Oppure il gallerista Brett Gorvy (144mila). Quest’ultimo si è aggiudicato gli onori delle cronache dichiarando di aver venduto un Basquiat a 24 milioni di dollari nel 2016 dopo averlo postato sul suo profilo. Un bel guadagno: nel 2007 lo stesso dipinto venne battuto in asta per 7,3 milioni. Fra i profili più stuzzicanti figura @artdrunk, del coreano Gary Yeh. Una pagina giovane, gradevole e sinceramente curiosa dell’arte contemporanea. Infine, non si può non citare l’account commerciale @avant.arte, 2,2 milioni di seguaci per «la prossima generazione di collezionisti».
Certo, i numeri dei follower di questi profili non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelli degli influencer più noti (Chiara Ferragni, nel momento in cui scriviamo, ne ha oltre 22 milioni). Ma non sono da sottovalutare, soprattutto considerando l’aspetto qualitativo di questa tipologia di utenza. Per esempio Cultureshock, agenzia britannica che cura la comunicazione di colossi come La Biennale di Venezia, Art Basel, Sotheby’s, Louis Vuitton, segue non tanto il numero dei follower degli influencer d’arte quanto il comportamento dei trendsetter. Così, ha scoperto che i curatori delle maggiori gallerie mondiali seguono quelle che fanno ricerca, in modo da individuare e accaparrarsi nuovi talenti. Fra le tendenze attuali, molto forti la black art, le questioni politiche.
Tuttavia, non è ancora scattato il meccanismo – tipico del fashion e della cosmetica – di pagare un influencer per condividere un prodotto sul suo profilo. Le cose si stanno però cominciando a muoversi almeno per i libri d’artista, evidenziano da Cultureshock. E a volte anche un solo post basta a «ricordare» all’appassionato quanto gli piaccia un artista, suscitandogli il desiderio di contattare la galleria. Lo certificano Art Basel e Ubs. Nel primo semestre 2020 il 32% dei collezionisti ha acquistato attraverso Instagram, non canale diretto di vendita ma piuttosto mezzo per le loro richieste.
Vi sono poi artisti benedetti da “quel certo non so che”, per cui un solo post di una nuova opera fa impennare l’interesse degli utenti. Uno di questi è il rumeno Mircea Suciu (1978, quotazioni che vanno dai 1.500 ai 35.000 dollari, dati Artsy). «Quando postiamo un suo dipinto, notiamo un aumento di richieste» di informazioni che «a volte si trasformano in vendite», dichiara la sua gallerista al Sole24Ore. Servono natural born influencer, verrebbe da dire parafrasando il titolo di un film. Nel mondo dell’arte più che mai.