Un’interruzione completa dell’approvvigionamento di gas dalla Russia a partire dal mese di agosto esaurirebbe le riserve entro il 2022, innescando una recessione dell’area euro
Alcuni paesi sarebbero colpiti più duramente di altri: il prodotto interno lordo di Germania e Italia crollerebbe di circa il 2,5%
Uno stop improvviso al gas russo spingerebbe l’economia dell’eurozona in recessione nel 2023. Con Germania e Italia che rischierebbero di subirne le conseguenze peggiori. Sono alcuni dei risultati di una nuova analisi dal titolo Cold winter ahead? Implications from a russian gas cut-off for the euro area condotta da tre economisti del Meccanismo europeo di stabilità (Angela Capolongo, Michael Kuhl e Vlad Skovorodov). Un’occasione per quantificare le ripercussioni su famiglie e imprese ma anche per identificare possibili soluzioni per mitigare gli effetti negativi di quello che viene definito “un inevitabile” razionamento del gas.
Secondo gli economisti del Mes, un’interruzione completa dell’approvvigionamento di gas dalla Russia a partire dal mese di agosto esaurirebbe le riserve entro la fine dell’anno. Ciò implicherebbe un razionamento del gas utilizzato dalle imprese dal 1° gennaio, specie tra i settori ad alta intensità energetica, che genererebbe un calo del prodotto interno lordo dell’eurozona dell’1,7%. Per Germania e Italia sfiorerebbe il 2,5%.
Alcuni paesi hanno infatti parzialmente ridotto la propria dipendenza dalla Russia, dirottando i propri acquisti verso altre fonti. Al grado di dipendenza dello scorso anno, il pil dell’area euro sarebbe crollato del 2,6%, ovvero quasi un punto percentuale in più. Il razionamento del gas sarebbe stato quindi ancora più severo e sarebbe avvenuto fino a due mesi prima in Germania e in Italia.
Lo scorso 5 agosto il Consiglio dell’Unione europea ha adottato un regolamento attraverso il quale gli Stati membri hanno deciso di ridurre volontariamente tra il 1° agosto 2022 e il 31 marzo 2023 la loro domanda di gas naturale del 15% rispetto al consumo medio degli ultimi cinque anni. Ogni paese potrà adottare le misure che riterrà più opportune. Nel settore industriale, spiegano gli economisti del Mes, tali misure potrebbero assumere la forma della sostituzione del gas con altre fonti di energia. Per famiglie, pubblica amministrazione e proprietari di edifici pubblici, invece, si tratterebbe di un abbassamento dei riscaldamenti.
Stando all’analisi, se il consumo totale di gas (tra famiglie e imprese) si riducesse realmente del 15%, il razionamento del gas potrebbe essere “ampiamente evitato senza incorrere in grandi perdite di produzione”, si legge sul blog del Mes. In altre parole, continuano gli economisti, in caso di un brusco addio al gas russo o la produzione dovrà essere ridotta innescando un aumento della disoccupazione o saranno necessari risparmi persistenti di gas per mitigare l’impatto almeno sull’industria manifatturiera.
“Un uso efficace delle riserve di gas a livello europeo in solidarietà tra gli Stati membri potrebbe essere un altro strumento utile ad attutire il colpo di una carenza di gas, facendo leva sui paesi che non hanno esaurito le loro riserve per aiutare quelli più bisognosi”, suggeriscono i tre economisti. “Adeguate politiche economiche, a loro volta, potranno aiutare a mitigare l’impatto residuo e a far fronte a possibili effetti negativi”.
Il piano REPowerEu della Commissione europea, per esempio, ha individuato misure concrete per ridurre la dipendenza dalla Russia e fronteggiare potenziali restrizioni. Inoltre, diversi paesi stanno adottando azioni specifiche per alleviare gli effetti dei rincari energetici sui consumatori. “Con sforzi congiunti e politiche di sostegno mirate, l’eurozona potrebbe evitare ingenti perdite di posti di lavoro, proteggere i gruppi più vulnerabili e mantenere gestibile l’andamento del debito pubblico”, concludono gli economisti del Mes.