L’industria del private banking presenta un elevato grado di maturità che la pone ai vertici del quadro competitivo internazionale
La professione del consulente finanziario richiede una vasta gamma di competenze di natura diversa che devono amalgamarsi tra di loro e che necessitano di un continuo aggiornamento, dettato dal rapido evolversi dell’economia e della società
Intervista ad Antonella Massari, segretario generale di Aipb
Massari, qual è la situazione attuale dell’industria del private banking e del wealth management e quali le differenze rispetto al passato?
L’industria del private banking presenta un elevato grado di maturità che la pone ai vertici del quadro competitivo internazionale, come dimostrato da un recente studio Aipb – Monitor Deloitte intitolato “Il private banking italiano nel quadro competitivo internazionale”. Inoltre, la crescente importanza data dal regolatore al grado di assorbimento di capitale dei diversi business, la rende particolarmente attrattiva all’interno del settore finanziario. Partendo da questa posizione il settore ha avviato diversi processi di trasformazione dettati dell’evoluzione rapida e costante degli scenari normativi, economici, sociali e tecnologici, sempre con l’obiettivo di preservare e accrescere i patrimoni della propria clientela. Solo per citare alcuni esempi: sul fronte del modello di servizio il private banking ha sviluppato l’offerta di una consulenza sempre più evoluta per indirizzare scelte di investimento rese più complesse da mercati obbligazionari a bassi tassi di interesse, mercati azionari a crescente volatilità e incertezza e conseguente necessità di assicurare performance attraverso strumenti innovativi, meno liquidi e a più lunga scadenza. La crescente complessità del quadro sociale ha portato all’offerta di una consulenza olistica riguardante tutto il patrimonio familiare, professionale e imprenditoriale. Sul fronte dei canali di servizio, la risposta alla pandemia ha spinto a un immediato maggiore utilizzo degli strumenti digitali e a una crescente attenzione al supporto non solo finanziario ma anche emotivo della clientela.
Guardando al futuro, si va verso una nuova generazione di professionisti del wealth management con competenze ibride. Quali sono le 5 skill che devono necessariamente possedere i private banker del futuro?
Dal quadro evolutivo del settore delineato risulta chiaro che la professione del consulente finanziario richiede una vasta gamma di competenze di natura diversa che devono amalgamarsi tra di loro e che necessitano di un continuo aggiornamento, dettato dal rapido evolversi dell’economia e della società.
È importante che un giovane che entra nel settore sia prima di tutto consapevole dell’importanza che l’attività di consulenza finanziaria riveste per il Paese. Aiutare la clientela nella gestione di una risorsa chiave come il risparmio richiede riconoscere l’elevato grado di responsabilità verso gli individui che lo hanno generato o ai quali è stato trasmesso e che rappresenta una risorsa chiave per lo sviluppo dell’intera economia. Un requisito irrinunciabile è una conoscenza approfondita dei principali aspetti della finanza a cui però si deve associare un’intelligenza emotiva che permetta di sintonizzarsi con lo stato d’animo della clientela che si ha di fronte. Quest’ultimo aspetto è diventato ancora più evidente con lo scoppio della pandemia che ha intensificato paura e incertezza sul futuro. L’equilibrio personale, l’attitudine all’ascolto, l’onestà di giudizio, la capacità di farsi comprendere con un linguaggio chiaro e trasparente e anche la pazienza sono caratteristiche importanti per essere un buon consulente.
Purtroppo, il mondo dei consulenti finanziari non è un settore propriamente “di giovani”. Perché un neolaureato dovrebbe avvicinarsi a questo tipo di professione?
Penso che le caratteristiche richiamate in precedenza possano far comprendere a un giovane che si tratta di una professione che ha molte sfaccettature e che permette di allenare diverse competenze, utili non solo nella vita professionale. Inoltre, contribuire con il proprio lavoro a migliorare l’educazione finanziaria delle persone e svolgere un ruolo chiave per lo sviluppo economico e sociale del Paese dovrebbe rappresentare uno stimolo per le giovani generazioni. La trasmissione di questi valori è stata alla base del master in private banking e wealth management che Aipb ha avviato quest’anno e che ha avuto positivi feedback dai giovani neolaureati che vi stanno partecipando. Si tratta infine di entrare in un settore che vede crescere il suo peso all’interno dei canali distributivi, sul quale gli operatori stanno puntando attraverso significativi investimenti in tecnologia ma soprattutto in capitale umano per essere pronti ad accompagnare una nuova generazione di clientela.
Qual è la situazione negli altri Paesi? Come si collocano i giovani professionisti stranieri rispetto ai nostri italiani?
Non ho a disposizione statistiche ufficiali sulle altre geografie del mondo in termini di età dei consulenti finanziari. Il buon senso mi dice che nei paesi di nuovo sviluppo, come ad esempio l’Asia, l’età media di clienti e consulenti sia più bassa rispetto a quelli di più lunga tradizione capitalistica. Un’informazione di cui siamo a conoscenza è che in Italia il reclutamento di banker e consulenti finanziari avviene quasi esclusivamente all’interno del settore stesso, mentre in altri paesi, come ad esempio gli Usa, il bacino di reclutamento è più esteso, includendo professionisti come avvocati, manager, consulenti, ex-gestori di fondi di investimento o figure provenienti dall’Università o da altri settori (Il riferimento va al Bcg-Aibp working paper: Il private banking nel mondo, ndr).