La Direttiva promuove il miglioramento della prestazione energetica degli edifici all’interno dell’Unione Europea, tenendo conto delle condizioni locali e climatiche esterne, nonché delle prescrizioni relative al clima degli ambienti interni e all’efficacia sotto il profilo dei costi
L’Ue è intervenuta con la Direttiva sulle “case green” per disciplinare nel territorio degli Stati membri dell’Unione la prestazione energetica dell’intero parco immobiliare europeo
L’Ue è intervenuta con la Direttiva sulle “case green” per disciplinare nel territorio degli Stati membri dell’Unione la prestazione energetica dell’intero parco immobiliare europeo, al fine di renderlo più sostenibile.
Le nuove regole europee potrebbero comportare uno scompaginamento dello scenario immobiliare, inducendo gli attori coinvolti nella filiera del mattone, dai costruttori, ai fondi di investimento, fino ai proprietari degli immobili, ad effettuare o comunque occuparsi entro un determinato termine degli interventi edilizi idonei ad adeguare le abitazioni alle nuove regole green.
A cosa mira la direttiva?
L’obiettivo della Direttiva è quello di migliorare le prestazioni energetiche degli edifici nell’ambito dell’Unione europea (Ue), tenendo conto delle varie e specifiche condizioni climatiche e locali.
La nuova disciplina intende fissare i requisiti minimi e un quadro comune per il calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici esistenti nel territorio dell’Unione e promuovere per i nuovi edifici l’impiego di tecnologie intelligenti.
In questo senso, agli Stati, ad esempio, è richiesto di osservare dei requisiti minimi di rendimento energetico degli edifici. Detti requisiti minimi, in particolare dovrebbero riferirsi ai meccanismi di:
- riscaldamento e raffrescamento degli ambienti
- ventilazione
- illuminazione
- automazione degli edifici
- canalizzazione e punti di ricarica delle automobili elettriche.
Inoltre, gli Stati oltre a fissare per il loro territorio specifici standard minimi alla luce delle regole individuate in sede europea, dovranno garantire l’implementazione di meccanismi di ispezione per verificare il rispetto delle nuove regole.
Invero, il testo della direttiva è ancora in discussione in sede europea. Occorrerà aspettare almeno un mese per addivenire al testo definitivo: a marzo verrà discussa la direttiva dal Parlamento in sessione plenaria e, successivamente, il testo sarà oggetto di negoziato in senso al Consiglio dell’Ue.
Le decisioni di recente assunte in sede europea sembrano largamente accolte da alcuni operatori e organizzazioni di settore, tra cui dal World Green Building Council che, con una lettera aperta alle Istituzioni europee, ha comunicato che il settore edilizio europeo è pronto per un miglioramento delle prestazioni energetiche degli immobili e che gli edifici sono un agente chiave per lottare contro il cambiamento climatico.
Quali sono gli edifici esclusi dalle nuove regole?
L’obiettivo di lunghissimo termine da raggiungere è quello delle emissioni zero, fissato nel 2050. Tuttavia, è evidente che non tutti gli edifici possono essere considerati oggetto di ristrutturazione e intervento ai fini dell’efficientamento energetico.
Alla luce del testo ad oggi disponibile, la direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (Epbd) imporrebbe di ristrutturare entro il 2033 tutti gli edifici ricadenti nelle classi E, F, G degli immobili residenziali in Italia.
In questi termini, si prospetta una sorta di corsa all’efficientamento, in quanto a partire dal gennaio 2030, teoricamente, tutti gli immobili residenziali dovranno rientrare nella classe energetica E, per poi fare un upgrade nel triennio successivo alla classe D.
Sembrerebbero esclusi dalle nuove regole:
- edifici storici
- edifici di culto
- seconde case
- case con metratura ridotta (case inferiori a 50 metri quadri).
Scenario italiano: tra vantaggi e rischi
L’Italia, secondo quanto emerso da alcune stime, è piena di edifici a classe energetica E, vale a dire la peggiore. Per tale ragione, il volume di questa operazione potrebbe essere di non poco conto e potrebbe coinvolgere numerosi proprietari che, per mettersi in regola, potrebbero dover sostenere costi ingenti: recepita la direttiva non sarà più possibile utilizzare, ad esempio, sistemi di riscaldamento alimentati con combustibili fossili.
Non è un caso se Confedilizia, l’associazione italiana per la proprietà edilizia, ha manifestato preoccupazioni sull’operazione: a suo avviso, “la Direttiva europea sull’efficientamento energetico degli edifici è dannosa per l’intero settore immobiliare italiano, anche per quei soggetti che pensano di poterne trarre qualche vantaggio. Si tratta di un provvedimento sbagliato in radice nel momento stesso in cui obbliga, anziché incentivare, la realizzazione di alcune tipologie di interventi”.
Ebbene, se per un verso, i vantaggi di questa nuova normativa potrebbero essere individuati (almeno) sul versante della riduzione dell’inquinamento, creazione di nuovi posti di lavoro, risparmi a lungo termine sulle bollette degli italiani, per un altro, ci sono forti preoccupazioni circa il possibile deprezzamento degli immobili, le tempistiche, le possibili eventuali sanzioni e i nuovi costi da sostenere a carico delle famiglie.
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