercati hanno prezzato un rischio maggiore durante la prima metà dell’anno, ma hanno assunto una posizione più ottimista da quando le letture sull’inflazione negli Stati Uniti sono migliorate (gli ultimi dati relativi al mese di luglio indicano un rallentamento rispetto a giugno dal +9,1% al +8,5% ma anche rispetto alle attese degli analisti del +8,7%, ndr)”, spiegano da S&P Global Ratings. Consumatori ed emittenti dovranno affrontare sfide sempre maggiori col procedere dell’anno, specie con costi energetici elevati. Il che “probabilmente ridurrà i margini di profitto, considerando che la Banca centrale europea continua ad aumentare i tassi”, aggiungono gli analisti.
Nello scenario peggiore, col verificarsi di una recessione profonda o prolungata, le insolvenze potrebbero impennare in modo ancora più aggressivo, spingendo il tasso di default al 5%. Nello scenario ottimistico, si bloccherebbe all’1,25%. Un’ipotesi possibile, quest’ultima, solo se il conflitto russo-ucraino si concludesse nei prossimi mesi, le sanzioni iniziassero a diminuire e l’inflazione si raffreddasse sufficientemente per un ritorno alla normalità, contribuendo di conseguenza anche a contenere l’inasprimento della politica monetaria. “Questi fattori aiuterebbero a mantenere basse le insolvenze, ma potrebbe diventare fondamentale che i prezzi energetici calino prima dell’inverno”, avvertono da S&P. Il che, spiegano, dipende a sua volta dalla fine delle tensioni nell’Est Europa e dal miglioramento delle relazioni tra Eurozona e Mosca, che gli analisti definiscono “attualmente improbabile”.
In questo contesto, concludono, bisognerà monitorare la capacità dei consumatori di continuare a sostenere la domanda a fronte di prezzi energetici elevati. Una capacità che dovrà scontrarsi nei prossimi mesi con l’abbassamento delle temperature e l’aumento del fabbisogno di riscaldamento domestico. A dover fare i conti con l’indebolimento della domanda saranno proprio gli emittenti di grado speculativo, che appartengono ai settori maggiormente dipendenti dall’atteggiamento dei consumatori, come media e intrattenimento, beni di consumo, vendita al dettaglio e ristorazione.