L’innalzamento dei tassi di interesse ha causato un contraccolpo alla domanda dei mutui immobiliari. Parola di Crif che all’interno del Barometro mutui ha evidenziato un calo, nel 1° semestre 2023, del 22,4% delle richieste dei mutui rispetto al corrispondente periodo dello scorso anno.
“L’innalzamento dei tassi di interesse fissati dalla Bce ha inevitabilmente frenato la richiesta dei mutui e, di conseguenza, le famiglie italiane hanno dovuto fare i conti con una perdita del potere d’acquisto che pesa inevitabilmente sulle decisioni di spesa”, ha dichiarato Simone Capecchi, executive director di Crif.
Quanto è aumentata la rata dei mutui a tasso variabile?
“A causa dell’aumento dei costi dei mutui a tasso variabile, collegato all’incremento dei tassi, a marzo 2023 la rata è aumentata mediamente del 28% rispetto ai minimi di metà 2022, con un picco del +40% per i mutui di più recente erogazione, dove la rata media è passata da 616 euro a 865 euro”, spiegano gli esperti di Crif che poi hanno aggiunto che l’impatto è oggi ancora più significativo considerando gli ulteriori incrementi dei tassi di maggio (+0,75%) e giugno (+0,25%).
Per i mutui più recenti, l’incremento dei tassi ha comportato un aumento del 24% dell’indebitamento complessivo delle famiglie in poco più di un semestre, pari a circa 34mila euro per contratto.
Gli importi di mutuo richiesti
Pressoché stabile, invece, l’importo medio richiesto, che si è attestato a 144.279 euro (-0,6%). In particolare, per quanto riguarda la distribuzione per fascia di importo, nel 1° semestre del 2023 (in linea con l’anno prima), le richieste di mutuo per importi compresi tra 100mila e 150mila euro restano ancora la soluzione preferita dalle famiglie italiane, con circa il 30% del totale, seguite – al secondo posto, con il 25,9% – dalla classe di importo tra 150mila 300mila euro.
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Gli impatti sul mercato immobiliare
Che il mercato immobiliare sia in sofferenza lo ha detto anche Nomisma. “La perdita di potere d’acquisto, l’erosione della capacità di risparmio e il rialzo dei tassi applicati hanno di fatto messo fuori gioco una quota considerevole della domanda potenziale (di compravendite immobiliari, ndr) con conseguenze rilevanti sui mutui erogati e sul numero di compravendite residenziali”, si legge nel 2° Osservatorio sul mercato immobiliare 2023 di Nomisma, nel quale emerge che “il mercato immobiliare italiano, dopo l’euforia post pandemica, mostra inequivocabili segnali di appannamento”.
Il risultato? “Con l’aggiunta della componente degli aspiranti proprietari, che temporaneamente si trovano esclusi dalla possibilità di acquisto di un immobile, il comparto della locazione in futuro si rivelerà in tutta la sua inadeguatezza”, risponde Nomisma, che spiega che la domanda composta da famiglie, lavoratori, studenti e turisti compete, infatti, per un’offerta privata troppo esigua e sempre più orientata a privilegiare soluzioni più remunerative, quali gli affitti brevi.
Complessivamente le abitazioni locate nel 2022 ammontano a poco meno del 6% dello stock disponibile. Nello specifico, la componente delle locazioni di medio-lungo periodo ha fatto segnare una flessione, con un calo superiore al 4% per i contratti ordinari e una riduzione dell’1,5% per quelli di tipo agevolato. La componente di breve periodo, al contrario, ha visto aumentare dello 0,6% gli immobili locati a canone libero.
Considerando i valori locativi, secondo Nomisma, la maggiore pressione della domanda ha determinato nel primo semestre dell’anno una crescita dei canoni dell’1,7% e le variazioni più importanti hanno riguardato i mercati di Cagliari, Catania, Padova e Torino (+2%), fino ad arrivare al +3,7% di Bologna. E l’aumento più sostenuto dei canoni ha comportato un innalzamento dei rendimenti medi, che in media si attestano sul 5,2% lordo annuo.