Cosa ci dice la longevità di domani sulla previdenza di oggi

Nel mondo, la quota degli over 65 passerà, fra il 2019 e il 2050, dal 9 al 16%; in Europa e Nord America il loro numero aumenterà del 48%
Cosa significa per il risparmio pensionistico questo fenomeno e quali soluzioni si renderanno più importanti per limitare il rischio di “vivere più a lungo dei propri risparmi”
Entro il 2050, si prevede che la popolazione con almeno 100 anni di vita sulle spalle arriverà a 3,7 milioni; nel 1990 gli ultracentenari erano appena 95mila in tutto il mondo. E ancora, gli over 65 globali diventeranno dai 703 milioni del 2019 a 1,5 miliardi nel 2050; parallelamente, la loro incidenza sulla popolazione mondiale passerà dal 9 al 16%, ha affermato uno studio Onu. Anche se la crescita della longevità si osserverà soprattutto i Paesi in via di sviluppo, anche in Europa e Nord America il numero degli over 65 è previsto in crescita del 48% fra il 2019 e il 2050.

Questo fenomeno ha evidenti implicazioni anche per i sistemi previdenziali pubblici, che da tempo hanno indicato lo spostamento in avanti dell'età pensionabile come elemento essenziale per equilibrare l'incremento delle spese dovute a una vita media più lunga. Non è chiaro, però, quanto quest'ultima sarà equamente distribuita. Già oggi, ha affermato l'Ocse, in 25 Paesi sviluppati i un 30enne nella fascia di istruzione più alta può aspirare a una vita più lunga di ben sei anni rispetto a un suo coetaneo che ha solo completato la scuola dell'obbligo.

Per i pensionati italiani, almeno per il momento, il problema delle soluzioni di reddito “a vita” sembra meno pronunciato rispetto al resto del mondo sviluppato. Infatti, a fronte di contributi previdenziali obbligatori nettamente più elevati, il tasso di sostituzione della pensione pubblica italiana è fra i più elevati al mondo. Secondo i dati Ocse, il pensionato italiano percepisce mediamente il 91,8% del suo precedente reddito lavorativo: è il quarto dato più elevato al mondo. Negli Stati Uniti, decisamente più inclini a una pianificazione pensionistica autonoma, il tasso di sostituzione è inferiore al 50%, mentre la media Ocse è al 58,6%. Il dubbio è, però, il seguente: per quanto tempo l'Italia riuscirà a mantenere in piedi questo modello.
