La crescita dovrebbe essere nettamente più debole del previsto in quasi tutte le economie
Dall’inizio del conflitto il prezzo di molti alimenti è cresciuto considerevolmente
Il mondo sta pagando un prezzo pesante per la guerra della
Russia in Ucraina e probabilmente gli scenari futuri, a causa di questo
conflitto che non sembra interrompersi, potrebbero andare peggiorando.
Ad avviso dell’Ocse, la guerra in Ucraina ha innescato, e
rischia di amplificare, una serie di crisi economiche e umanitarie su vasta
scala, idonee ad incidere sulla crescita globale, già marcatamente segnata dall’aumento
dell’inflazione e dai rincari sul cibo e energia.
Dopo due anni di contrazioni economiche dovute alla
pandemia, l’economia mondiale sembrava andare verso una lenta risalita. Tuttavia,
il conflitto in Ucraina, nonché le interruzioni delle catene di
approvvigionamento esacerbate dai severi lockdown che la Cina ha imposto per seguire
la politica cd. “zero-Covid”, stanno infliggendo un duro colpo alla ripresa.
La crescita del Pil mondiale potrebbe rallentare
drasticamente quest’anno, di circa il 3%, e rimanere a un ritmo simile nel 2023:
soglie che contraddicono il ritmo di ripresa sperato e atteso lo scorso
dicembre quando all’orizzonte non si profilava la minaccia del conflitto. Il generalizzato rallentamento della crescita, strettamente correlato
alla guerra, potrebbe riversarsi sui salari, determinando un abbassamento dei
redditi delle fasce più deboli, e sull’occupazione.
Ebbene, se la guerra in Ucraina ha consolidato la
prospettiva di un aumento considerevole dell’inflazione, le economie che, più
di altre, potrebbero trovarsi a subire le esternalità negative correlate al conflitto, sono quelle europee, in quanto geograficamente più esposte ed
energeticamente dipendenti dai territori russi ed ucraini.
I prezzi elevati di generi alimentari ed energetici e il
continuo peggioramento dei problemi della catena di approvvigionamento
implicano che l’inflazione dei prezzi al consumo raggiungerà un picco senza prrecedenti.
Le nuove proiezioni dell’Ocse mostrano l’impatto ampio e
globale della guerra sull’inflazione, che ha già raggiunto i massimi da 40 anni
in Germania, Regno Unito e Stati Uniti.
Una graduale riduzione delle pressioni sulla catena di
approvvigionamento e sui prezzi delle materie prime e l’impatto dell’aumento
dei tassi di interesse dovrebbero iniziare a farsi sentire fino al 2023, ma si
prevede che l’inflazione rimarrà comunque pari o superiore agli obiettivi
della banca centrale in molte delle principali economie.
La Russia e l’Ucraina sono importanti fornitori in molti
mercati delle materie prime. Insieme rappresentano circa il 30% delle
esportazioni globali di grano, il 20% di mais, fertilizzanti minerali e gas
naturale e l’11% di petrolio; pertanto, come messo in evidenza dall’Ocse, è lecito attendersi che a causa del forte aumento dei prezzi, ne risentirà il potere d’acquisto delle famiglie, che saranno costrette a rivedere
al ribasso la propria capacità di spesa e il fabbisogno energetico e alimentare
di base.